martedì 13 novembre 2018

Non sarà una piazza a fermare una lotta di 25 anni


 dinamopress riccardo carraro
Scenario vergognoso sabato per i media nazionali impegnati alacremente a dare risalto alla prima manifestazione a favore della Tav, dopo 25 anni di movimento di opposizione all’opera

Se anche non si conoscessero per nulla i retroscena della vicenda No Tav, quanto accaduto sabato 10 novembre potrebbe essere quanto meno sospetto.
Si svolgono in Italia due grandi manifestazioni. A Roma una enorme manifestazione sulla questione immigrazione e sul recentemente approvato decreto Salvini riempie le vie del centro. Migliaia e migliaia di persone sfilano per le strade della capitale dopo esservi arrivati con non pochi problemi, visto che decine di bus vengono perquisiti senza motivo alle barriere autostradali di ingresso in città.

Contemporaneamente, nella mattinata, in decine di città italiane la rete NonUnadiMeno organizza presidi, flash mob, azioni sul disegno di legge Pillon.
Entrambe le questioni sono di scottante attualità, e avrebbero dovuto quantomeno interessare i mezzi di informazione suppostamente critici verso il governo gialloverde.
Invece no, la manifestazione romana finisce nella cronaca locale, quelle ramificate e territoriali contro il decreto Pillon semplicemente scompaiono.
Nel frattempo cosa ci raccontano La Stampa, Il Corriere, Repubblica sulle loro prime pagine? Qualche importante avvenimento internazionale o nazionale?  No, la prima notizia è la manifestazione Si Tav a Torino, con tanto di diretta streaming da parte del quotidiano di punta del Gruppo Editoriale L’Espresso.
Parliamo chiaramente, è vero, in piazza Castello c’era un numero significativo di persone, è abbastanza futile discutere su quanti fossero realmente, ed è abbastanza miope come calcolo, perché di un corteo non conti solo i numeri, conti come le persone sono arrivate lì e perché. Nonostante ciò  desta qualche sospetto il fatto che la foto che diffondono tutti i giornali è soltanto una, con una precisa angolatura e taglio, era l’unica foto possibile oppure ce ne erano altre che però non avrebbero rappresentato “l’ enorme manifestazione” di cui hanno parlato a reti unificate i nostri media per tutto il giorno offuscando ogni altro evento?
Lasciamo aperta la domanda, proviamo ad andare oltre e a misurarci con la realtà.
Una coalizione abbastanza impresentabile di sigle e nomi costruisce un presidio stanziale in piazza Castello per un ora. Da Forza Nuova al PD, da alcuni sindacati alle associazioni di imprenditori passando per Forza Italia e i gruppi di potere economico della città si radunano per sostenere il Si.
Molte domande sorgono allora spontanee, perché proprio ora? Perchè dopo 25 anni di potente movimento NoTav, chi è favorevole al raddoppiamento della Torino Lione sente solo ora il bisogno di scendere in piazza, superando ogni steccato ideologico (se mai ne avessero avuti)?
È bastato il pronunciamento del comune di Torino contro l’opera, di pochi giorni fa, o questa manifestazione è invece il segnale di una debolezza significativa del fronte favorevole alla TAV, che proprio perché in difficoltà ha bisogno di una rappresentazione pubblica che lo sostenga dal punto di vista mediatico? Perché i media nazionali hanno bisogno di dare visibilità ad una accozzaglia ridicola di sigle priva di progetto ed evidentemente pompata ad arte?
Il movimento No Tav ha riempito decine di volte piazza Castello durante 25 anni di lotta, con la pioggia, il sole, d’estate e d’inverno, senza nessuno streaming dal sito internet più letto in Italia, ma anzi, con tentativi costanti e concreti da parte dei media di delegittimare e occultare ragioni e visione del movimento.
Il movimento No Tav, conscio che è proprio nella città capoluogo piemontese che in questo momento si gioca un importante partita nella battaglia per il blocco dell’opera, ha convocato un grande corteo nazionale per l’8 dicembre, data simbolo per l’anniversario della riconquista di Venaus. Gli avversari, cioè il blocco imprenditoriale affarista e mafioso che vuole l’opera e i suoi fedeli politicanti si agitano come chi chiede aiuto perché non sa nuotare. È una ragione ulteriore per lottare e portare avanti le istanze No Tav con più determinazione di prima.

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