Patrizia Gentilini Medico oncologo ed ematologo, membro di Isde e Medicina Democratica
Nelle ultime settimane tra gli appelli di maggior rilievo segnalo: i 264 Accademici che si sono rivolti direttamente al Presidente Sergio Mattarella e a Paolo Gentiloni, i 224 esperti di diverse discipline (medici, giuristi, forestali, ingegneri, urbanisti etc), e oltre 50 associazioni, fra cui anche i comuni virtuosi, il cui elenco si aggiorna di ora in ora.
Hanno sollevato osservazioni critiche anche le associazioni European Consumers, Italia nostra, Lipu.
Questi appelli hanno evidenziato, da
diversi punti di vista, in relazione alle diverse competenze, come,
nonostante la prolissità del testo, nel decreto siano in realtà presenti
importanti carenze sulle questioni relative alla protezione ambientale e alla conservazione dei servizi ecosistemici e non si siano valutati i reali costi e benefici di tale programma (non è stato presentato alcuno studio di scenari sul quale poter discutere).
L’approvazione di tale Dlgs appare tanto
più assurda se si pensa che tre dei quattro onorevoli che l’hanno
voluto (onorevole Olivero, sottosegretario all’Agricoltura, onorevole
Realacci presidente della Commissione Ambiente, onorevole Sani
presidente della Commissione agricoltura) non sono stati rieletti alle
ultime consultazioni elettorali per cui il Decreto verrebbe ereditato da
forze politiche e da soggetti istituzionali che non solo non lo hanno condiviso, ma le cui richieste di emendamenti non sono state recepite.
Con l’approvazione del decreto non possiamo
che aspettarci ricadute negative sul contrasto ai cambiamenti
climatici, sulla tutela della biodiversità e del paesaggio, sull’assetto idrogeologico di un territorio già così fragile come quello italiano, sull’azione di purificazione dell’acqua e dell’aria svolta da boschi e foreste.
Per concludere, il presente Tuf incentiva (o meglio sussidia) l’uso dei boschi a fini energetici.
Se in alcuni casi l’uso dei residui
forestali o di prodotti agricoli a fini energetici può avere senso (a
piccola scala e ad uso locale, come già succede ora), l’idea che i
boschi italiani possano rappresentare un vettore di bioenergia
sostenibile non ha alcun senso, come non hanno senso le agro-energie,
data la loro inefficienza energetica.
Pensare di creare posti di lavoro “verdi” usando i boschi come combustibile,
non solo mette a repentaglio il nostro patrimonio ambientale, ma la
bassissima produttività di tali fonti energetiche (che infatti per
rimanere sul mercato hanno bisogno di essere sussidiate), si traduce in
un aumento dei costi dell’energia e quindi in un aumento delle nostre
bollette (ultimo aumento a gennaio).
Pagare di più l’energia per finanziare fonti “rinnovabili” inefficienti come biomasse e biocarburanti (qui uno studio per chi volesse approfondire), che causano ulteriori danni all’ambiente e mettono a rischio la salute dei cittadini (causando quindi ulteriori costi al paese) non mi sembra una grande idea.
Nessun commento:
Posta un commento