Il blitz dei carabinieri a
Francavilla Fontana: i migranti erano costretti a lavorare 16 ore al
giorno e a vivere ammassati in baracche, sorvegliati a vista. Una
complice fuggita in Romania.
repubblica.it di SONIA GIOIA
BRINDISI - Trenta euro per 16 ore di lavoro al giorno: era la paga dei migranti costretti a lavorare nei campi, sorvegliati a vista dai caporali. Due persone, madre e figlio, sono finite in manette per concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati in un blitz dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana contro il caporalato.
Complice dei due arrestati una donna rumena, che è riuscita a sfuggire alla cattura rifugiandosi nel suo Paese: secondo la Procura di Brindisi aveva un ruolo cruciale nel reclutamento della manodopera. Le indagini dei carabinieri al comando del capitano Nicola Maggio hanno accertato che i lavoratori oltre ad essere sottomessi e costretti a lavorare da un minimo di 12-13 ore fino a 16 ore giornaliere incassando paghe da fame, venivano sorvegliati a vista dai caporali per evitare che fuggissero e costretti a vivere in alloggi fatiscenti.
Scrive il gip nella ordinanza di custodia cautelare: "Le indagini hanno consentito di accertare le responsabilità degli indagati dediti al reclutamento e alla gestione di manodopera agricola, sfruttata mediante minacce e intimidazioni, approfittando dello stato di bisogno e di necessità dei lavoratori".
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