Nello stabilimento di abiti è crollata una parte dove gli operai trascorrevano la notte, costituita da piccoli 'loculi'. Tre feriti, di cui due gravi ricoverati in rianimazione. Il ministro Kyenge: "E' grave la violazione della dignità umana dei lavoratori".
L’incendio si è sviluppato questa mattina presto in via Toscana, in un capannone che produce abiti con all’interno materiali e stoffe infiammabili. Il fuoco ha causato il crollo di una parte del fabbricato adibito a dormitorio: piccoli ambienti ricavati con pareti di cartongesso, dove probabilmente si trovavano a dormire le persone trovate morte. Lo stabile, di proprietà di un italiano, è uno dei tanti nell’area di Macrolotto dove gli operai cinesi lavorano per il made in Italy in condizioni che spesso sono di sfruttamento.
Delle sette vittime, cinque sono uomini di cittadinanza cinese. Delle altre due non è stato ancora possibile identificare il sesso. Il primo cadavere è stato estratto dalle macerie intorno alle nove. Indossava una specie di divisa. Secondo la polizia, stando alle testimonianze raccolte, all’interno del capannone erano presenti una decina di persone, tutte di nazionalità cinese. Sono uomini anche i due feriti gravi, che presentano ustioni e segni di intossicamento da fumo e sono ricoverati in rianimazione. Lievemente ferita anche una donna.
A dare l’allarme è stato un ex carabiniere: “Stavo passando con la mia auto – racconta Leonardo Tuci dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo – quando ho visto una colonna di fumo provenire dal capannone. Mi sono avvicinato e ho visto che c’erano alcuni cinesi che mi venivano incontro piangendo e urlando. Sono corso verso il capannone e ho visto un cinese che con un estintore in mano cercava di spegnere l’incendio. Allora ho preso anche io un estintore per aiutarlo. Era stremato, anche per il freddo, e continuavo a sentire le urla dei cinesi”.
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