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«A due settimane dall’annuncio di Palazzo Chigi un silenzio fragoroso avvolge l’adesione dell’Italia
all’European Intervention Initiative (Ei2), proposta da Emmanuel Macron
nel settembre 2017 e costituita a Parigi il 25 giugno 2018 al di fuori
sia dagli ambiti Nato sia della Pesco (Cooperazione Strutturata
Permanente nel settore della Difesa) prevista dai trattati dell’Unione Europea». Lo scrive Gianandrea Gaiani su “Analisi Difesa”:
lo considera un annuncio “sospetto”, reso noto sul sito della
Presidenza del Consiglio meno di 24 ore dopo l’incontro a Roma tra il
premier Giuseppe Conte e il presidente Macron, che solo il giorno dopo è
stato ripreso dal sito internet del ministero della difesa. La notizia è
infatti comparsa sulle pagine web della difesa il 20 settembre, mentre
già il giorno prima era su quello di Palazzo Chigi. Il ministro Lorenzo
Guerini – racconta Gaiani – ha giustificato l’adesione all’Ei2
sostenendo che «questa iniziativa è nata da una forte volontà politica e
intende rafforzare la Ue e la Nato, entrambe indispensabili a garantire la sicurezza dell’Europa
e degli europei». Ma in realtà, l’European Intervention Initiative «non
solo non rafforza Pesco e Nato – obietta Gaiani – ma persegue
l’obiettivo di Parigi di sviluppare uno strumento militare
multinazionale europeo», che sia «sotto comando francese».
Obiettivo del nuovo “esercito di Macron”, nel quale l’Italia di Conte si sarebbe arruolata quasi di soppiatto: «Far fronte a crisi
militari e calamità naturali sia a livello di analisi e pianificazione
sia di intervento sul campo. Rileva lo stesso Gaiani: «E’ impossibile
non notare che, dopo 15 giorni dall’annuncio dell’adesione italiana, né
Palazzo Chigi né il ministero della difesa hanno ritenuto di fornire
dettagli e motivazioni di questa scelta al Parlamento o quanto meno alle
commissioni Difesa di Camera e Senato». Del tutto assenti inoltre (o
non pervenute) valutazioni e osservazioni dal ministero degli esteri
retto da Di Maio, «che pure sull’adesione a un trattato internazionale,
pur se di tipo militare, dovrebbe dire la sua». Invece, continua
“Analisi Difesa”, di chiarimenti istituzionali ce ne sarebbe davvero
bisogno, «specie se si tiene conto che l’assenso del Parlamento è
necessario per l’adesione a trattati internazionali». Nel frattempo, la
Ei2 ha incontrato lo scetticismo di Washington e degli ambienti Nato ma
anche della Germania: pur avendo aderito all’iniziativa, Berlino «vede con sospetto le mire di leadership militare continentale di Parigi».
Secondo Gaiani, i tedeschi non possono apprezzare «il tentativo di mantenere legata la Gran Bretagna,
potenza nucleare, a una difesa europea di cui Berlino intende assumere
la leadership, come dichiarato nel Libro Bianco 2016 dall’allora
ministro della difesa Ursula von der Leyen, oggi presidente della
Commissione Europea». D’altro canto, aggiunge “Analisi Difesa”, va
tenuto conto che anche i due precedenti governi italiani hanno guardato
con sospetto l’ambigua iniziativa francese. «Nelle scorse settimane il
generale Vincenzo Camporini e Michele Nones, dell’Istituto Affari
Internazionali, avevano raccomandato in una lettera aperta al nuovo
ministro della difesa l’adesione italiana alla European Intervention
Initiative circa la quale, nel giugno 2018, i ministri Moavero Milanesi
(esteri) ed Elisabetta Trenta (difesa) non nascosero dubbi e
perplessità». La Trenta era stata perentoria: «Esiste un accordo in Europa
che si chiama Pesco». La Ei2 a guida francese? Una sorta di doppione.
Dal canto suo, Moavero Milanesi la considerava «un’iniziativa
parzialmente europea», da guardare «con cauta e doverosa prudenza».
Certo, non sorprende che il Conte-bis «esprima valutazioni e
preferenze diametralmente opposte all’esecutivo precedente», guidato
dallo stesso Conte, «ma un’informativa alle Camere – scrive Gaiani – è
quanto meno doverosa». Un ampio chiarimento è atteso dalla prevista
audizione in commissione difesa del ministro Guerini, chiamato a
illustrare le linee programmatiche del suo ministero. «Chiarimento
necessario anche a sgombrare il campo dalle altrettanto legittime
sensazioni che l’adesione di Roma all’Ei2, se non motivata da esigenze
politico-strategiche o da chiare contropartite chieste a Parigi, rientri
nella ormai ben nota politica filo-francese (secondo molti di eccessiva
sudditanza) a cui il Pd,
oggi tornato nella maggioranza di governo, ci ha già abituato».
Difficile, poi – chiosa Gaiani – non notare come l’improvvisa adesione
italiana alla iniziativa di Macron sia immediatamente consequenziale
alla visita del presidente francese a Roma, rafforzando così
l’impressione che Conte abbia semplicemente obbedito immediatamente alla
richiesta dell’inquilino dell’Eliseo».
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lunedì 7 ottobre 2019
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