sabato 13 luglio 2019

Carola, le Ong e le domande della filosofia. Dialogo immaginario tra Socrate e Trasimaco.

 

Socrate: "Possono ancora essere definiti naufraghi se con metodo e sistematicamente vengono trasportati in un luogo determinato dove c’è una nave che li attende? Questo, Trasimaco, mi spinge a esercitare l’arte del mio dubbio, rispetto alle certezze di cui arriva l’eco anche quassù. E comunque, l’esigenza morale d’aiutare i migranti confligge con l’esigenza dello Stato di regolarne il flusso… è questo il vero tema”.



micromega Angelo Cannatà
Dicono che le anime dialoghino nell’aldilà. Ho seri dubbi. Anche per le parole definitive di Immanuel Kant: è dimostrabile l’immortalità dell’anima? “È un paralogisma… e consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’io penso trasformandolo in un’entità permanente chiamata anima”. E tuttavia il dialogo tra i grandi di un tempo l’immagino, nella finzione letteraria, come un continuo confronto tra passato e presente. Socrate, per es., cosa direbbe oggi?

Parlavano da tempo Socrate e Polemarco della giustizia, quando intervenne Trasimaco: “Ogni governo pone le leggi per il proprio tornaconto, e dispone con la forza che diventino per i sudditi il giusto: ‘La giustizia è l’utile del più forte’”.

“Sbagli, Trasimaco, ‘il vero governante cerca l’utile del più debole’; pensa ai migranti in Italia: lasciarli morire in mare è degno dell’agire politico?”.

“‘I fatti mostrano che l’ingiusto ha più successo del giusto’, anche in termini elettorali: arrivano voti creando paure. ‘I sottomessi fanno l’interesse del più forte, Socrate, e sono strumenti della sua felicità’”.

“‘Il vero politico cerca il vantaggio degli altri e non il proprio’; ma è bene fare autocritica, Trasimaco, ‘non dovevamo trattare dei caratteri del giusto prima di averne colto l’essenza’”.

“D’accordo. Ma, per restare all’Italia, pensi che Carola abbia agito bene? ‘Servono azioni di disobbedienza civile – ha detto – per affermare diritti umani’”.

“Salvare uomini è giusto: nella sua essenza giustizia è umanità. E tuttavia…”.

“Fai tua la mia tesi?”.

“Suvvia, Trasimaco, sai che non accadrà mai… è che sono passati più di due millenni da quando parlavamo di giustizia e ne sono accadute di cose… l’altro ieri discutevo con Hobbes, per dire, e metteva l’accento sulla ‘sicurezza’”.

“Non mi sembra una posizione errata”.

“C’è del vero, ma resta il problema umanitario e delle Ong. Molte svolgono un ruolo encomiabile, ma altre si trasformano (senza volerlo? Consentimi il dubbio) in strumento dei trafficanti. Insomma, è conforme alla mia idea di giustizia salvare vite, ma vedo il cattivo uso del principio giusto d’aiutare i naufraghi. Il tema è: possono ancora essere definiti naufraghi se con metodo e sistematicamente vengono trasportati in un luogo determinato dove c’è una nave che li attende? Questo, Trasimaco, mi spinge a esercitare l’arte del mio dubbio, rispetto alle certezze di cui arriva l’eco anche quassù. E comunque, l’esigenza morale d’aiutare i migranti confligge con l’esigenza dello Stato di regolarne il flusso… è questo il vero tema”.

Aveva appena pronunciato queste parole, Socrate, quando, nella piazza s’avvicinò un filosofo tedesco interrompendolo: “Quando si parla degli interessi dello Stato è un falso problema discutere dell’opposizione tra morale e politica: il benessere dello Stato niente ha a che fare con quello del singolo”.

“Eccoci alla statolatria; tu sempre su questo tasto batti, Hegel. Il punto è che qui nemmeno si difende lo Stato. Si finge di combattere l’immigrazione - così leggo - ma si vuole che tutto resti com’è perché porta consenso”.

“Dici bene, Socrate, ma ti sfugge un dato: la politica prevede, nelle sue dinamiche, la creazione di un nemico proprio perché porta consensi; e l’immigrato è il nemico perfetto”. Era Carl Schmitt, inseritosi alla fine nella discussione: “E comunque - aggiunse - nello Stato liberale il ‘politico’ e l’‘etico’ sono subordinati all’‘economico’. Quali interessi alimentano il traffico di migranti?”. Erano al cuore del problema e Socrate amareggiato ne prese atto. “Ora devo andare” - disse - e guardò Trasimaco: “Ho superato le mie perplessità sulla scrittura e sto leggendo il libro di Davigo, tratta altri temi e spiega con lucidità che in Italia è diventato utile non rispettare la giustizia. Ma a differenza di te, Trasimaco, se ne duole”.

Ma caddero nel vuoto le sue parole… Trasimaco si dileguò, mentre Socrate si preparava a nuovi incontri… su altri temi di cui diremo nelle prossime puntate.

(12 luglio 2019)

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