L’efficientissimo
ministro di polizia Marco Minniti è stato costretto dall’Unione
Sindacale di Base a ordinare la chiusura del cosiddetto hotspot di
Lampedusa, un pezzo d’inferno trapiantato in territorio italiano nel
quale un centinaio di richiedenti asilo vivono – anzi sopravvivono – in
condizioni bestiali.
La
chiusura nasce da un sopralluogo di Costantino Saporito, coordinatore
nazionale dei Vigili del Fuoco USB, recatosi sull’isola per constatare
di persona le condizioni nelle quali sono costretti a lavorare i tre
vigili del fuoco in servizio nel centro di foto segnalamento e prima
identificazione: turni di 12 ore, gratis.
Il
dirigente USB ha scoperto così con orrore che gran parte dei migranti
vivono ammassati in tre dormitori nei padiglioni, che i vigili del fuoco
avevano peraltro recintato e chiuso dopo l’incendio dell’8 marzo.
Nessuna igiene, gommapiuma lercia come materassi, bagni scassati, aria
irrespirabile, cibo scarso.
La denuncia Usb, ripresa da Repubblica, ha costretto Minniti a correre precipitosamente ai ripari. Il centro vergognosamente “gestito” dalla Croce Rossa Italiana e dalla Misericordia di Firenze viene temporaneamente evacuato e chiuso per consentire lavori di ristrutturazione.
USB
non si accontenta e annuncia un passo formale presso il Ministero
dell’Interno per la chiusura definitiva dello hotspot di Lampedusa e di
tutti gli altri lager sparsi sul territorio italiano. I migranti di
Lampedusa non vanno redistribuiti in altri campi di tortura ma ospitati
in strutture degne. È ora di un cambio radicale nelle politiche
dell’accoglienza, ma non come vorrebbero Salvini e soci.
Nessun commento:
Posta un commento