sabato 17 novembre 2018

Dark, femminista e dedita all'oppio: perché Louisa May Alcott non fu mai una "piccola donna".

Per tutti è la mamma di "Piccole donne", ma la scrittrice statunitense non incarnò mai lo stereotipo della brava ragazza di provincia.

Per tutti è la mamma di Piccole donne. Per tutti dovrebbe essere un'autrice dalla forte impronta pedagogica, influenzata dalle teorie del padre filosofo trascendentalista Amos Bronson Alcott. Eppure Louisa May Alcott (1832-1888) era molto più complessa e assai diversa dal santino in cui l'immaginario comune forse ha voluto immortalarla. "Non è la piccola donna che si pensava fosse e la sua vita non è stata un libro per bambini", afferma Harriet Reisen, esperta alcottiana.
Alla signorina Alcott, in realtà, stavano stretti il moralismo e il perbenismo della provincia americana. Oltre ad essere stata una fervente femminista e abolizionista, molto della vera anima della scrittrice si evince dai suoi gusti letterari (fu grande ammiratrice di autori - mi si passi l'aggettivo - "dark" come Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne e Johann Wolfgang Goethe, ndr) e dai testi scritti sotto lo pseudonimo di A. M. Barnard: storie gotiche di fatali e oscure passioni, con protagonisti amanti dei "paradisi artificiali" e del gioco d'azzardo o signorine che assumono oppio e fumano hashish con disinvoltura, in barba allo stereotipo della brava fanciulla di provincia. Stereotipo che la stessa autrice non incarnò mai.

D'altronde, Louisa visse in un ambiente particolare: appena undicenne suo padre la costrinse a trasferirsi insieme a tutta la famiglia a Fruttilandia (Utopian Fruitlands), un'utopica comunità vegetariana dove si viveva di pane azzimo, minestroni e acqua, con il divieto di indossare lane, usare concimi o piantare prodotti agricoli troppo in profondità. Dopo sei mesi, la famiglia della scrittrice abbandonò la comune a causa di malnutrizione e deperimento fisico. Le non floride sorti economiche degli Alcott obbligarono la futura scrittrice a barcamenarsi facendo l'insegnante, la bambinaia e anche la sarta.
Allo scoppio della Guerra Civile americana, tra il 1862 e il 1863, Louisa ebbe anche esperienza come infermiera presso l'Union Hospital di Georgetown. Ma, nel tentativo di curare i pazienti, fu la stessa salute dell'autrice ad avere la peggio: la Alcott contrasse la febbre tifoide, dalla quale non si sarebbe mai davvero ripresa. I postumi della malattia la portarono ad approcciarsi all'uso di oppiacei e hashish.
Louisa, infatti, si convinse che i disturbi post-tifo sofferti le fossero causati da un trattamento a base di calomelano, denominazione del cloruro mercuroso, sostanza tossica ma di comune uso a quell'epoca. Gli oppiacei la aiutarono a contrastare gli effetti collaterali dell'intossicazione e a riposare meglio, tanto che la Alcott continuò ad usarli in maniera intermittente per il resto della sua vita. In PerilousPlay (1869) scrisse:
"Il cielo benedica l'hashish, se i sogni finiscono così!"
Nulla della personalità dell'autrice di Piccole Donne sembrava farla rassomigliare alle sue eroine, o forse solo una lieve affinità la legava alla carica dolcemente sovversiva di Jo March. Dunque, cosa convinse Louisa a donare ai lettori la storia delle quattro sorelle protagoniste? Se è vero che il denaro è motore del mondo, in questo caso è stato anche motore della letteratura: furono proprio le sfortunate condizioni economiche in cui versava la sua famiglia a spingere la scrittrice ad accettare di scrivere un libro per ragazze, su proposta di Thomas Niles, editor della Roberts Brothers Publishing.
"Non mi piace questo genere di cose", scrisse una riluttante Louisa nel suo diario, tanto che solo pesanti pressioni la condussero ad accettare: Niles, infatti, offrì strategicamente il contratto di pubblicazione a Bronson, padre della Alcott. Egli, pur essendo noto pensatore e amico di Emerson e Thoreau, non riuscì mai a raggiungere la fortuna grazie all'attività intellettuale. Così, dinanzi all'opportunità di pubblicazione della sua erede, realizzò vincente opera di persuasione. La scrittrice iniziò la stesura di Piccole Donne nel maggio 1868 e, già a luglio dello stesso anno, le circa 400 pagine del romanzo vennero recapitate sulla scrivania dell'editore. A settembre, la storia di Meg, Jo, Beth e Amy vide la luce della pubblicazione.
A distanza di vent'anni dalla nascita del romanzo che le valse imperitura memoria, Louisa May Alcott morì in quel di Boston per via di un presunto colpo apoplettico. "Is it not meningitis?" ("Non è meningite?"), sussurrò esalando l'ultimo respiro la donna che "piccola donna" non fu mai.

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