venerdì 11 gennaio 2019

L’Oxfam: povera Europa, continua a suicidarvi con il rigore

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Ilaria BifariniAttraverso un briefing paper del settembre 2013, passato piuttosto in sordina ai globocrati di Bruxelles e ai neoliberisti impenitenti, l’Oxfam aveva lanciato lanciato un monito deciso e inequivocabile all’Europa, affinché abbandonasse le rovinose politiche economiche dell’austerità. Lo ricorda sul suo blog Ilaria Bifarini, “bocconiana redenta”, autrice di saggi sulla catastrofe del neoliberismo di cui in Europa l’Ue e la Bce sono i principali guardiani. Una politica – quella dell’austerity – che preoccupa seriamente l’Oxfam, una confederazione internazionale di organizzazioni no-profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. «I programmi di austerità attuati in Europa hanno smantellato le misure di riduzione della disuguaglianza e di stimolo alla crescita equa», scrive l’Ofxam. «Con tassi di disuguaglianza e povertà in crescita, l’Europa sta vivendo un decennio perduto: se queste misure continueranno – scriveva l’associazione, nel suo rapporto di ormai cinque anni fa – altri 15-25 milioni di persone in Europa potrebbero diventare poveri entro il 2015».

L’Oxfam sostiene di conoscere bene questa situazione, perché si è già verificata nel passato. Afferma: «I programmi di austerità europei assomigliano alle rovinose politiche di “aggiustamento strutturale” imposte in America Latina, Sud Est Asiatico e Africa Sub-Sahariana negli anni ’80 e ’90. Queste politiche – fallite: medicine che curavano la malattia uccidendo il paziente – non devono essere attuate di nuovo». Per questo, l’Oxfam chiedeva ai governi europei (inutilmente) di allontanarsi dalle misure di austerità e scegliere, invece, «un percorso di crescita inclusiva che porti a risultati migliori per le persone, le comunità e l’ambiente». Questa, sottolinea Ilaria Bifarini, la raccomandazione da parte dell’organizzazione internazionale per uscire da una crisi che, senza un cambiamento di rotta, è destinata ad aggravarsi e ad autoalimentarsi. «Ci sono alternative alle politiche di austerity», insiste l’Oxfam. «In primo luogo, il problema del debito pubblico europeo deve essere affrontato attraverso un processo trasparente, che eventualmente includa misure di ristrutturazione o cancellazione parziale del debito».
Cinque anni dopo, il presidente della Repubblica italiana – Sergio Mattarella – è arrivato a motivare la penalizzione di Paolo Savona (candidato dai gialloverdi al dicastero dell’economia) sostenendo che “i mercati” avrebbero punito l’Italia, se avesse osato dare rilievo istituzionale a un personaggio pronunciatosi in modo critico rispetto alla gestione tecnocratica dell’Ue. Per l’Oxfam, al contrario, sarebbe necessario «affrontare e risolvere le distorsioni del sistema finanziario portate alla luce dalla crisi economica». Purtroppo, chiosa Ilaria Bifarini, l’appello dell’associazione è caduto nel vuoto, «e le file di poveri continuano a ingrossarsi senza tregua», proprio come previsto. Secondo l’economista post-keynesiano Nino Galloni, solo un deficit di almeno il 4% avrebbe permesso di dare risultati, in termini di rilancio economico e occupazionale, a partire dal 2019. Invece, l’eurocrazia ha costretto il governo Conte a rinunciare persino al misero 2,4% inizialmente annunciato. Difficilmente l’esecutivo riuscirà a mantenere le sue promesse, con un deficit al 2,04%. Ancora rigore, dunque, e ancora crisi.

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