lunedì 7 aprile 2014

Giudizio immediato per la dama bianca Il giallo della cattura.

coriere.i di Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini

Almeno dieci anni di carcere ed esclusione dai benefici per i detenuti. Appare ormai segnata la strada giudiziaria di Federica Gagliardi, 34 anni, la «dama bianca» arrestata il 13 marzo scorso all’aeroporto di Fiumicino con 24 chili di cocaina nascosti in un trolley e in uno zainetto. Perché entro la fine della settimana dovrebbero arrivare i risultati della perizia ordinata dai pubblici ministeri di Civitavecchia sulla polvere bianca. E subito dopo sarà disposto il giudizio immediato. Vuol dire processo veloce, senza ulteriori accertamenti, per l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Vuol dire soprattutto una lunga reclusione che la donna potrebbe «alleggerire» se decidesse di collaborare. Ed è proprio questo l’obiettivo dei magistrati di Napoli che da tempo indagavano sull’importazione di droga dal Venezuela per conto della camorra. Anche perché ci sono ancora numerosi misteri da chiarire.
Finora la linea scelta dall’indagata è quella del silenzio. Ma non si può escludere che una condanna pesante la convinca alla fine a parlare. I pubblici ministeri hanno individuato il «broker» che l’ha assoldata per effettuare almeno due «trasporti» da Caracas. Più complicato appare scoprire la rete dei clienti. Anche perché sulle fasi della cattura pesano troppi interrogativi. Il 13 marzo, dopo aver avuto la conferma che Gagliardi si era imbarcata sul volo diretto a Roma, i pubblici ministeri di Napoli firmarono un decreto di «ritardato sequestro» del carico di droga. Vuol dire che la donna doveva essere pedinata fino all’avvenuta consegna dei due bagagli pieni di cocaina. In questo modo sarebbe stato così individuato, e probabilmente catturato, anche il mediatore consentendo agli inquirenti di aggiungere tasselli fondamentali per l’inchiesta. E invece non è andata affatto così.
La «dama bianca» è stata prelevata subito dopo l’atterraggio, mentre era ancora sulla scaletta dell’aereo. Perché si è deciso di non attendere il passaggio al varco del controllo documenti? Perché i finanzieri in servizio presso lo scalo di Fiumicino e quelli provenienti da Napoli hanno preferito agire subito pregiudicando la possibilità di pedinarla e dunque di effettuare altri arresti? La giustificazione è che ci fosse il rischio di perdere il carico. E questo alimenta un ulteriore sospetto: Gagliardi doveva passare dal varco autorità, quello che non prevede alcun tipo di controllo. La donna, che in passato aveva viaggiato al seguito di Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio e poi per un lungo periodo ha fatto parte dello staff di alcuni politici, avrebbe avuto la rassicurazione di uscire dall’aeroporto senza dover effettuare alcuna fermata.
Si spiegherebbe così la sua prima reazione di fronte agli investigatori: «Sono stata tradita». Ma da chi? Non solo. Le disposizioni impartite dalla procura prevedevano di tenere riservata l’informazione che la cattura fosse stata disposta dai magistrati di Napoli. Quello della Gagliardi doveva sembrare un fermo casuale. Così non è stato e anche in questo caso c’è il sospetto che la fuga di notizie sia servita ad avvisare i suoi interlocutori, mettendoli in guardia sul fatto che i telefoni della donna e quello dei suoi contatti fossero sotto controllo. Ecco perché la sua collaborazione potrebbe diventare preziosa per chi indaga.
Finora il suo legale Nicola Capozzoli ha escluso categoricamente questa possibilità. «La mia cliente si difenderà», ha sempre dichiarato. Nell’organizzazione camorristica Gagliardi è certamente un pesce piccolo, ma le sue conoscenze nel mondo della politica e dell’imprenditoria portano a personaggi famosi e potenti. Ecco perché sono ancora in molti a temere che possa cambiare strategia processuale, rivelando che cosa ci sia davvero dietro la scelta di diventare «corriere» per conto dei clan camorristici. Anello di congiunzione tra la criminalità e i palazzi romani.

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