lunedì 14 maggio 2018

Scuola. Gli “esperti” della prove Invalsi dovrebbero tornare a scuola.

Non si tratta di un banale refuso – anche noi ne facciamo a decine, prigionieri di una scrittura sempre veloce per “stare sul pezzo” – perché chi scrive i test delle prove Invalsi ha tutto il tempo (mesi…) per rileggere quel che ha scritto, farlo verificare da correttori delle bozze, farlo approvare infine da funzionari ministeriali che si presume siano degli autentici eruditi.

Quei test, infatti, vengono pensati e presentati come una “verifica” a posteriori del lavoro fatto dagli insegnanti e dalla capacità degli studenti di trattenere nozioni (“competenze”). Nulla viene chiesto infatti sulla capacità di apprendere ed elaborare concetti, sviluppare una capacità critica di quanto proposto in base ai programmi, ecc.
Dunque dobbiamo per forza dedurre chi chi ha scritto (verificato, approvato, fatto stampare, ecc) questo quesito Invalsi sia definitivamente ignorante. E dunque che i test Invalsi servano soprattutto a misurare l’ignoranza di chi li elabora.
A voi l’articolo, tra il divertito e l’indispettito (quel giornale è stato tra i grandi sostenitori di questa “innovazione regressiva”), tratto dal Corriere della Sera di oggi.

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Non c’è pace per l’Invalsi. Dopo le polemiche suscitate dal questionario per la «profilazione sociale» dei bambini di quinta elementare («Da grande pensi che avrai abbastanza soldi e troverai un buon lavoro?»), in queste ore stanno montando in Rete nuove polemiche causate da un infelice lapsus calami (come avrebbero detto i latini) nel quiz di storia romana.
E’ così che la battaglia di Azio in cui la flotta di Ottaviano sconfisse le navi di Cleopatra e Antonio sullo Ionio cambia mare e fa un salto di un paio di millenni diventando la battaglia di Anzio. Sì, Anzio: proprio come il nome dell’antica città tirrenica a sud di Roma in cui il 22 gennaio 1944 sbarcarono le truppe alleate.
Un bel salto acrobatico, dalla guerra civile romana alla Seconda guerra mondiale, tutto per colpa di una «enne» traditrice. Neanche Rodari sarebbe riuscito a fare tanto nel suo libro degli errori! Inevitabile, l’ironia della Rete sul livello di preparazione degli estensori delle prove standardizzate che, come più volte ricordato dallo stesso Istituto nazionale di valutazione, dovrebbero servire non già a dare i voti ai ragazzi ma a monitorare lo stato di salute delle scuole. E così mentre una romanissima gattara (nom de plume) ironizza sul fatto che Cleopatra e Antonio stessero in vacanza a Zoomarine (villaggio acquatico sito in quel di Torvaianica), i sindacati di base non perdono occasione per sparare sull’odiato Invalsi: «Ma quell’analfabeta che ha scritto Anzio al posto di Azio gira per il Ministero con il cappello di Napoleone?».

La lezione di Svetonio
Forse vale più la lezione che viene dagli antichi. Lo storico Svetonio raccontava uno strano episodio capitato ad Ottaviano prima della battaglia di Azio: l’incontro con un asinello di nome Niconte (Vittorioso). Dopo aver sbaragliato Antonio e Cleopatra, il console romano fece erigere un monumento in bronzo alla bestia e al suo padrone Eutico (Fortunato) che gli avevano portato fortuna. Ecco, forse se volessimo leggere un segno in questo ennesimo incidente occorso durante le prove Invalsi, potremmo dire che il termometro della scuola italiana in queste ore sembra denunciare qualche linea di febbre a carico del medico più che del paziente.

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