lunedì 14 maggio 2018

Gerusalemme, apre l’ambasciata Usa: “Diciotto morti nella Striscia di Gaza”.

L'inaugurazione segue il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Trump, avvenuto lo scorso 6 dicembre, e giunge in un periodo di alta tensione regionale. La scorsa settimana Trump ha annunciato il ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare iraniano; e due giorni dopo Israele ha colpito decine di obiettivi iraniani in Siria, dopo che l’Iran avrebbe lanciato razzi dalla Siria contro le forze israeliane nelle Alture del Golan.


F.Q.
Il giorno in cui lo Stato di Israele festeggia i 70 anni dalla sua nascita è il giorno scelto dagli Usa per aprire l’ambasciata Usa a Gerusalemme su decisione di Donald Trump. Un evento che ha ulteriormente innalzato la tensione nell’area. Sono diciotti i palestinesi  “uccisi in attacchi sionisti” – tra cui un 14enne – e 500 i feriti secondo il portavoce del ministero della Sanità del governo di Gaza a guida Hamas, Ashraf al-Qudra. Dall’altra parte il portavoce di Tel Aviv fa sapere che “l’esercito si sta misurando” lungo il confine con Gaza con “diecimila dimostranti violenti, e altre migliaia sono disposti nelle loro immediate vicinanze, in dieci punti di attrito. “Hamas – prosegue il portavoce israeliano – sta guidando un’operazione terroristica, mascherata da mobilitazione popolare. Cercherà di compiere attentati e di realizzare infiltrazioni di massa in Israele”. Di conseguenza l’area limitrofa a Gaza è stata proclamata “zona militare chiusa“.

All’inaugurazione della nuova ambasciata – una decisione condannata dall’Onu – non sarà presente Trump in persona: il presidente farà sentire la sua voce con un videomessaggio. Washington ha mandato però una delegazione presidenziale, della quale fanno parte tra gli altri Ivanka Trump e Jared Kushner, figlia e genero (nonché consigliere) del presidente americano. Con loro il vice-segretario di Stato Usa John Sullivan e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin. Alla cerimonia, che comincerà alle 16 ora locale (le 15 in Italia), parteciperanno centinaia di dignitari di Usa e Israele; 800 gli ospiti in totale. Dalla Casa Bianca il tweet del presidente: “Un grande giorno per Israele”
L’esercito israeliano ha praticamente raddoppiato i suoi soldati intorno all’enclave e in Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele, dove sono annunciate proteste, seppur di minore entità. A Gerusalemme sono mobilitati un migliaio di poliziotti israeliani per garantire la sicurezza dell’ambasciata e dei dintorni, nel quartiere periferico di Arnona. L’ambasciata sarà provvisoriamente ospitata nei locali di quello che era il consolato americano, in attesa della costruzione di un nuovo edificio. L’inaugurazione segue il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Trump, avvenuto lo scorso 6 dicembre, e giunge in un periodo di alta tensione regionale. La scorsa settimana Trump ha annunciato il ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare iraniano; e due giorni dopo Israele ha colpito decine di obiettivi iraniani in Siria, dopo che l’Iran avrebbe lanciato razzi dalla Siria contro le forze israeliane nelle Alture del Golan.
L’amministrazione Trump ha promesso di riavviare il processo di pace in Medioriente, ma la scelta di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme ha infiammato gli animi. E domenica il capo di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha diffuso un video-messaggio in cui chiama al jihad contro il trasferimento dell’ambasciata Usa, affermando che questa decisione è una prova del fatto che i negoziati e la riconciliazione sono falliti. Un appello riformulato oggi: spostando l’ambasciata Usa a Gerusalemme, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump “ha svelato il vero volto della moderna crociata. Con lui non funziona la pacificazione ma solo la resistenza tramite il jihad“.

“Gerusalemme resterà la capitale di Israele qualunque sia l’accordo di pace che immaginate”, ha affermato ieri il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accogliendo a un ricevimento Ivanka Trump e Jared Kushner. E domenica gli israeliani hanno cominciato a festeggiare: migliaia hanno marciato per le strade di Gerusalemme, alcuni sventolando bandiere Usa, per celebrare il ‘Jerusalem Day’, cioè la festività annuale di quella che lo Stato ebraico definisce la “riunificazione” della città a seguito della Guerra dei sei giorni del 1967. Israele occupò Cisgiordania e Gerusalemme Est nel 1967 e successivamente annesse Gerusalemme Est con una mossa mai riconosciuta dalla comunità internazionale. Ma martedì i palestinesi commemorano la ‘Nakba’, cioè la ‘catastrofe’ che per loro ha rappresentato la proclamazione di Israele, con l’esodo di oltre 700mila palestinesi fuggiti o espulsi dalle terre un tempo possedute, in coincidenza con la fondazione dello Stato di Israele nel 1948. Le proteste palestinesi erano atetse. E giungono dopo che dal 30 marzo la Striscia di Gaza, al confine con Israele, è teatro della cosiddetta “Grande marcia del ritorno”, con l’obiettivo di chiedere il ‘diritto al ritorno’ per i rifugiati palestinesi e denunciare il blocco imposto da Israele a Gaza.
Israele considera sua capitale l’intera città di Gerusalemme, mentre i palestinesi vedono Gerusalemme Est come capitale del loro futuro Stato. Dal 1967 l’orientamento internazionale è stato che lo status della città va negoziato fra israeliani e palestinesi, ma Trump ha rotto con questa tradizione dichiarando Gerusalemme capitale di Israele: il tyccon sostiene che questo renda possibile la pace togliendo Gerusalemme dal tavolo dei negoziati, ma molti hanno sottolineato che il presidente Usa non ha annunciato alcuna concessione in cambio da parte di Israele.

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