E’ scontro tra Enrico Zucca e Franco Gabrielli. Al sostituto procuratore generale di Genova che nella serata di martedì aveva fatto un parallelo tra i fatti del G8 del 2001 e la morte di Giulio Regeni in Egitto (“I nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”, aveva domandato durante un dibattito all’Ordine degli avvocati del capoluogo ligure), ha replicato il capo della polizia definendo le parola del pm “arditi parallelismi e infamanti accuse“.
“In nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita chiediamo rispetto“, ha detto Gabrielli a un’iniziativa ad Agrigento in ricordo di Beppe Montana, il capo della Catturandi di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985, definendo “oltraggiose” “le parole di chi non più tardi di ieri ha detto che ai vertici della polizia ci sono dei torturatori“. “Noi facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno, noi sappiamo riconoscere i nostri errori. Noi, al contrario di altri, sappiamo pesare i comportamenti. Ma al contrario di altri – ha concluso tra gli applausi – ogni giorno i nostri uomini e le nostre donne, su tutto il territorio nazionale, garantiscono la serenità, la sicurezza e la tranquillità. Ed in nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita, chiediamo rispetto, e gli arditi parallelismi e le infamanti accuse, qualificano soltanto chi li proferisce”.

La replica del sostituto procuratore è arrivata poco dopo: “La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica – commenta il magistrato – e queste cose le ho dette e scritte anche in passato. Il governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza“. “Noi violiamo le convenzioni – ha quindi ribadito – è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici“.
Ora le frasi pronunciate dal sostituto procuratore finiscono sotto la lente della Cassazione: il procuratore generale Riccardo Fuzio ha avviato accertamenti preliminari sul pubblico ministero e acquisirà tutti gli elementi conoscitivi sulle dichiarazioni rese ieri dal magistrato sui casi giudiziari del G8 e sulla morte del ricercatore friulano avvenuta sulla superstrada che collega il Cairo ad Alessandria d’Egitto tra il gennaio e il febbraio del 2016.
Quella di Zucca “è stata una dichiarazione impegnativa con qualche parola inappropriata“, ha commentato il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, che in apertura del plenum ha anche espresso “stima e fiducia ai vertici delle forze di polizia”.
Nella serata di martedì si rincorrevano voci sulla volontà del ministero della Giustizia di acquisire sia gli atti cartacei che, se disponibili, eventuali video relativi all’intervento del pm. Che già in passato, e più volte, aveva duramente criticato l’operato della Polizia con riferimento ai fatti di Genova: in particolare, in un dibattito pubblico aveva parlato di una “totale rimozione” delle vicende del G8 e del rifiuto per anni da parte della polizia italiana, diversamente da quella straniere, di “leggere se stessa” per “evitare il ripetersi” di errori. Immediata era stata la reazione dell’allora capo della polizia Alessandro Pansa che, d’intesa col ministro dell’Interno dell’epoca Angelino Alfano, aveva lamentato la lesione dell’onorabilità della polizia, chiedendo al guardasigilli Andrea Orlando l’avvio di un’azione disciplinare nei confronti.