martedì 8 ottobre 2019

Europa & Ambiente. Lettera per una svolta green (ma l'Italia non firma).

Lettera per una svolta green (ma l'Italia nonHuffpost pubblica il documento con cui 8 Paesi Ue chiedono al prossimo commissario Timmermans obiettivi più ambiziosi sul clima. Roma e Berlino grandi assenti. Greenpeace: "Anche il Conte bis gioca a nascondino sull'ambiente".

Caro Frans Timmermans, l’Unione Europea può darsi un obiettivo climatico ancora migliore e passare dall’attuale 40 per cento di riduzione delle emissioni nocive entro il 2030 al 55 per cento.
Firmato da Francia, Danimarca, Spagna, Portogallo, Svezia, Lussemburgo, Lettonia, Paesi Bassi.
Ben otto Paesi europei. Manca l’Italia. E manca anche la Germania.

La lettera, che Huffpost Italia pubblica in esclusiva, viene recapitata oggi all’olandese Frans Timmermans, prossimo commissario Ue all’Ambiente e Clima, nonché vice della nuova presidente Ursula von der Leyen, nel giorno della sua audizione al Parlamento europeo.
L’assenza dell’Italia tra i firmatari delude gli ambientalisti italiani. 
Anche il Governo Conte bis “gioca a nascondino sul clima”, commenta amaro Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.


“Appello per un’ambizione climatica più grande”, si intitola la lettera che è stata preparata dai ministri dell’Ambiente di otto Stati europei proprio per dare subito un imprinting di base al lavoro di Timmermans, che dovrà occuparsi del ‘Green deal’, priorità della nuova presidente von der Leyen. Anche la Finlandia condivide la lettera ma non ha firmato perché presidente di turno dell’Unione.
“La 25esima sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a dicembre - esordisce la missiva – è un’occasione cruciale per tutti i soggetti publici e privati per mostrare determinazione a voler aumentare rapidamente gli sforzi per combattere i cambiamenti climatici. Per dimostrare di avere leadership e rispondere alle evidenze scientifiche e alle legittime domande dei cittadini, l’Unione europea deve impegnarsi, prima della fine dell’anno, ad avere più ambizione in fatto di cambiamenti climatici”. “Siamo contenti che 24 paesi membri, al Consiglio europeo di giugno, si siano espressi a favore dell’obiettivo di raggiungere la neutralità sul clima (zero emissioni di gas serra) entro il 2050 al massimo e, in linea con quel Consiglio europeo, auspichiamo un’intesa al più presto e comunque prima della fine di quest’anno. E’ assolutamente vitale che l’Europa adotti una strategia di lungo periodo al più presto entro il 2019, in modo da sottoporla alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici all’inizio del 2020. La strategia dovrebbe essere in linea con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto 1,5°C”.
Per questo, continua la lettera, “dobbiamo aumentare il livello delle ambizioni per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi”. E quindi “entro il 2030 l’Unione europea dovrebbe impegnarsi ad innalzare il target europeo della riduzione delle emissioni di Co2 del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere la neutralità, cioè zero emissioni, nel 2050 al massimo. Un impegno forte da parte della Commissione europea sul clima serve a preparare la strada al Green deal europeo per guidare una profonda trasformazione in tutti i settori dell’economia. E’ una sfida ma anche un’opportunità...”.
In particolare, gli otto Stati membri chiedono l’aiuto della Commissione per avviare la transizione energetica e riconvertire l’economia del continente in tutti i suoi comparti, dalle infrastrutture all’agricoltura, edilizia, auto a emissioni zero, formazione e creazione di nuovi posti di lavoro, innovazione in generale. “Questi obiettivi – scrivono - sono raggiungibili se si implementano politiche ambiziose a livello europeo”, come per esempio “rafforzare il sistema ‘Ets’ (favorire innovazioni a bassa emissione di carbonio, ndr.), aumentare le ambizioni climatiche della Banca europea per gli investimenti e promuovere ulteriori investimenti nei settori dell’energia e della transizione climatica, dedicare una parte più consistente del bilancio pluriennale europeo alle azioni sul clima, tracciare queste spese, monitorarne effetti e risultati in vista del prossimo bilancio pluriennale”.
Più precisamente, riguardo al bilancio pluriennale – discussione che sta per entrare nel vivo e impegnerà gli Stati membri nei prossimi mesi – i paesi firmatari chiedono che l’Ue non finanzi politiche non in linea con l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni nel 2050. “Dobbiamo eliminare l’inquinamento da carbone”, sottolineano.
In calce ci sono i nomi di Dan Jørgensen, ministro danese al cima ed energia; Élisabeth Borne, titolare del dicastero per la transizione ecologica e inclusiva in Francia; Juris Pūce, ministro della protezione ambientale in Lettonia; Carole Dieschbourg, ministro dell’Ambiente, clima e sviluppo sostenibile in Lussemburgo; Eric Wiebes, ministro per gli Affari economici e le politiche sul clima in Olanda; João Pedro Matos Fernandes, ministro dell’Ambiente e transizione energetica in Portogallo; Teresa Ribera, ministro spagnolo per la transizione ecologica; Isabella Lövin, vice premier in Svezia e ministro dell’Ambiente e il clima.
“L’assenza dell’Italia tra i Paesi che chiedono obiettivi più ambiziosi non sfuggirà alle centinaia di migliaia di italiani che, nelle piazze e per le strade, hanno scioperato per il clima nei giorni scorsi”, commenta con Huffpost Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “A parole il nuovo governo sostiene di volersi impegnare sul tema dei cambiamenti climatici, ma quando si passa ai fatti continua a giocare a nascondino come i precedenti. Purtroppo, questa notizia non stupisce: il Conte bis continua a proporre lo stesso Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) del Conte 1, che prevede una duratura dipendenza dal gas naturale sul quale, non a caso, si stanno facendo grossi investimenti. In termini di tagli delle emissioni di CO2, questo piano è appena in linea con i target europei. Dunque se questi obiettivi dovessero essere innalzati – per tener conto dell’Accordo di Parigi sul Clima - l’Italia si troverebbe in una posizione del tutto indifendibile», conclude Iacoboni.
Per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C e rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima e per prevenire una crisi climatica irreversibile, Greenpeace chiede all’Ue di ridurre le emissioni di gas serra del 65% entro il 2030, e di raggiungere lo zero netto entro il 2040.
Lettera a Timmermans (pag.1)
Lettera a Timmermans (pag.1)

Nessun commento:

Posta un commento