Per la prima volta ai vertici della Cia una donna: Gina Haspel, già vicedirettore.
Il
dato certo, oggi, è che in questi mesi Gina Haspel ha saputo costruirsi
attorno un clima di consenso. E' vero, la sua nomina è la consecutio di
un'altra serie di nomine: dall'
addio di Rex Tillerson
al Dipartimento di Stato all'arrivo di Mike Pompeo, che ha lasciato una
casella vuota alla Cia. Insomma, è venuto ad innescarsi un effetto
domino che ha portato la Haspel sul primo gradino dei servizi americani
quasi per caso. Ma a volte è proprio il caso a governare il mondo.
Intanto lei si gode la promozione. Ha un curriculum di tutto rispetto, inclusa qualche grana passata. Anzi, forse più di una.
Ad esempio: nella
terminologia militare un "black site" è un sito segreto dove la Cia
porta avanti progetti segreti. In gran parte dei casi sono luoghi dove
agenti sotto copertura torturano talebani, terroristi e nemici del
popolo. Nell'era Bush (figlio), la Haspel era a capo di uno di questi
"black site", in Thailandia (altri si trovavano in Afghanistan, Polonia,
Marocco e Romania).
Il nome in codice di quel sito era "Cat's Eye" e
dentro c'erano rinchiusi un paio di soggetti sospettati di essere membri
di al Qaeda. Erano tempi difficilissimi, a un anno dal terribile
attacco alle Torri Gemelle. E valeva tutto, almeno secondo la Haspel,
che diede il via libera a trattamenti di tortura non autorizzati nei
confronti di Abd al-Rahim al-Nashiri e Abu Zubaydah (entrambi trasferiti
poi a Guantanamo).
Li
sottopose a waterboarding (una forma di tortura consistente
nell'immobilizzare un individuo versandogli acqua sulla faccia e
simulare un annegamento). Li fece privare del sonno, rinchiudere in
delle scatole. Zubaydah, che successivamente gli inquirenti
considerarono "non in possesso di alcuna informazione utile", durante le
torture perse l'occhio sinistro. Tre anni più tardi, nel 2005, la
Haspel tentò di cancellare ogni traccia distruggendo i nastri in cui
erano state registrate le atrocità compiute dai suoi uomini. Venne
scoperta e l'episodio le costò la promozione, nel 2013, a direttore
delle operazioni clandestine della Cia.
Oggi
la sua nomina è in perfetta sintonia con il pensiero Trump, che a
gennaio dello scorso anno non esitò, nel corso di una intervista alla
Abc, a dire che nella lotta al terrorismo "la tortura funziona eccome,
assolutamente sì". La Haspel ha forse dunque pochi meriti, se non quello
di raccogliere i semi piantati dieci anni fa. Con uno scenario,
all'orizzonte, che fa paura. A partire, ancora una volta,
dall'Afghanistan.
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