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14 / 2 / 2019
L'oggetto
misterioso, la tanto attesa analisi costi-benefici sul TAV è stata
finalmente resa pubblica. Il tempismo non è casuale, la batosta
elettorale dell'Abruzzo ha spinto il Movimento 5 stelle a rompere gli
indugi e a giocare uno dei suoi "assi nella manica". Abbiamo chiesto a
Dana, attivista del Movimento NO TAV, un commento per andare oltre il
tema della dialettica interna al governo gialloverde, per capire come il
documento è stato accolto da chi, da decenni, si batte in Val di Susa
contro il treno ad alta velocità.
1)
Ciao Dana, chiediamo un commento a caldo a te che sei da anni in prima
linea nel Movimento NO TAV. Come avete accolto l'analisi costi-benefici?
Che cosa significa per il movimento?
È
sicuramente una buona notizia. Da quasi trent' anni sottoponiamo dati e
ragioni inconfutabili e anche se con estremo ritardo finalmente viene
sancita la verità.
Per il
movimento è un momento importante, l’analisi costi benefici stava
assumendo dei caratteri “messianici” e si stava prolungando da troppo
tempo. Vedremo cosa significherà sul medio periodo tutto questo e oggi
sicuramente dobbiamo prenderci del tempo per farne un’analisi attenta.
Lo stop del progetto, di fatto congelato da molti mesi, sembra più
vicino ma di strada lo sappiamo ce n è ancora molta da fare. Politici,
industriali e poteri forti non molleranno facilmente la presa e negli
anni abbiamo visto di cosa sono capaci. Vedremo cos’accadrà.
2)
Se da una parte lo stop al tratto valsusino del TAV sembra sempre più
vicino, dimostrando che la lotta paga davvero, dall'altra il governo sta
spingendo l'acceleratore su molte altre grandi opere, dando corpo a
quello che milioni di elettori hanno definito "un tradimento". Ci
riferiamo qui sopratutto ai troppi "voltafaccia" del Movimento 5 stelle,
dal TAV Terzo valico al TAP, dall'ILVA al MOSE (tanto per citare alcuni
casi). Il calcolo che, forse, il governo sta facendo, è che bloccato il
TAV si metteranno a tacere anche tutte le altre proteste.
Abbiamo
da subito rifiutato di essere considerati “merce di scambio”
schierandoci dalla parte di chi in tutti questi anni con noi e come noi
ha difeso la propria terra da mastodontiche inutili opere e da politiche
devastatorie ed inquinanti. Il Tav è solo un piccolo pezzo di un grande
sistema che non ha a cuore la salute dei cittadini, la sicurezza dei
territori e le vere priorità del paese . Un “vero cambiamento” avrebbe
significato lo stop delle opere da voi citate oltre che la messa in atto
di una politica del tutto diversa a tutela dell’ambiente, capace di
pensare al futuro. Siamo lontani anni luce da tutto questo, anzi stiamo
andando esattamente nella direzione opposta.
3)
Insieme a molti altri comitati e movimenti, i NO TAV hanno da mesi
intrapreso un percorso condiviso, verso la Marcia per il Clima e Contro
Le Grandi Opere del prossimo 23 Marzo a Roma. Un corteo per affermare
che, oltre agli enormi problemi di democrazia e corruzione che le grandi
opere portano con sé, esse sono anche l'esempio più lampante di un
modello di sviluppo che accelera gli effetti nefasti della crisi
climatica e non tiene conto della giustizia ambientale. Nel
caso che il governo sancisca la cancellazione del TAV prima del 23
marzo (i 5 stelle in crisi di consenso potrebbero avere bisogno di un
gesto forte), che farete? Sarete comunque in piazza?
Certo
che ci saremo. Abbiamo creduto e crediamo fortemente in questo percorso
e come dicevo prima c’è ancora molto da fare. Per quanto a livello
simbolico la nostra lotta abbia assunto un forte valore negli anni,
siamo da sempre consapevoli che fermare il Tav non basta. La nostra
lotta ci ha insegnato a pensare al futuro di tutte e tutti e a volerne
costruire uno decisamente migliore, all’altezza dei nostri sogni.
4)
Al netto dei costi economici, il movimento NO TAV è da anni oggetto di
dispositivi repressivi, giudiziari e polizieschi, molto pesanti. Com'è
la situazione oggi e cosa vi aspettate per il futuro prossimo?
La
nostra è una lotta irriducibile, coraggiosa, senza esitazioni. Migliaia
di persone in valle (e del resto d’Italia) sono finite sotto inchiesta,
centinaia di processi, centinaia di anni di galera elargiti come
fossero noccioline, feriti, territori militarizzati da anni, la presunta
“democrazia” in Valsusa è stata sospesa troppe volte. Molti hanno
pagato un caro prezzo, altri lo faranno in futuro, ma sta di fatto che è
una scelta fatta dai No Tav molto tempo fa, consapevolmente e con
orgoglio.
Oggi non ci adagiamo e non deleghiamo, nel
mentre che tutti si chiariscono le idee chiediamo subito: la
smilitarizzazione del cantiere e delle vie ed aree d’accesso alla Val
Clarea, la rimozione dei vertici di Telt e dell’Osservatorio. Non
abbiamo ancora messo via gli scarponi e siamo pronti ad indossarli in
qualsiasi momento.
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