Totalmente
priva di una strategia industriale, di un’idea di intervento pubblico
in economia, avendo perso pezzi fondamentali nei settori strategici
della produzione l’Italia, governata nel corso di questi anni da una
pluralità di schieramenti politici, continua a trovare grandissime
difficoltà ad esprimere un mercato del lavoro all’altezza della
competizione internazionale e della possibilità di favorire sbocchi
occupazionali adeguati in particolare alle aspirazioni delle giovani
generazioni.
dalla siderurgia alla chimica, dall’elettromeccanico all’elettronico.
In
questa sede si ricorda come negli ultimi vent’anni si sia verificata
una vera e propria “frenesia riformista” che non ha praticamente dato
esito concreto.
Abbiamo avuto:
12 riforme della giustizia per le imprese;
7 per l’ordinamento delle crisi di impresa;
7 del mercato del lavoro;
5 del sistema pensionistico
9 della tassazione d’impresa
8 della pubblica amministrazione.
Fonte: Corriere della Sera. 11 giugno scorso
Una
ridda di provvedimenti, in gran parte complicatori e nel caso delle
riforme del mercato del lavoro alla fine orientate a far crescere in
dimensione sempre più preoccupante la precarietà.
Seguono
senza commenti alcuni dati raccolti da varie fonti sull’andamento
dell’occupazione nel nostro Paese dal 2010 al 2018, laddove si dimostra
un andamento oscillatorio all’interno di una sostanziale stagnazione
della crisi complessiva.
Mi scuso per la schematicità purtroppo necessaria in casi come questi.
2010
Tra
il 2009 e il 2010 l’occupazione italiana cala di 336.000 unità, con un
tasso di occupazione in discesa dal 56,9% al 56,3%. L’occupazione
straniera aumenta di 183.000 unità, ma il tasso di occupazione scende
dal 64,5% al 63,1% (dal 77,7% al 76,2% per gli uomini e dal 52,1% al
50,9 % per le donne).
Il
tasso di occupazione complessivo si attesta al 56,9% (era pari al 57,5%
nel 2009). A livello territoriale, alla riduzione dell’indicatore nel
Nord e nel Centro si accompagna la nuova significativa flessione nel
Mezzogiorno
2011
Tra il 2010 e il 2011 l’occupazione italiana diminuisce di 75.000 unità, a motivo del calo della sola componente maschile.
L’occupazione
straniera aumenta di 170.000 unità, ma il tasso di occupazione scende
dal 63,1% al 62,3% (dal 76,2% al 75,4% per gli uomini e dal 50,9% al
50,5 % per le donne).
Il
tasso di occupazione complessivo si attesta al 56,9%, appena un decimo
di punto al di sopra di quello del 2010. A livello territoriale, alla
riduzione dell’indicatore nel Centro si accompagna il modesto incremento
nel Nord e nel Mezzogiorno.
Nella
media del 2011, il tasso di disoccupazione è pari all’8,4%, invariato
rispetto a un anno prima. L’indicatore, rimasto stabile nel Centro,
registra una lieve flessione nel Nord (dal 5,9% al 5,8%) e una contenuta
crescita nel Mezzogiorno (dal 13,4% al 13,6%)
2012
Nella media del 2012 l’occupazione diminuisce dello 0,3% su base annua (-69.000 unità).
Come
nel recente passato, il risultato sconta la differente dinamica delle
componenti italiana e straniera. Tra il 2011 e il 2012 l’occupazione
italiana cala di 151.000 unità, con il tasso di occupazione che si
attesta al 56,4% (-0,1 punti percentuali).
La
discesa del numero degli occupati italiani riguarda i 15-34enni e i
35-49enni, mentre prosegue la crescita degli occupati con almeno 50
anni, presumibilmente a motivo dell’inasprimento dei requisiti
anagrafici e contributivi per l’accesso alla pensione.
L’occupazione
straniera aumenta di 83.000 unità, ma il tasso di occupazione scende
dal 62,3% al 60,6%. Nella media del 2012 il calo dell’indicatore
interessa la sola componente maschile (dal 75,4% al 71,5%), a fronte del
leggero incremento segnalato per le donne (dal 50,5% al 50,8%).
Il
tasso di occupazione complessivo si attesta al 56,8%, due decimi di
punto al di sotto del 2011. A livello territoriale, la riduzione
dell’indicatore riguarda tutte le ripartizioni ed esclusivamente la
componente maschile.
