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Della questione strategica del confronto con Bruxelles parlano Luca Cifoni e Marco Conti sul Messaggero: “Quota 100 e Reddito di cittadinanza,
arriva lo stop al ministro dell'Economia Giovanni Tria. Matteo Salvini e
Luigi Di Maio non accettano che i risparmi possano
essere utilizzati
per scongiurare la procedura Ue. Alberto Bagnai all'attacco
dell'Europa: «Atteggiamenti mafiosi». Intanto, il Carroccio attacca
l'alleato sul decreto Dignità: meno vincoli per i contratti a termine.
Sorpresa e irritazione dei pentastellati: «Questa proposta non passerà mai con i nostri voti».
Accanto
al piano dei numeri c'è quello delle dichiarazioni. Ieri ne sono
arrivate di abbastanza pesanti da Alberto Bagnai, professore anti-euro
ora senatore leghista e presidente della commissione Finanze, in odore
di promozione a ministro degli Affari europei. «In questo momento c'è
bisogno di creare un incidente che tenga l'Italia sotto un sostanziale
potere di ricatto: ti faccio la procedura se tu non accetti una serie
di cose», ha detto Bagnai parlando su Rai 3. «A questo atteggiamento
mafioso - ha proseguito - sono il primo a dire, ma lo farebbe senza che
nessuno glielo dica, che il ministro Tria opporrebbe un fermo no». Poi
un duro attacco a Ppe e Pse, i due
principali partiti del Parlamento
europeo, definiti «quelli che hanno meno elettori di noi tendono a fare
la voce grossa e quindi intavolano una procedura senza precedenti a
fronte di una violazione che tutto sommato è minimale»
Una lettera del presidente del Consiglio alle istituzioni europee,
che ha una valenza soprattutto politica e punta ad affermare le ragioni
della
crescita rispetto a quelle dell'austerità. E poi documenti più tecnici,
ai quali spetta invece il compito di convincere la Commissione europea
che il deficit italiano si ridurrà nel 2019 - rispetto alle stime
precedenti - senza bisogno di veri e interventi
correttivi. Sono
queste le carte con cui il premier Conte e il ministro dell'Economia
Tria si presenteranno in Europa, con la speranza di archiviare la
procedura per debito o quanto meno rinviare il dossier all'autunno.
Il
Tesoro fa affidamento sia sulle maggiori entrate tributarie ed
extra-tributarie già emerse nei primi mesi nell'anno, sia sui risparmi
derivanti dal minor utilizzo delle due misure-simbolo della maggioranza
giallo-verde, reddito di cittadinanza e Quota 100. Il primo aspetto è
relativamente più semplice da gestire: degli oltre 5 miliardi in più
attesi (tra maggiori dividendi di Bankitalia e società pubbliche e
gettito Iva indotto dalla fatturazione elettronica) si prenderà atto
nell'assestamento di bilancio che viene predisposto ogni anno di questi
tempi. Si tratta di previsioni che non dipendono da specifiche norme di
legge.
Più complicato definire la questione welfare. La tendenza
ad un minor tiraggio delle due misure è evidente: sul fronte
previdenziale le domande già accettate, proiettate su fine anno, danno
già un numero di uscite minore del previsto e lo stesso vale per il
reddito, con in più i risparmi sulla quota specifica destinata ai centri
per l'impiego. In totale si potrebbe arrivare a 2,5 miliardi nel 2019,
anche se la valutazione uscita finora dal Mef è più prudente e pari a
circa la metà. Il problema è che per Bruxelles valgono le cifre scritte
nella legge di Bilancio e poi sostanzialmente confermate nel
"decretone": nel 2019 11 miliardi per le due misure, destinati a
diventare oltre 16 per ciascuno degli anni successivi. A questo punto le
opzioni sul tavolo sono sostanzialmente tre: la prima e più risolutiva,
ma politicamente più ostica, consisterebbe nel fare una norma di legge
che vada a ridurre in proporzione i due fondi. La seconda è una
comunicazione alle Camere, alle quale segua una risoluzione parlamentare
con l'impegno a destinare le minori spese alla riduzione del deficit.
Se
nemmeno questa ipotesi si rivelasse praticabile, allora al ministero
dell'Economia non resterebbe che inviare a Bruxelles i monitoraggi
mensili e quadrimestrali già effettuati dall'Inps sulle due misure, che
però sono solo dei documenti tecnico-amministrativi.
Anche di questo
si parlerà martedì o mercoledì nel vertice del premier Conte con Tria e i
due vicepremier Di Maio e Salvini. I quali sono intenzionati a fare
muro sui loro provvedimenti-bandiera e non vogliono che vengano
"tagliate" le risorse per gli annu successivi. Al massimo i due vice
sono pronti a concedere i risparmi dell'anno in corso, con la presa
d'atto di un effettivo minor ricorso alle
prestazioni di welfare,
senza impegni per i due anni successivi, come invece Tria vorrebbe per
rafforzare la posizione italiana in Europa.
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martedì 18 giugno 2019
Conti pubblici, il punto nel tira e molla con Bruxelles. Bagnai: "Atteggiamento mafioso da parte dell'Europa"
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