lunedì 7 aprile 2014

Nord di Roma. EMERGENZA ACQUE INQUINATE Arsenico e tumori, in ritardo potabilizzazione e controlli medici

Rifornimento d’acqua potabile dall’autobotte nel Viterbese (Proto)

corriere.it di Michele Marangon


ROMA - L’emergenza sanitaria legata alla presenza dell’arsenico nelle acque del viterberse permane. A denunciare l’insufficiente azione del gestore e della Regione Lazio per ridurre il rischio derivante dall’esposizione è l’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo, a pochi giorni di distanza dalle denunce arrivate dalla zona di Roma Nord con la conseguente apertura di una inchiesta della procura capitolina per il reato di avvelenamento.
Velenoso e cancerogeno
L’Arsenico, la cui presenza non deve superare i 10 microgrammi per litro, e classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon.

Dearsenizzazione a rilento
Nella Tuscia la rabbia corre su un doppio binario: da un lato la lentezza con cui procedono i cantieri finalizzati alla dearsenizzazione, dall’altro c’è la denuncia di come alle indagine epidemiologiche condotte sulla popolazione non sia stato dato seguito a screening sanitari sulla popolazione più sensibile al pericolo. I bambini prima di tutto. Rispetto agli interventi per la potabilizzazione incombe la data del 31 dicembre 2014 per la conclusione della cosiddetta ‘fase II’ ( 24 milioni di euro il costo complessivo degli appalti da ultimare nelle aree con concentrazione di arsenico tra 10 e 20 microgrammi) che prevede l’ultimazione di 27 interventi che riguardano 17 comuni, compreso il capoluogo Viterbo. Dal cronoprogramma aggiornato a Marzo 2014, emerge che quattro cantieri non sono stai ancora consegnati, mentre quelli avviati per la maggior parte si trovano al 30% dello stato di attuazione. Per il montaggio delle apparecchiature e l’immissione in rete di acqua pulita ci vorranno ancora mesi.
Tuscia, mortalità in aumento
Come spiegano dall’Isde (Associazione italiana medici per l’ambiente): «Il 20 ottobre di due anni fa, presso la sede dell’Ordine dei Medici di Viterbo, la dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente e il dottor Luciano Sordini, segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale - sezione di Viterbo, presentavano i dati rilevanti e preoccupanti dello studio su mortalità e malattie correlate all’esposizione cronica all’arsenico nei cittadini residenti in tutti i comuni interessati della Provincia di Viterbo. Questo studio documentava una situazione sanitaria estremamente grave e preoccupante in particolare nell’Alto Lazio, riportando a pagina 42: “l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete)”».
Pericolo contaminazione alimenti
Aggiungono i medici: «A pagina 8: “I risultati dell’indagine evidenziano alcuni eccessi di mortalità, di prevalenza e di incidenza, per patologie per le quali è stata già evidenziata nella letteratura internazionale un’associazione con esposizione ad Arsenico (gruppo di comuni a maggior esposizione nella provincia di Viterbo: Caprarola, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Carbognano, Capranica, Nepi, Ronciglione) e nei comuni esposti della provincia di Latina. A due anni di distanza dalla conclusione di questo studio al quale si sono successivamente aggiunti anche i risultati della ricerca “Arsenico urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di arsenico nel Lazio”, realizzata dall’ Istituto superiore di Sanità,che confermano la contaminazione da arsenico anche attraverso gli alimenti, l’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo deve purtroppo continuare a denunciare l’inadeguatezza, l’incompletezza e l’insufficienza di interventi risolutivi a tutela della salute delle popolazioni dell’Alto Lazio».
«La popolazione va tutelata»
«L’Isde di Viterbo - conclude la nota - torna a chiedere che si avviino subito programmi di prevenzione, con screening gratuiti, relativi alle patologie correlate all’esposizione cronica all’arsenico e al fluoro ed evidenziate dal succitato lavoro di ricerca, studi di tipo osservazionale dello stato di salute delle popolazioni e in particolare dello stato di salute dei bambini, anche per i noti effetti tossici e cancerogeni dell’arsenico sullo sviluppo neurocerebrale fetale e pediatrico».

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