domenica 6 agosto 2017

Crisi venezuelana, parla Giulietto Chiesa

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“Si tratta di una classica rivoluzione colorata insufflata dall’esterno, il mainstream media non ha quasi più nulla a che fare con l’informazione. È divenuto propaganda elementare.”
In seguito alla decisione, poi revocata, del Tribunal Supremo de Justicia (TSJ) di avocare a sé i poteri del parlamento considerando l’Assemblea Nazionale in stato di oltraggio e ribellione l’opposizione antichavista della Mesa de la Unidad Democrática (Tavola dell’Unità Democratica, MUD) ha intrapreso una violentissima guerriglia urbana causa di oltre settanta morti. Ne abbiamo parlato con il giornalista Giulietto Chiesa:
1.  Da quasi tre mesi e a tre anni dalle guarimbas, che nel febbraio 2014 provocarono 43 morti e 850 feriti, l’opposizione antichavista ha ripreso la guerriglia violenta contro il presidente Maduro. Si sta agitando il vecchio spettro, mai sopito in America Latina, del colpo di stato?

Si tratta di una classica rivoluzione colorata insufflata dall’esterno. Il colpo di stato incombe. Il tutto è parte di un cambio di strategia degli USA sull’America Latina in generale, di cui è parte la caduta dell’Argentina nelle mani dei circoli di compratori e l’offensiva contro il Brasile di Lula.
2. Il presidente statunitense Donald Trump ha recentemente incontrato Lilian Tintori, moglie dell’ex sindaco di Chaco Leopoldo Lopez artefice della violenta insurrezione denominata “La Salida” (L’uscita) nel gennaio 2014 e condannato per questo a 13 anni di reclusione per terrorismo, il segretario di Stato Usa è Rex Tillerson, ex amministratore delegato della multinazionale ExxonMobil che proprio sotto la sua guida ha intrapreso un arbitrato internazionale contro la nazione bolivariana. Inoltre, l’ex presidente Barack Obama aveva lasciato la carica rinnovando le sanzioni al Venezuela e definendolo una “minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti”. Che ruolo stanno giocando gli USA in queste insurrezioni violente della coalizione liberista?
L’era Obama è stata caratterizzata dal ritorno offensivo dei circoli dirigenti americani verso l’America Latina in generale, dopo l’eclisse di Bush Junior, occupato a gestire la “guerra contro il terrorismo” da lui stesso creata. Poi sono arrivati i liberali abominevoli e hanno ricordato di essere i padroni dell’America Latina. Stanno tentando di riprendersela tutta.
3. I media internazionali si sono uniti nel dare una lettura unica delle proteste incorrendo spesso in grossolani errori senza nutrire nemmeno la necessità di pubblicare delle rettifiche. L’ultimo colossale errore del quotidiano “La Repubblica” ha riguardato l’uccisione del giovane Juan Bautista Lopez Manjarres indicato come uno degli attivisti universitari anti-Maduro mentre già guardando il suo profilo fb, in cui aveva una foto con il comandante Chavez, sarebbe stato facile capire che si tratta dell’ennesimo militante chavista assassinato dalle opposizioni. Si tratta di semplice disinformazionecon poca cura delle fonti o di una chiara volontà di sovvertire la realtà?
Il mainstream media non ha più quasi nulla a che vedere con l’informazione. È divenuto propaganda elementare. I proprietari universali hanno fretta di passare dalla carota al bastone e dunque stanno “semplificando” il loro messaggio, rendendolo più brutale. In parte non sta funzionando. Forse hanno affrettato troppo i tempi e hanno pensato che il processo di lobotomizzazione cui hanno già sottoposto il mondo occidentale sia già stato completato. Invece non lo è ancora. Il che non significa che non funziona più. Significa soltanto che non funziona come loro vorrebbero. Sul Venezuela – come su tutti i momenti più aspri dello scontro- i mass media italiani hanno confermato di essere i più stupidi del mondo intero.
4. In America Latina i populismi hanno dei precedenti storici e negli ultimi venti anni hanno superato anche la prova di governo. La controparte ha quindi deciso di alzare l’asticella sostenendo che la crisi dell’economia venezuelana non sia figlia degli ultimi anni ma abbia iniziato a manifestarsi addirittura a metà del mandato di Hugo Chavez nonostante la FAO e altre organizzazioni internazionali testimonino il contrario. Si tratta della reductio ad Hitlerum contro un’idea, quella del socialismo del XXI secolo, in grado di arginare la globalizzazione?
Sfortunatamente l’esperienza latino-americana democratica e popolare sta facendo tutto da sola. La sinistra europea non c’è più e dunque non esercita alcuna funzione solidale. L’ex sinistra europea è passata armi e bagagli al nemico. In queste condizioni Venezuela, Brasile, Argentina, Bolivia, sono costrette a difendersi da sole. E hanno grandi problemi a fronteggiare la guerra ibrida, finanziaria, monetaria, eversiva, che viene condotta contro di loro. Questo isolamento è un fattore grave.
5. L’onorevole del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio aveva proposto la mediazione dei paesi ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe) in Libia, una proposta che ha fatto gridare allo scandalo i più eppure proprio con Chavez era nata una fortissima alleanza tra i paesi socialisti latino-americani e quelli del panarabismo arabo, tra cui Gheddafi e Assad. Qualcuno ha paura dell’asse Sud-Sud nel Mondo?
Non è un caso che Gheddafi sia stato ucciso e si sia cercato di uccidere anche Bashar al-Assad. La Russia e la Cina, oltre all’Iran, potrebbero in un certo senso fare da riparo, seppure parziale, ma entrambe non sembrano interessate. Forse non hanno capito la portata di questo scontro. Forse, ciascuna per conto proprio, cerca di sottrarsi all’offensiva finale del dominio imperiale, ma ci sono debolezze oggettive e soggettive che impediscono la creazione di un fronte comune.
(di Luca Lezzi)

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