2013
Nella
media del 2013 l’occupazione diminuisce di 478.000 unità (-2,1%). La
riduzione rimane più forte nelle regioni meridionali (-4,6%, pari a
-282.000 unità).
Prosegue
il calo dell’occupazione maschile (-2,6%, pari a -350 mila) e torna a
ridursi quella femminile (-1,4%, pari a -128 mila).
La
discesa del numero degli occupati riguarda i 15-34enni e i 35-49enni
(rispettivamente -482.000 unità e -235.000 unità), cui si contrappone la
crescita degli occupati con almeno 50 anni (+239.000 unità).
Il
tasso di occupazione si attesta al 55,6%, 1,1 punti percentuali al di
sotto del 2012. La riduzione dell’indicatore riguarda entrambe le
componenti di genere e tutte le ripartizioni, specie il Mezzogiorno.
Tra
il 2012 e il 2013 l’occupazione italiana cala di 500.000 unità, con il
tasso di occupazione che si attesta al 55,3% (-1,0 punti percentuali).
L’occupazione
straniera aumenta in misura contenuta (+22.000 unità), ma il tasso di
occupazione scende dal 60,6% del 2012 all’attuale 58,1%; la diminuzione
interessa sia gli uomini (dal 71,5% al 67,9%) sia le donne (dal 50,8% al
49,3%).
Il
calo dell’occupazione interessa tutti i segmenti del mercato del
lavoro: i dipendenti a tempo indeterminato (-190.000 unità, pari a
-1,3%), i dipendenti a termine (-146.000, pari a -6,1%) e gli
indipendenti (-143.000 unità, pari a -2,5%).
Nella
media del 2014, dopo due anni di calo, l’occupazione cresce (+0,4%,
pari a 88.000 unità in confronto all’anno precedente), a sintesi di un
aumento nel Nord (+0,4%) e nel Centro (+1,8%) e di un nuovo calo nel
Mezzogiorno (-0,8%, pari a -45.000 unità).
La
crescita degli occupati interessa sia gli uomini (+0,2%, pari a 31.000
unità) sia, soprattutto, le donne (+0,6%, pari a 57.000 unità).
Prosegue
tuttavia il calo degli occupati 15-34enni e dei 35-49enni
(rispettivamente -148.000 unità e -162.000 unità), a fronte
dell’incremento degli occupati con almeno 50 anni (+398.000 unità).
Il
tasso di occupazione si attesta al 55,7%, +0,2 punti percentuali
rispetto al 2013. L’indicatore rimane invariato per gli uomini e sale di
0,3 punti per le donne. Alla crescita nel Centro e nel Nord si
contrappone il calo nel Mezzogiorno (-0,2 punti percentuali).
2014
Nel
2014 l’occupazione della componente italiana cala di 23.000 unità, con
il tasso di occupazione 15-64 anni che sale al 55,4% (+0,1 punti
percentuali).
L’occupazione
straniera aumenta di 111.000 unità, con il tasso di occupazione che
torna a salire, dal 58,3% del 2013 al 58,5% del 2014. L’indicatore
rimane invariato al 68,1% per gli uomini e cresce per le donne (dal
49,8% al 50,2% del 2014).
La
crescita dell’occupazione interessa in misura contenuta i lavoratori a
tempo indeterminato (+18.000 unità) e in modo più sostenuto i lavoratori
a termine (+79.000 unità). Prosegue, invece, a ritmo meno sostenuto il
calo degli indipendenti (-9.000 unità).
All’incremento
dell’occupazione nell’industria in senso stretto (61.000 unità, pari a
+1,4%) si contrappone il persistente calo nelle costruzioni (-69.000
unità, pari a -4,4%).
2015
Tra
l’ottobre del 2014 e l’ottobre di quest’anno, il numero degli occupati è
cresciuto dello 0,3 per cento, con 75mila occupati in più, ma il dato
positivo non è strettamente legato alla creazione di nuovi posti di
lavoro perché molto dipende anche dall’invecchiamento della popolazione.
Infatti, il numero di occupati è aumentato soprattutto tra le persone
con più di 50 anni, fascia di età che dall’inizio del 2013 è cresciuta
del 4,7 per cento. L’Istat stima che almeno il 30 per cento della
crescita occupazionale sia dovuto a questa dinamica demografica.
Oltretutto le modifiche sulla previdenza introdotte dalla legge Fornero
hanno diminuito il numero di pensionamenti nell’ultimo triennio,
contribuendo così a loro volta all’aumento del numero di occupati con
più di 50 anni.
