Commissione Ambiente. Ok all’emendamento che apre alla
gestione dei privati. M5S e Sinistra Italiana lasciano i lavori per
protesta: "Traditi 27 milioni di cittadini che votarono il referendum
nel 2011". Lo scontro adesso si sposta in Aula. In tutte le città dove i
servizi idrici sono stati privatizzati le tariffe sono cresciute
esponenzialmente.
ilmanifesto.info
L’ultimo regalo del Pd agli italiani riguarda l’acqua: il “blitz” è
avvenuto ieri in Commissione Ambiente della Camera, dove è stato
approvato un emendamento – a firma Enrico Borghi – che ha abrogato
l’articolo 6 del progetto di legge sull’acqua, e con esso l’obbligo che
la gestione dei servizi idrici sia pubblica.
«È stato eliminato il cuore
della legge, tradendo così i 27 milioni di cittadini che hanno votato
il referendum del 2011. Noi ritiriamo la nostra firma», hanno protestato
M5S e Sinistra italiana, che avevano sostenuto la proposta di legge di
iniziativa popolare sottoscritta da 400 mila persone dopo il referendum.
L’articolo 6, in ossequio ai risultati del voto di cinque anni fa (il
95% dei votanti si era espresso contro la privatizzazione), definiva il
servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di
rilevanza economica e ne disponeva quindi l’affidamento esclusivo a enti
di diritto pubblico. Di conseguenza la norma, così come era stata
approntata in accordo con il Forum Acqua bene comune, vietava
l’acquisizione di quote azionarie di società di gestione del servizio
idrico integrato. Ma essendo stato abrogato l’obbligo, si riaprono ora
le porte ai privati: porte in realtà mai del tutto chiuse, visto che in
molte città la gestione è già passata di mano a imprese non pubbliche.
La legge avrebbe dovuto appunto recepire gli esiti del referendum e
definire regole uniformi su tutto il territorio nazionale.
I deputati di M5S e Sinistra italiana hanno abbandonato i lavori
della Commissione per protesta, lasciando che fosse approvata – dopo
l’emendamento “privatizzatore” – dalla sola maggioranza, con l’accordo
del governo. Va ricordato che lo stesso premier Matteo Renzi – allora
era sindaco di Firenze – nel 2011 aveva annunciato il suo Sì al
referendum per l’acqua pubblica, e si era speso in tweet e
dichiarazioni.
«Oggi è il giorno in cui con un emendamento di poche righe il Pd
affossa la volontà di 27 milioni di italiani – ha commentato Federica
Daga (M5S), prima firmataria della proposta di legge – Cancellando
l’articolo 6 della legge di iniziativa popolare si elimina l’obbligo che
l’acqua, la sua gestione e le infrastrutture idriche siano pubbliche. È
come se un referendum non ci fosse stato. Come se i cittadini non
avessero parlato. Per questo il M5S ha ritirato la firma da questa legge
porcata. Se la votassero loro. Ma non ci fermeremo. Accanto ai comitati
per l’acqua pubblica ci batteremo in Aula per riportare il testo alla
sua vocazione originaria, nel rispetto del referendum. E impugneremo
questo testo aberrante in ogni sede e in ogni luogo».
«Quello che sta accadendo sull’acqua pubblica ha dell’incredibile – dice
Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana – C’era una proposta di legge,
elaborata da SI-Sel e M5S, che definiva l’acqua come bene comune e dava
seguito agli esiti del famoso referendum del 2011 in cui 27 milioni di
italiani si schierarono apertamente per l’acqua pubblica. Ora in
Commissione Ambiente è passato un emendamento del Pd che non obbliga
alla gestione pubblica e spalanca di fatto un portone alla
privatizzazione dei servizi idrici. Per questo i deputati di Sinistra
Italiana hanno abbandonato la Commissione e ritirato le firme dalla
proposta di legge. Se vogliono continuare a sfasciare l’esito del
referendum e privatizzare l’acqua lo facciano senza il nostro aiuto».Il Pd si difende, affermando che la legge, così come è passata in
Commissione Ambiente, «conferma la proprietà pubblica dell’acqua», e
«prevede invece che i privati possano partecipare alla gestione dei
servizi idrici, tema mai toccato dal referendum del 2011», dice Enrico
Borghi. In modo da avere «servizi più efficienti»: così che «l’acqua sia
garantita a tutti, con un servizio di qualità, nel rispetto delle
direttive europee e dell’autonomia comunale e a costi contenuti inseriti
in tariffa e non sulla fiscalità generale». «Non ci attarderemo –
conclude il deputato Pd – nel dirigismo, nella difesa dei carrozzoni e
dell’aumento delle imposte come vorrebbero i grillini».Ma secondo l’M5S le tesi del Pd e dello stesso Renzi – «che ha cambiato
idea rispetto al 2011» – sono influenzate dall’«intervento delle
multinazionali»: la gestione privata dei servizi idrici, affermano, in
tutte le città in cui è stata sperimentata ha riservato grossi guai agli
utenti. «Le privatizzazioni – spiega Federica Daga – in questi anni
hanno portato una serie di problemi: 1) la riduzione del costo del
lavoro, attraverso la diminuzione dell’occupazione e la precarizzazione
dei contratti; 2)la riduzione degli investimenti, come già sperimentato
(-19%) nell’ultimo decennio di gestioni attraverso SpA; 3) la riduzione
della qualità del servizio, con meno manutenzioni e controlli; 4)
l’aumento delle tariffe, che infatti salgono esponenzialmente».
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