L’Atto VIII della mobilitazione dei Gilets Jaunes è stato un vero e proprio pugno alla bocca dello stomaco per Macron e l’esecutivo.
Il movimento dimostra una notevole capacità di tenuta, nonostante i media mainstream
ripetano da tempo come un mantra che stia rifluendo, mentre i numeri
dei manifestanti e la capillarità delle mobilitazioni – corredate di
video e foto inequivocabili – affermino l’esatto contrario.
La feroce repressione e la strategia di logoramento hanno finora dimostrato di non essere efficaci.
Parigi,
Marsiglia, Lione, Bordeaux, Tolosa, Tolone, Caen, Rouen, Nantes,
Grenoble… Insieme ad altri centri sono stati questi il teatro della
mobilitazioni. il governo è “costretto” a sparare la cifra di 50.000
complessivi, mentre “RT France” – basandosi sui dati riportati dai
giornalisti sul campo delle varie testate locali – afferma che il numero
è pari a 58.000 considerando solo i trenta centri più grandi,
senza quindi prendere in considerazione le manifestazioni nei centri
più piccoli e le azioni disperse sul territorio caratterizzate da
blocchi alla circolazione e ad “obbiettivi mirati”.
Il
governo, seppure sottostima la partecipazione, è costretto a fornire
una cifra che è comunque superiore a quella ufficiale della
mobilitazione precedente: che era di 32.000.
Su
“LCI”, Cristophe Castaner, prima di condannare le violenze, è costretto
quindi ad ammettere la maggiore partecipazione, affermando comunque che
“non è rappresentativa della Francia!”
In
alcune città le cifre ufficiali sono la metà di quelle riscontrate dai
media locali, come Tolosa (2.000 secondo il governo, 4.000 per La Dépêche), o ancora meno come a Rouen (1.700 per il governo, 5.000 per France 3), o a Caen dove per La liberté erano 3.000 manifestanti, ma solo 1.000 per la Prefettura… In Italia ci siamo più abituati, a questi giochini, vero?
Dai
vari report giornalistici si evince che anche nei centri “minori” la
mobilitazione raggiunge e supera le mille persone: 1.500 a Perpignan,
1.000 a Clermont-Ferrand, 2.500-3.000 a Valence, 1.800 a Brest, un
migliaio a Lille, per fare alcuni esempi.
Le
mobilitazioni sono state caratterizzate dalle violenze poliziesche, che
appesantiscono il bilancio delle persone ferite – anche gravemente –
dalle forze dell’ordine, che hanno fatto abbondante uso di lacrimogeni,
flash-ball ed altri “armi non letali” a loro disposizione. Una GJ belga
sarebbe deceduta dopo essere stata colpita proprio da una “pallottola di
gomma”.
Uno
degli episodi più eclatanti e mediatizzati della giornata si è svolto
alle 16.30 circa, quando una quindicina di persone, con un carrello
elevatore, hanno sfondato una porta introducendosi nel ministero per i
Rapporti con il Parlamento, costringendo il portavoce del governo e
altri ad essere evacuati dall’edificio.
Proprio
Benjamin Griveaux si era distinto nel corso di queste settimane per la
durezza ostentata nei confronti dei GJ, e aveva usato parole di fuoco
usate anche recentemente per qualificare i manifestanti, che
evidentemente hanno ben pensato di dover essere tanto pericolosi quanto
li aveva dipinti.
Dal canto suo, Emmanuel Macron ha condannato le violenze dei manifestanti, dichiarando: “ancora
una volta, una violenza estrema ha attaccato la Repubblica – i suoi
custodi, i suoi rappresentanti, i suoi simboli. Quelli che commettono
tali atti dimenticano il cuore del nostro patto civico. Giustizia sarà
fatta“.
Possiamo pensare, sì, che giustizia verrà fatta, ma esattamente il contrario di ciò che intende Macron.
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