2016
Nel
2016 l’occupazione è aumentata di 293.000 unità sul 2015 (+1.3%) con
una crescita del lavoro alle dipendenze di 323.000 unità (+1,9%). Lo
rileva l’Istat: la riduzione del tasso di disoccupazione è dall’11,9%
all’11,7%. I disoccupati calano di 21.000 unità (-0,7%). L’aumento degli
occupati,dice l’Istat, coinvolge oltre agli over 50 anche i giovani tra
i 15 e i 34 anni. Il tasso di occupazione sale di 0,9 punti al 57,2%.
Nel
2016 la media degli occupati è stata di 22.758.000, al livello più alto
dall’inizio della crisi economica. Lo rileva l’Istat spiegando che nel
2008 erano 23.090.000 mentre nel 2009 sono scesi a 2.699.000. Con
l’aumento registrato nel 2016 di 293.000 unità il 2016 ha riportato
l’occupazione sopra i livelli 2009. Il tasso di disoccupazione è
all’11,7%, il livello più basso degli ultimi quattro anni (nel 2012 era
al 10,7% mentre nel 2013 era balzato al 12,1%). Sono diminuiti in modo
consistente gli inattivi (-410.000 unità).
2017
Vediamo ora nel particolare cosa ci dicono i dati raccolti sulla occupazione in Italia per il 2017.
I primi mesi hanno visto una situazione rallentata, con una lieve crescita di dipendenti a tempo determinato, e un calo di dipendenti a tempo indeterminato. Le persone in cerca di lavoro sono comunque diminuite (- 2,7%), anche grazie al tasso di disoccupazione che si è ristretto quotandosi all’11,5%. Un dato forse preoccupante è quello sugli inattivi (+0,4%), ad indicare una probabile sfiducia generale riguardo l’occupazione e il futuro. Gli inattivi vengono conteggiati fuori dalle forze di lavoro, e per l’Istat risultano non rientrano nella canonica classificazione tra persone occupate e/o in cerca di occupazione.
I primi mesi hanno visto una situazione rallentata, con una lieve crescita di dipendenti a tempo determinato, e un calo di dipendenti a tempo indeterminato. Le persone in cerca di lavoro sono comunque diminuite (- 2,7%), anche grazie al tasso di disoccupazione che si è ristretto quotandosi all’11,5%. Un dato forse preoccupante è quello sugli inattivi (+0,4%), ad indicare una probabile sfiducia generale riguardo l’occupazione e il futuro. Gli inattivi vengono conteggiati fuori dalle forze di lavoro, e per l’Istat risultano non rientrano nella canonica classificazione tra persone occupate e/o in cerca di occupazione.
2018
Il nuovo anno è partito con la notizia relativa all’aumento del tasso di disoccupazione, che a fine dicembre ha registrato un rialzo dello 0,1% rispetto al dato registrato nel mese precedente, raggiungendo il 58,8%. Va per sottolineato che l’aumento del numero degli occupati è legato sopratutto all’incremento dei dipendenti a termine
(47.000 in più) e degli autonomi (11.000 in più), mentre sono in netto
calo gli occupati permanenti (35.000 in meno). Interessanti anche i dati
dell’occupazione relativi alle fasce d’età: salgono gli occupati che
hanno un’età compressa tra i 14 e i 24 anni (36.000 in più) e quelli con
più di cinquanta anni
(300.000 in più) e scendono quelli che hanno un’età tra i 25 e i 49
anni (ben 135.000 in meno). Scende di due decimi di punto il tasso di disoccupazione,
che arriva al 10,3% anche se è in leggera crescita il tasso di
disoccupazione giovanile (che sale dello 0,1% e si attesta al 31,9%).
Rimane stabile invece il tasso di inattività, fermo al 34,3% (anche se si registra una riduzione di 16.000 unità tra gli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni).
Il
risultato del 2018: aumento del tasso di disoccupazione, incremento dei
dipendenti a termine; calo degli occupati permanenti ci indica anche,
infine, l’illusorietà della spinta in avanti prodotta dai provvedimenti
del periodo 2015 – 2016 (job act) assunti senza affrontare, come già si è
descritto in precedenza, i nodi di fondo dello sviluppo industriale che
resta il problema centrale dell’Italia e del suo sistema di relazioni
economiche all’esterno, dentro e fuori l’Unione Europea.
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