mercoledì 30 maggio 2018

Grazie, Oettinger

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Dobbiamo essere grati al tedesco Gunther Oettinger (CDU) per aver detto apertamente una spiacevole verità: “I mercati… insegneranno agli italiani a non votare per i partiti populisti”. I veri amici sono quelli che ti mettono di fronte la realtà. La verità ci farà liberi. Angela Merkel aveva ricordato il giorno prima: “Anche con la Grecia di Tsipras all’inizio fu difficile, poi ci accordammo”. Poi… dopo che gli spread avevano piegato i greci ribelli, e consegnato al Consiglio Europeo un Primo Ministro greco in ginocchio. Piangendo implorò pietà per il suo popolo, e salvò il posto, ma dovette ingoiare condizioni durissime. Una scena che ricorda quando Marco Aurelio (179) o Costanzo II (469) ricevevano i capi germani sconfitti.
Il significato delle parole di Oettinger è questo. “Gli italiani non sono un popolo libero, sono in una gabbia; e quanto più si lanciano contro le sbarre, tanto più si fanno male; i colpi che si infliggono sono il migliore modo per indurli a non riprovarci più”. Rimuovere questa semplice realtà per noi è disastroso. Tutti i politici italiani hanno protestato, ma con motivazioni diverse. Per il Pd (e alcuni eurocrati): “Sono dichiarazioni soprattutto stupide”. Ovvero: “molto meglio evitare, oltre il danno, anche le beffe”, per non aizzare gli italiani, complicando il lavoro ai secondini.  

Matteo Salvini invece mischia indignazione e sorpresa. Pochi giorni prima – al “No” di Mattarella su Savona – aveva detto: “Oggi ho scoperto che gli italiani non sono liberi”. Oggi? Dov’era in tutti questi anni? Dov’era nel luglio 2015, quando il Ministro delle Finanze tedesco Schaeuble disse al Consiglio Europeo che il trattamento riservato alla Grecia era “un avvertimento a tutti i populisti europei”? In realtà, Oettinger rende più difficile credere che un “governo del cambiamento” da un giorno all’altro porterà facilmente, basta volerlo, l’Italia fuori dalla gabbia degli spread: e magari anche tutti in vacanza al mare.
Ha protestato anche Mattarella: ha fatto benissimo a difendere l’onore dei suoi concittadini. Ma qui emerge una contraddizione fatale: sua, e di quei filo-euro che chiamano Di Maio e Salvini (e Savona) “bugiardi”. Il Capo dello Stato, spiegando perché non autorizzava la nascita del governo gialloverde, ha sostenuto che se costoro volessero uscire dall’euro (e dal ricatto spread) devono dirlo apertamente in campagna elettorale. Sembra una cosa buona giusta e democratica… Ma il Presidente ha anche detto di voler bloccare Savona non per la linea politica  – facessero quel che volessero, per carità: infatti non aveva obiezioni su Giorgetti –, ma perché Savona aveva detto apertamente in passato che forse, in certe condizioni, sarebbe meglio uscire dall’euro; e ciò avrebbe provocato una disastrosa crisi finanziaria. Ma delle due l’una: bisogna dirlo apertamente o no?
La risposta è la seconda che ho detto. Ammesso che prepari un’evasione, avverti i carcerieri? In nessun paese del mondo, in regime di cambi fissi (come l’eurozona) i ministri delle Finanze annunciano la (ri-)s-valutazione in anticipo: anzi negano spudoratamente fino a un minuto prima, guai se non lo facessero! D’altronde, se la nostra è una democrazia rappresentativa (non diretta) è perché certe decisioni non possono né devono essere prese dall’elettorato: perché troppo complesse (sull’euro ormai siamo alla guerra di religione fra zeloti privi di nozioni macroeconomiche e poco interessati a ragionare), o perché soffrono, come in questo caso, di time inconsistency. Perciò ci affidiamo a rappresentanti senza vincolo di mandato, che in campagna elettorale comunicano degli orientamenti generali ma poi si riservano di decidere in libertà, in base alle circostanze, come raggiungere gli obiettivi. E l’euro è un mezzo, non è un fine.
Mattarella certo sa di trovarsi in questa fatale contraddizione. Sa che i politici non hanno l’obbligo di annunciare prima quel che faranno, senza che per questo li si accusi di slealtà. Sa che le suggestioni degli estremisti filo-euro che premono su di lui dietro le quinte (“uscire dall’euro è vietato dalla Costituzione”, altra cosa è dire “non ci conviene”), oltre che inaccettabili, rischiano di dividere gli italiani sull’unico terreno che ancora li unisce: la Costituzione. Sa che la tutela costituzionale del “risparmio”, cui si è pure appigliato per bloccare i pentaleghisti, non coincide necessariamente con l’euro (per quel che contano i fatti, vedi grafico); e comunque la sua tutela va contemperata con quella di altri valori, quali l’occupazione o la democrazia.

Non resti fermo e astutamente vago su argomenti usati a caldo ma – a una più attenta analisi – impropri. Salvini e Di Maio non dovrebbero accettare di formare un governo senza prima chiarire bene con Mattarella ciò che un governo e un Parlamento in carica possono o non possono fare. Per non trovarsi domani, come già oggi, con il governo che porta il paese in mezzo a un guado, e un Presidente che lo blocca lì, sotto il tiro degli indiani Spread.

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