Chi ha partecipato alla lunghissima riunione pomeridiana
del tavolo di crisi per l’emergenza latte da pecora in Sardegna
racconta delle pause sigarette dove il ministro dell’Interno e i pastori
sardi discutevano fumando insieme alla ricerca di una possibile
soluzione. Questo però, non è servito per trovare una soluzione: gli
allevatori, infatti, hanno respinto la mediazione di Matteo Salvini che
contestualmente al ritiro dei 67 mila quintali di latte in eccedenza,
acquistato con soldi pubblici e privati, ha proposto di aumentare subito
a 70 centesimi il prezzo di un litro di latte.
I pastori chiedono
invece 1 euro più Iva e con questa proposta si presenteranno alla nuova
riunione che si svolgerà domani a Cagliari.
A quella riunione il governo
dovrebbe arrivare avendo definito i tempi e i contenuti di un decreto
urgente per le emergenze e le calamità naturali che stanzia circa 20
milioni, così come ha annunciato la sottosegretaria all’Agricoltura,
Alessandra Pesce (M5S) non solo per i pastori sardi ma anche per gli
olivicoltori pugliesi colpiti dalle gelate dell’inverno 2018.
Si vedrà. Quel che è certo, però, è che la trattativa è in stallo
nonostante il vice-premier abbia messo sul tavolo 44 milioni di euro.
Fondi messi a disposizione dai ministeri dell’Interno (14 milioni) e
dell’Agricoltura (10), dalla regione Sardegna (15) e anche dal Banco di
Sardegna che dovrebbero servire per ritirare le eccedenze in modo da
portare all’aumento del prezzo del pecorino e a ruota anche quello del
latte da pecora.
Per completare questo percorso che dovrebbe far
risalire il prezzo ad un euro, però, serve del tempo, almeno un paio di
mesi.
Troppi per i pastori che a gennaio, secondo i dati di Ismea, si
sono visti pagare il latte 56 centesimi al litro, 14 in meno del costo
di produzione.
Da qui la decisione di non retrocedere dalla loro linea
del Piave: un euro più Iva per un litro di latte. Salvini, però, è ottimista: «Le parti si sono avvicinate,
il governo ha già messo a disposizione soldi e la possibilità di
approvare un decreto urgente, contiamo che entro poco tempo la
produzione riprenda e strade, stalle e aziende ritrovino la serenità». E
il ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio spiega: «Il tavolo
prosegue a oltranza. Ho invitato i pastori a tornare sul territorio e
confrontarsi con i loro colleghi e ho invitato gli industriali a tornare
in azienda e capire fin dove possono arrivare, partendo da un
presupposto: che questo governo ci ha messo la faccia e anche la
disponibilità di mettere a disposizione dei fondi».
La mobilitazione dei pastori, dunque non si ferma. «Non
abbiamo raggiunto l’accordo, ma il tavolo è rimasto aperto. Nel fine
settimana arriva in Sardegna il ministro Centinaio. Adesso tentano di
mediare con la controparte per chiudere l’accordo». Così chi ha
partecipato alla trattativa ha spiegato la situazione a chi è rimasto in
Sardegna. Poi la decisione: «Dobbiamo mantenere i presidi fino a sabato
e domenica. Siamo stanchissimi. Non c’è stato verso: sembrava chiusa
poi ad un certo punto si è bloccata. Adesso vediamo cosa fanno i
ministri, che comunque sono stati molto bravi. Tenete la gente calma non
sbagliamo adesso».
Intanto, mentre la protesta si sta allargando alla Sicilia
dove sta montando la rabbia dei pastori - l’Antitrust ha deciso di
aprire un’istruttoria sulla base della normativa sulle pratiche
commerciali sleali nella filiera agroalimentare nei confronti del
consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano e di trentadue
imprese di trasformazione aderenti, tutti con sede in Sardegna.
L’autorità per la concorrenza vuole verificare se gli operatori abbiano
imposto agli allevatori un prezzo di cessione del latte al di sotto dei
costi medi di produzione.
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