lunedì 15 luglio 2019

Parigi - Più di 600 gilets noirs occupano il Panthéon: violente cariche della polizia

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Il Collettivo La Chapelle Debout (“La Chapelle in piedi” - La Chapelle è una zona situata nella banlieue nord di Parigi), composto da “esiliati/e, migranti, richiedenti asilo, rifugiati e sans-papiers”, ha occupato oggi il Pantheon di Parigi.
Più di 600 persone sono entrate all’interno del monumento-simbolo della nazione francese, richiedendo documenti per i sans-papiers e alloggi per tutte e tutti, al coro di “Gilets Noirs”. 
Dopo essere stati spinti fuori dall’edificio, i manifestanti pacifici sono stati caricati violentemente dalla polizia, come testimoniato sulla pagina facebook del collettivo. Un giornalista sul posto ha descritto la situazione come “critica” e ha denunciato le violente cariche della polizia (« La situation est critique au Pantheon. Des gens blessés. La charge a été d’un violence inouïe[...]»). Diversi i feriti e le persone arrestate.

gilets noirs
Nei giorni scorsi il collettivo aveva protestato contro le frontiere e i rimpatri occupando un terminal dell’aeroporto Charles De Gaulle e aveva fatto un’azione contro la multinazionale Elior e la Direzione Generale del Lavoro per ottenere più diritti per i lavoratori migranti sfruttati.
Qui la traduzione del comunicato stampa pubblicato sulla pagina Collectif La Chapelle Debout e tradotto da Arianna e Sara (Scuola di italiano LiberalaParola/Open Your Borders - Padova)
Morti, alzatevi!
Oggi, noi, immigrati e immigrate, sans-papiers, abitanti delle case popolari e della strada, occupiamo il Pantheon.
Per la Repubblica francese noi siamo dei sans-papiers, dei senza-voce, dei senza-volto. Veniamo sulla tomba dei grandi del passato per denunciare le vostre profanazioni: della memoria dei nostri compagni, dei nostri padri, delle nostre madri, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, nel Mediterraneo, nelle strade di Parigi, nelle case e nelle prigioni. In modo diverso dal passato, la Francia continua a perpetrare la schiavitù. I nostri padri si sono sacrificati per la Francia. I morti sono morti. La responsabilità è dei vivi, di coloro che oggi detengono il potere. E lasciamo che i morti riposino in pace.
L’altro ieri, abbiamo attaccato le frontiere occupando il terminal di Air France all’aeroporto Charles de Gaulle. È là che la polizia ci ficca negli aerei per Algeri, Dakar, Kartum, Bamako o Kabul. È da là che Djibi è stato deportato.
Ieri abbiamo invaso, alla Défense, la Torre del gruppo Elior e la Direction Générale du Travail (direzione generale del lavoro). Siamo andati a dire ai datori di lavoro che ci umiliano e ci spaccano la schiena: “La paura ha cambiato campo!
Oggi, continuiamo a rispondere ai colpi dello Stato e del suo razzismo, in Francia e in Europa.
Veniamo a difendere la nostra dignità! Non supplicheremo più nessuno e ci prenderemo i nostri diritti con la forza della lotta.
Siamo venuti a dirvi che, in Francia, il prezzo che gli stranieri pagano è fatto di umiliazione, sfruttamento, deportazione. Quella Francia che fa la guerra in Africa, si appropria delle nostre risorse e decide insieme e al posto dei nostri lider corrotti è la stessa che ci fa la guerra qui.

OCCUPIAMO, 

perché ci sono 200 000 alloggi vuoti a Parigi e noi dormiamo sotto i cavalcavia della tangenziale, perché ieri il comune ha chiuso le strade dell’accampamento Avenue Wilson, a Saint Denis. Perché nella casa di Thiais come in tutte le altre, la polizia viene al mattino a prendere gli abitanti nelle loro stanze.
Per esigere la liberazione dei nostri compagni Gilets noirs prigionieri rinchiusi in centro di detenzione, e di quella di tutti gli altri.
Per l’abolizione di queste prigioni per stranieri!
Non lottiamo solamente per i documenti ma contro il sistema che crea i sans-papiers.
Non pagheremo più uno sbirro o un funzionario per ottenere degli incontri.
Non vogliamo più dover negoziare col ministro degli interni e le sue prefetture.
VOGLIAMO PARLARE AL PRIMO MINISTRO EDOUARD PHILIPPE, ORA!
Resteremo qui fino a che l’ultimo di noi avrà i documenti e affinché coloro, donne e uomini, che verranno dopo di noi, abbiano la libertà di restare!
A tutte e tutti coloro che si ribellano, in Sudan o in Algeria,
Ai nostri compagni, a tutte e tutti coloro che lottano contro gli sfruttatori,
A tutte e tutti coloro che pensano che nessun essere umano sia illegale,
A tutte e tutti coloro che ne hanno abbastanza di fare da argine all’estrema destra ogni cinque anni, e che sono persuasi/e che la lotta contro il razzismo che viene, è la battaglia al razzismo esistente.
Documenti e alloggi per tutte e tutti!
Libertà di circolazione e di sistemazione!
Viva la lotta dei Gilets noirs!
GILETS NOIRS in lotta

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