lunedì 25 giugno 2018

Il lavoro in galera

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La ministra della funzione pubblica Bongiorno, che ha come massimo lustro della sua carriera l’assoluzione per prescrizione di Andreotti, ha proposto la schedatura dei dipendenti pubblici, con impronte digitali e biometriche. Come i rom e i sinti, che devono essere censiti perché rubacchiano, i pubblici devono essere controllati come in un carcere, perché tra di essi si annidano i furbetti del cartellino.
È la società del sospetto del sopruso e della ferocia che mette tutto il lavoro in galera, senza distinzioni tra padrone pubblico e padrone privato.
La maestra Flavia Cassaro di Torino, che dopo essere stata sottoposta alle cure degli idranti e delle cariche della polizia ha inveito contro di essa, è stata licenziata. Da tutte le scuole del Regno verrebbe da dire.
L’operaio Mimmo Mignano, che insieme a altri quattro compagni ha protestato contro i suicidi dei lavoratori FIAT emarginati e bullizzati dall’azienda, ha visto il licenziamento confermato dalla Cassazione. E ora padrone e giudici vogliono indietro gli stipendi che gli operai hanno ricevuto.
La ferocia quotidiana del potere non colpisce solo poveri e migranti, ma sempre di più anche quel mondo del lavoro che una volta aveva diritti e potere. Anzi si può tranquillamente affermare che la violenza economica e di stato contro gli ultimi, costituisce solo la leva per colpire i penultimi.

È la schiavitù che avanza, presentata sempre come necessità oggettiva, banale persino, di affermare regole. Bongiorno, Salvini e Marchionne vogliono tutti affermare lo stesso principio: ordine e disciplina per Dio!
Naturalmente il potere autoritario che toglie ogni libertà al lavoro ha anche le sue preferenze ed i suoi protetti. Il carabiniere che ha detto la verità sui suoi colleghi responsabili della morte Cucchi è perseguitato dai vertici dell’Arma, mentre gli autori del crimine sono ancora tutti al lavoro. Ricchi e potenti sono blanditi, oggetto di regali, assolti prreventivamente. Il potere autoritario in Italia ha sempre i tratti del potere mafioso. Che non a caso è scomparso dai proclami legge ed ordine di Salvini e compagnia.
Ogni giorno che passa veniamo abituati a considerare normale qualche orrore in più, dopo le impronte digitali ci potrebbero essere magari le tute arancioni per chi viola le regole, naturalmente solo per poterli distinguere, che diamine.
I governi precedenti nel nome del mercato hanno distrutto i diritti e il senso stesso della dignità del lavoro. Quello attuale su queste macerie vuole ricostruire il potere dell’autorità sulle persone, di ogni autorità, pubblica o privata che sia.
È come se ci sia stata una divisione dei compiti. Uno ha distrutto in basso, l’altro ricostruisce in alto. Tra governi vecchi e governo nuovo si passa il testimone di un potere ogni giorno più feroce.

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