giovedì 14 febbraio 2019

«Il reddito grillino è solo una camomilla. La povertà non si combatte così».

«Non basta redistribuire, serve “predistribuire”. E la differenza è grande». Parla Nunzia De Capite, sociologa di Caritas italiana che si batte da anni contro le disuguaglianze.


«Il reddito grillino è solo una camomilla. La povertà non si combatte così» Nunzia De Capite, sociologa, lavora da 13 anni in Caritas italiana, per la quale si occupa anche della redazione del rapporto annuale sul monitoraggio delle politiche di contrasto alla povertà. Studiosa delle varie forme di sussidio e reddito, fa parte del Forum delle disuguaglianze e delle diversità coordinato da Fabrizio Barca.


Dal Rei, il reddito di inclusione varato alla fine del 2017, stiamo per passare al Reddito di cittadinanza. Qual è la sua opinione su questa norma che partirà in primavera?  
«Siamo in un Paese in cui nel 2007 le persone in povertà assoluta erano 1,7 milioni e nel 2017 sono diventate cinque milioni: non possiamo fare a meno di misure di supporto sociale. Però, sia con il Rei sia con il Reddito di cittadinanza, siamo sempre in una logica redistributiva, mentre dovremmo iniziare a pensare da politiche predistributive».


Cioè?
«I provvedimenti redistributivi, almeno in teoria, consentono alle persone che stanno sotto un certo livello di cercare a vivere più dignitosamente. Ma il problema non è solo intervenire nelle situazioni più estreme: è anche decidere quali prospettive ci diamo. Dobbiamo fare un salto verso politiche predistributive, intervenendo cioè dove la ricchezza si forma e prende direzioni troppo squilibrate. È un modo di affrontare il problema molto più radicale. E previene anche alcuni possibile aspetti paradossali di questo reddito di cittadinanza».
Per esempio? 
«Alla base di questo reddito di cittadinanza c’è una mancata osservazione della realtà: si immaginano persone che in buona parte non esistono. Vi immaginate chi vive in povertà assoluta, che spesso non ha gli strumenti per orientarsi, andare alle Poste e inoltrarsi nella burocrazia richiesta dalla legge? Ce lo vedete un cinquanta-sessantenne, di quelli che vengono alle nostre mense, costretto a compilare moduli on line e richiedere card? Davvero non ha insegnato niente “Io, Daniel Blake”, il film di Ken Loach? Oppure prendiamo una madre in povertà assoluta: che senso ha chiederle di accettare un lavoro se dove vive non c’è alcun supporto o servizio per l’infanzia? Il reddito di cittadinanza, così come è stato fatto, è solo una misura attiva per il lavoro. Che però rischia di non aiutare nessuno, tanto meno le persone per le quali in teoria è pensato».

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