Domenica i cittadini di Brescia e provincia saranno chiamati alle
urne per il referendum consultivo sull’acqua come bene pubblico
inalienabile.
Per affidare la gestione del ciclo idrico a una società
totalmente pubblica bisogna votare SI.
Con il No si apre invece la
strada a un sistema aperto agli interessi dei privati.
La consultazione popolare di Brescia è il primo referendum sull’acqua
locale promosso dopo quello nazionale del 2011 che vide platealmente
sconfitta l’ipotesi della privatizzazione nella gestione dell’acqua
pubblica.
contropiano.org
“Volete voi che il gestore unico del Servizio Idrico Integrato per il
territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano
pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte
di soggetti privati?”.
Questo è il quesito che si troverà domenica 18
novembre nella scheda per il referendum consultivo.
Sono 1.172 i seggi in tutta la provincia messi a disposizione dei 970
mila cittadini bresciani aventi diritto di voto.
Occorre barrare con
una “X” sul “sì” se si ritiene che l’acqua debba restare sempre in mano
pubblica, oppure sul “no” se si considera favorevole l’ingresso di una
società privata nella gestione di un bene primario come l’acqua.
Sullo sfondo si aggira come un avvoltoio la holding
A2A quotata in Borsa e che vorremmo mettere le mani definitivamente e
totalmente sull’intero ciclo dell’acqua. Dopo la consultazione,
l’assemblea provinciale dei sindaci sarà chiamata a ratificare quanto
espresso dai cittadini.
Che succederà quindi alle concessioni idriche in mano ad A2A in caso
di vittoria del Si nel referendum?
Nell’immediato nulla, ma mano a mano
che la concessione andrà a concludersi, i comuni entreranno in Acque
bresciane. Che subentrerà nella gestione, lasciando i privati fuori dal
ciclo idrico.
Il processo che ha portato al referendum di domenica è partito il 9
ottobre 2016 quando l’assemblea dei sindaci – con 96 voti a favore, 38
contrari e 10 astenuti – aveva approvato la nascita di Acque Bresciane,
gestore del servizio idrico integrato (acquedotto, depurazione,
fognature) dell’intero territorio bresciano con l’ingresso dei privati.
Nel gennaio 2017 viene costituito il “Comitato promotore del
referendum consultivo provinciale per l’acqua pubblica”. Tutti i
passaggi formali vengono rispettati e nell’arco di dodici mesi scarsi il
quesito referendario depositato il 22 giugno dello scorso anno viene
giudicato ammissibile.
Nel frattempo aderiscono anche 54 Consigli
comunali del bresciano.
Il referendum di Brescia ha un valore politico nazionale, anche se la
decisione finale, però, spetterà all’assemblea dei 205 sindaci della
provincia di Brescia.
Per questo fischiano le orecchie alla società A2a
che nella sua ultima relazione semestrale analizzando l’”Evoluzione
della regolazione ed impatti sulle Business Units del Gruppo”,
sottolinea l’incognita del referendum sui suoi progetti.
Su questo si vota domenica a Brescia e ci auguriamo fortemente che
prevalga il Si e, come avvenuto a Roma domenica scorsa sull’Atac,
l’ennesimo tentativo di privatizzare le municipalizzate dei servizi
venga battuto.
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sabato 17 novembre 2018
Acqua Pubblica. Brescia. Domenica il referendum contro la privatizzazione dell’acqua pubblica. Che vinca il SI.
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