L'ex presidente di
Sicindustria e attuale presidente della Camera di commercio di
Caltanissetta è finito ai domiciliari con l'accusa di associazione a
delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze
dell’ordine. Per gli inquirenti ha messo in piedi una "rete illegale"
per spiare l'inchiesta scattata contro di lui tre anni fa. Una rete di
cui facevano parte anche esponenti delle forze dell'ordine.
Era considerato un paladino della
legalità, il simbolo della riscossa degli imprenditori siciliani contro
Cosa nostra. Ma dopo
le indagini iniziate tre anni fa per concorso esterno in associazione mafiosa, per
Antonello Montante sono scattati gli
arresti domiciliari. L’ex presidente di
Sicindustria e attuale presidente della Camera di commercio di
Caltanissetta è accusato dagli inquirenti di associazione a delinquere finalizzata alla
corruzione
di esponenti delle forze dell’ordine. Secondo la procura nissena,
infatti, Montante aveva messo in piedi una “rete illegale” per
spiare l’inchiesta scattata contro di lui tre anni fa. Una rete di cui facevano parte anche esponenti delle forze dell’ordine.
Sono finiti ai domiciliari, infatti, anche il colonnello dei carabinieri
Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo tornato all’Arma dopo un periodo nei servizi segreti,
Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo,
Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano,
Ettore Orfanello,
ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza
a Palermo. Agli arresti anche il re dei supermercati Massimo Romano che
gestisce la catena “Mizzica” – Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti
vendita nella regione. Il sesto provvedimento cautelare riguarda
Giuseppe Graceffa,
vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, sospeso dal
servizio per un anno. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono
associazione per delinquere finalizzata a commettere delitti contro la
pubblica amministrazione,
accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. Romano venne
indagato per corruzione nell’ambito di una verifica fiscale, andata a
buon fine per l’imprenditore, e con lui nell’inchiesta finì anche il
maggiore Orfanello. Romano era nel team della legalità di Sicindustria
ed è stato presidente Confidi dei Caltanissetta.
Montante è stato uno degli esponenti di punta della svolta antimafia di
Confindustria, ricoprendo anche la carica di responsabile per la
Legalità. Nel 2015 aveva ottenuto un ruolo a livello nazionale: il governo lo aveva scelto come componente dell’
Agenzia dei beni confiscati,
l’ente che gestisce le proprietà immobiliari confiscati ai boss di Cosa
Nostra. Ma l’avviso di garanzia ricevuto a gennaio 2016 grazie
soprattutto alle dichiarazioni di alcuni
pentiti di mafia aveva gettato più di un’ombra sul suo operato. I
magistrati gli contestavano legami d’affari e rapporti di amicizia con
Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di
Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992.
Adesso il procuratore
Amedeo Bertone, dall’aggiunto
Gabriele Paci
e dai sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso gli contestano di
aver creato una rete illegale per spiare proprio quell’inchiesta che
era scattata nei suoi confronti tre anni fa. E di quella rete facevano
parte esponenti delle forze dell’ordine.
Nessun commento:
Posta un commento