Di fatto, al momento, tutto è fermo per l’Italia, seconda beneficiaria dei rimborsi tra i 28 Paesi. Trentuno miliardi destinati al Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e al Fondo sociale europeo (Fes), che cofinanziano 30 progetti – e non enti, più volte finiti del mirino della Corte dei Conti a causa di sprechi e spese – e sono finalizzati a crescita e competitività, dalle infrastrutture alla diffusione dei servizi digitali.
Soldi che al momento restano bloccati, perché – secondo quanto emerso da stampa e agenzie – governo e regioni non hanno ancora completato la procedura di designazione delle autorità di gestione, certificazione e controllo dei progetti – approvati un anno e mezzo fa – a cui dovrebbero essere destinate le risorse. E così, spiega una fonte comunitaria citata dalle agenzie di stampa, “non possono essere inviate richieste di rimborso alla Commissione“. Ma anche sul punto delle autorità De Vincenti rassicura: “Le autorità di gestione, controllo e certificazione sono tutte già state nominate, stanno lavorando e i programmi stanno procedendo”. E sottolineando come altri Paesi europei si trovino nella stessa condizione, prosegue: “Il lavoro procede e siamo certi, come testimoniato dallo straordinario recupero compiuto da questo governo sui fondi 2007-2013, che l’avvio di questa programmazione raggiungerà gli obiettivi annuali che ci siamo prefissati”.
Quindi, niente soldi dalla Ue almeno fino a quando non si sbloccherà la situazione a livello regionale e ministeriale. E questo nonostante il nostro sia il secondo Paese dei 28 che riceve la quantità di fondi più rilevante. Tra i casi più virtuosi c’è la Polonia, primo beneficiario tra i 28 con oltre 70 miliardi, che ha portato a termine 20 programmi su 21. E già prima dell’estate la Commissione europea aveva scritto all’Italia per sollecitare l’accelerazione delle procedure, anche perché nel 2018 ci sarà la prima verifica.
Il ritardo dell’Italia emerge nel corso della Settimana delle città e delle regioni Ue a Bruxelles, dove il commissario europeo alle Politiche regionali Corina Cretu ha ricordato anche i “molti miliardi delle politiche di coesione Ue che negli anni “sono stati assegnati all’Italia del sud”. Al momento, però, ha proseguito, “non ne vediamo i risultati” e occorre “un rafforzamento della capacità amministrativa“. Durante il dibattito, organizzato dal Comitato europeo delle Regioni e dalla Commissione Ue, Cretu ha poi sottolineato “il divario nello sviluppo tra il nord e il sud Italia”, citando in particolare “Campania, Sicilia e Calabria” e auspicando che queste regioni “traggano esperienza dal passato”.
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