lunedì 9 settembre 2019

Reddito di cittadinanza. La fase due del «reddito» è il «patto per il lavoro»: attività e mobilità obbligatorie per disoccupati.

Risultati immagini per centri impiegoIl 65% dei beneficiari “occupabili” nel sistema di workfare istituito dal governo Lega-Cinque Stelle sono meridionali. Con le regole particolarmente feroci del “reddito di cittadinanza” rischiano di emigrare forzosamente.


il manifesto Roberto Ciccarelli
Nel frattempo dovranno lavorare fino a 16 ore a settimana per gli enti locali
I colloqui per l’inserimento nel programma di ricerca del lavoro con 704.595 beneficiari del cosiddetto «reddito di cittadinanza», tra titolari del sussidio e congiunti, partiranno nei Centri per l’impiego lunedì 9 settembre, mentre ieri sono partite le convocazioni anche con sms e mail ed è stato dato il via alla formazione sul campo di più di 2400 navigator.
Da questo numero mancano i 471 campani al momento in stand by perché il governatore Pd De Luca non vuole ratificare l’intesa con l’agenzia Anpal che sovrintende all’improvvisata carriera di questi nuovi precari di Stato che lavoreranno per due anni con un co.co.co, sperando di essere stabilizzati dalle regioni.
Entro il 15 dicembre i centri per l’impiego dovranno «prendere in carico» i soggetti prescelti.
Non tutti i beneficiari del «reddito» saranno ritenuti «occupabili». Tra di loro saranno esentati dal sottoscrivere il «patto per il lavoro» gli over 65, i disabili che possono aderire volontariamente, i genitori con bambini con meno di 3 anni, persone non autosufficienti, quelle che non sono immediatamente occupabili.

Ci saranno i componenti del nucleo familiare maggiorenni non occupati che non frequentano un corso di studi.
Al momento è stato stimato che il 30% dell’insieme potrà partecipare al sistema che prevede fino a 16 ore di lavoro obbligatorio – un record europeo – e una mobilità altrettanto obbligatoria che implica il dovere di accettare la prima offerta di lavoro nel primo anno di «reddito» entro 100 chilometri ; dopo entro i 250 chilometri da casa; la terza su tutto il territorio nazionale.
Chi non accetta perderà il reddito e sarà escluso.
Tutto questo implica il «patto per il lavoro», parte di una misura che, con ogni probabilità, sarà strutturata dal nuovo eventuale governo Pd-Cinque Stelle i quali sembrano avere concordato sull’evidenza: questo «reddito» è la logica conseguenza del precedente «ReI» solo più feroce.
Per l’Anpal il 65% di coloro che percepiscono il «reddito» da aprile, risiede nelle regioni meridionali e nelle isole. Considerata la densità delle offerte di lavoro, e ipotizzando l’esistenza di queste offerte oltre che la messa in funzione dell’algoritmo magico dell’Anpal, saranno i principali candidati a un’emigrazione forzosa.
In questo quadro le stabilizzazioni dei 654 precari storici dell’Anpal restano nel limbo della surreale vicenda del «decreto imprese», approvato «salvo intese» il sei agosto scorso, sempre in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale.

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