lunedì 28 maggio 2018

Va affermata un'altra idea d'Europa, così com'è foraggia i Salvini come gli Schaeuble.

Spero che questa gara tra chi sta con Mattarella e chi invece parla di golpe finisca presto. 
 
Spero che qualcuno abbia ben chiaro che in ogni caso, stiamo dentro uno scontro, spesso come spettatori ai quali è concesso solo il tifo, potente, dalle conseguenze terribili per quelli che stanno peggio, a partire da chi è povero e migrante, precario e sfruttato.
Solo cambiando punto di vista, e dunque smettendo di crederci tutti sullo stesso piano, potremo forse leggere quello che sta accadendo ed essere in grado di raccontarlo agli altri, a quelli con cui abbiamo bisogno di stare per avere forza, per sostenere un conflitto.
Un presidente della Repubblica non ha lo stesso sentire di uno che vuole cambiare il mondo.
Un qualunquista populista per il quale Salvini non è un pericoloso razzista ma un partner di governo, non si pone gli stessi problemi di coloro che vorrebbero che gli esseri umani fossero più importanti dei mercati.
Uno come Salvini, che ha come miti Putin e Orban, non è esattamente comparabile allo Tsipras italiano né Savona è Varoufakis.
Cambiare punto di vista, di osservazione, significa saper guardare un po' di sbieco le cose, senza immedesimarsi con chi ha altri scopi, ruoli, interessi.

E dunque poter leggere le contraddizioni di un sistema di certo malato se produce quello che combattiamo ogni giorno da tanti anni, nel quale siamo anche noi immersi fino al collo. Ci sono contraddizioni di sistema che colpevolmente non vengono mai tenute in considerazione.
Per esempio Salvini ministro dell'Interno per me lo era molto di più che Savona all'economia. Ma è il mio punto di vista, so che non coincide con quello dell'establishment. Ma di certo non mi dolgo del fatto che tra di loro, tra quelli che sono comunque altro da me, ne esplodano altri.
Non do giudizi assoluti su niente, perché so che lo stesso sistema e gli stessi poteri, gli stessi garanti, oggi impediscono a Salvini di impadronirsi dei corpi di polizia, e ieri hanno permesso a Minniti di bloccare nei lager libici centinaia di donne uomini e bambini.
Cerco di usare dunque lo scontro tra loro, sapendo che sono diversi tra loro, e per me il peggiore è di certo Salvini, ma marco la distanza, non mi confondo pensando di avere le stesse ragioni di un presidente della Repubblica.
Perché non lo sono, e perché non mi serve esserlo. Perché il mondo non lo hanno mai cambiato i presidenti della Repubblica. Mattarella ha usato le sue prerogative per impedire a Salvini e Di Maio di governare. Ha fatto bene, ha fatto male? Ma da quale punto di vista?
Immediatamente sono felice che ancora non partano le deportazioni di massa dei migranti, o non venga data la licenza di uccidere agli avvinazzati delle villette a schiera che dopo aver ucciso il ladro ammazzano moglie e figli.
Ha usato Mattarella, l'argomento Savona, e cioè l'effetto sui conti, mercati, bot, interessi sul debito etc che la sua nomina avrebbe determinato. E perché Tsipras, quando ha dovuto mettere alla porta Varoufakis, per cosa pensiamo l'abbia fatto? È giusto?
Ma ancora, da quale punto di vista? Se questo provoca il default dei conti pubblici, ovvero sospensione dei pagamenti degli stipendi e chiusura dei prelievi in banca, dal punto di vista di un presidente della Repubblica che deve garantire che non crolli tutto domani mattina, ha fatto bene. Se volevano governare bastava cambiare un nome. Siamo dunque dipendenti dalle agenzie di rating? Certo, e lo diciamo da vent'anni.
Dal mio punto di vista non è giusto, non lo è mai stato, ma questa idea finora non ha mai oltrepassato la zona rossa che divide l'idea dal progetto. Ecco, per esempio, quelli che non hanno lo stesso punto di vista di un presidente della Repubblica o di un nazionalista come Salvini, dovrebbero oggi difendere Mattarella non fosse altro perché non si sdraia su un governo nemico di ogni cambiamento perché profondamente reazionario e pericoloso, ma allo stesso tempo dire con forza che non basterà: bisogna aprire una grande questione sull'Europa, sulla post democrazia imposta dai meccanismi finanziari, sul fatto che i mostri, il nazionalismo fascista contemporaneo e il finanzcapitalismo, si nutrono a vicenda, e divorano la stessa idea di società complessa e dove è possibile convivere tra tanti e diversi.
Dovremmo forse, appassionarci di meno alle dispute di palazzo, perché Salvini e Di Maio quello sono e saranno, il nuovo palazzo, rendere relativo il parteggiare, che pure c'è e ci sarà perché quando è in corso una guerra chiamarsi fuori è impossibile, e pensare di più al nostro punto di vista, che è quello di chi combatte il fascismo nelle sue forme concrete e combatte allo stesso tempo il liberismo che ha preso in ostaggio l'Europa e il pianeta.
La mossa di Mattarella ha un aspetto che non viene molto considerato in queste ore: la supplenza. Supplire a una assenza di conflitto efficace contro il dilagare dei nazionalismi, con tutte le conseguenze che si portano dietro.
L'assenza è innanzitutto assenza di una idea forza da contrapporre in Europa, a quella imposta dal liberismo e dalle sue esigenze geopolitiche. Il vuoto di questa mancanza di una idea di Europa e di mondo, di come concretizzarla, passo dopo passo, tra dentro e fuori le istituzioni, usando contraddizioni, spazi, opportunità, è stato riempito da incubi.
Non abbiamo mai avuto il coraggio di dire che questa Europa, non è l'Europa senza una costituzione, senza una forma democratica, senza un patto sociale per cui combattere, sul quale costruire un popolo. Questa Europa così com'è ha foraggiato, nel vero senso della parola, i Salvini, mentre foraggiava i Moscovici, gli Juncker, gli Schaeuble.
Tutti figli di questa Europa dei trattati, della moneta senza costituzione, del comando senza democrazia. È in questo momento che bisognerebbe guardare le cose da un'altra prospettiva: o ci giochiamo tutto per affermare un'altra idea di Europa combattendo fascismo e nazionalismi, e lo facciamo andando oltre la semplice modifica dei trattati che oggi suona come una favoletta alla quale non crede più nessuno, oppure il vuoto riempito di mostri avrà come unica soluzione l'imposizione del comando.
In ogni caso. Per ora, nell'immediato, dobbiamo prepararci a contrastare una ondata di ritorno ancora peggiore del 4 marzo. Anche qui, pensando al nostro punto di vista e non a quello di altri, che non hanno certo il problema di cambiarle le cose. Sapendo però che ci giochiamo molto, forse tutto: se spariscono i confini del campo di battaglia, rischiamo di non poter nemmeno più combattere, smarriti in una landa di disperata solitudine.

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