venerdì 25 maggio 2018

Con l'Ue si può trattare, con i mercati no. Intervista di Pier Carlo Padoan al Sole 24 Ore.

"Fare più deficit e debito non è interesse dell'Italia, mercati reagirebbero in pochi secondi" ... Savona? "Scelta è messaggio, dietro al nome ci sono delle idee".

La dialettica in Europa è sempre possibile, anche lo scontro se necessario. Chi non vuole sentire ragioni sono i mercati finanziari, che se annusano sfiducia reagiscono. Si potrebbe riassumere così il ragionamento che Pier Carlo Padoan consegna al Sole 24 Ore alla fine del suo mandato da ministro dell'Economia.
"L'aspetto più preoccupante nel Contratto alla base del Governo in costruzione è la sottovalutazione delle conseguenze di certe scelte - afferma il titolare di Via XX Settembre - Ci si preoccupa dell'Europa, ma le eventuali procedure di infrazione impiegano mesi a svilupparsi, mentre la risposta dei mercati arriva in pochi secondi".

I segnali non sono incoraggianti, a partire dallo spread, che mostra un riposizionamento degli investitori. Padoan non si pronuncia direttamente sulle ipotesi in campo sulla sua successione, tema centrale in queste ore in cui si discute se sia o meno Paolo Savona l'uomo più adatto. Spiega che non è tuttavia una scelta di poco conto.
"Anche dal nome che sarà scelto arriverà un segnale ai mercati, perché dietro al nome ci sono delle idee".
E dietro il nome di Savona ci sono le idee di un economista stimato ed esperto, ma fortemente critico con l'euro e l'intera costruzione europea. Preoccupa Padoan anche l'idea di M5S e Lega di finanziare a deficit parte del loro programma.
"L'aumento di deficit e debito in questo momento non è nell'interesse degli italiani" [...] "Per le trattative (con l'Ue) lo spazio c'è sempre, ma le chance di successo dipendono dagli obiettivi a cui si legano gli spazi di bilancio: un conto è chiederla per continuare le riforme, un altro è pretenderla per avviare promesse elettorali insostenibili o per smontare le riforme già fatte".

Il programma di governo, inoltre, fissa nella pace fiscale e nell'Irpef a due aliquote - definita Flat tax in modo improprio. Padoan boccia entrambe:
"La pace fiscale si raggiunge con gli incentivi all'adempimento e non con i condoni, e tagli fiscali concentrati sui redditi dei ricchi vanno in direzione opposta rispetto alla crescita inclusiva che deve essere l'obiettivo del Paese. Piuttosto sarebbe utile potenziare il reddito di inclusione, mentre il reddito di cittadinanza proposto dal Contratto è una misura assistenziale insostenibile. E con misure insostenibili si va a sbattere".
Idee chiare nella testa di Padoan, ma le elezioni hanno respinto le politiche del Governo uscente. Il ministro se lo spiega così.
"Abbiamo perso perché abbiamo attuato solo la prima parte del programma; abbiamo riportato il Paese fuori dalla recessione e gestito difficilissime crisi bancarie, ma sul sostegno ai cittadini abbiamo fatto soltanto i primi passi".

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