venerdì 15 febbraio 2019

Classe Operaia.Crisi del latte, l’offerta di Salvini I pastori dicono no: troppo poco.

Chi ha partecipato alla lunghissima riunione pomeridiana del tavolo di crisi per l’emergenza latte da pecora in Sardegna racconta delle pause sigarette dove il ministro dell’Interno e i pastori sardi discutevano fumando insieme alla ricerca di una possibile soluzione. Questo però, non è servito per trovare una soluzione: gli allevatori, infatti, hanno respinto la mediazione di Matteo Salvini che contestualmente al ritiro dei 67 mila quintali di latte in eccedenza, acquistato con soldi pubblici e privati, ha proposto di aumentare subito a 70 centesimi il prezzo di un litro di latte. 
I pastori chiedono invece 1 euro più Iva e con questa proposta si presenteranno alla nuova riunione che si svolgerà domani a Cagliari. 
A quella riunione il governo dovrebbe arrivare avendo definito i tempi e i contenuti di un decreto urgente per le emergenze e le calamità naturali che stanzia circa 20 milioni, così come ha annunciato la sottosegretaria all’Agricoltura, Alessandra Pesce (M5S) non solo per i pastori sardi ma anche per gli olivicoltori pugliesi colpiti dalle gelate dell’inverno 2018.
Si vedrà. Quel che è certo, però, è che la trattativa è in stallo nonostante il vice-premier abbia messo sul tavolo 44 milioni di euro. 

Fondi messi a disposizione dai ministeri dell’Interno (14 milioni) e dell’Agricoltura (10), dalla regione Sardegna (15) e anche dal Banco di Sardegna che dovrebbero servire per ritirare le eccedenze in modo da portare all’aumento del prezzo del pecorino e a ruota anche quello del latte da pecora.  
Per completare questo percorso che dovrebbe far risalire il prezzo ad un euro, però, serve del tempo, almeno un paio di mesi. 
Troppi per i pastori che a gennaio, secondo i dati di Ismea, si sono visti pagare il latte 56 centesimi al litro, 14 in meno del costo di produzione. 
Da qui la decisione di non retrocedere dalla loro linea del Piave: un euro più Iva per un litro di latte. Salvini, però, è ottimista: «Le parti si sono avvicinate, il governo ha già messo a disposizione soldi e la possibilità di approvare un decreto urgente, contiamo che entro poco tempo la produzione riprenda e strade, stalle e aziende ritrovino la serenità». E il ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio spiega: «Il tavolo prosegue a oltranza. Ho invitato i pastori a tornare sul territorio e confrontarsi con i loro colleghi e ho invitato gli industriali a tornare in azienda e capire fin dove possono arrivare, partendo da un presupposto: che questo governo ci ha messo la faccia e anche la disponibilità di mettere a disposizione dei fondi».
La mobilitazione dei pastori, dunque non si ferma. «Non abbiamo raggiunto l’accordo, ma il tavolo è rimasto aperto. Nel fine settimana arriva in Sardegna il ministro Centinaio. Adesso tentano di mediare con la controparte per chiudere l’accordo». Così chi ha partecipato alla trattativa ha spiegato la situazione a chi è rimasto in Sardegna. Poi la decisione: «Dobbiamo mantenere i presidi fino a sabato e domenica. Siamo stanchissimi. Non c’è stato verso: sembrava chiusa poi ad un certo punto si è bloccata. Adesso vediamo cosa fanno i ministri, che comunque sono stati molto bravi. Tenete la gente calma non sbagliamo adesso».
Intanto, mentre la protesta si sta allargando alla Sicilia dove sta montando la rabbia dei pastori - l’Antitrust ha deciso di aprire un’istruttoria sulla base della normativa sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare nei confronti del consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano e di trentadue imprese di trasformazione aderenti, tutti con sede in Sardegna. L’autorità per la concorrenza vuole verificare se gli operatori abbiano imposto agli allevatori un prezzo di cessione del latte al di sotto dei costi medi di produzione.

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