martedì 30 agosto 2016

Terremoto. Nell'era postmoderna, insicuri come migranti Cosa ci succede quando un terremoto fa crollare le nostre case, e con esse le nostre certezze?

Alla fine degli anni Novanta Zygmunt Bauman scrisse il libro “La società dell’incertezza”. Sanciva la fine dell’epoca delle sicurezze e della fiducia nell’avvenire. 

Nell'era postmoderna, insicuri come migrantiL'Espresso Wlodek Goldkorn 

Quella fiducia non era che un’illusione nata dalla convinzione di essere i protagonisti di un ininterrotto processo di progresso che a sua volta avrebbe dato a tutti gli esseri umani la possibilità di diventare padroni del proprio destino. Comprese le forze della natura.

Il sociologo polacco individuava vari tipi di protagonisti della modernità: il pellegrino, colui che marcia verso l’avvenire; il flâneur, l’uomo che osserva, ma senza illusioni. E poi, il vagabondo: il migrante, figura minacciosa, contrapposto al turista, che viaggia, ma sta di casa. Lo star di casa è rassicurante. In casa, abbiamo i nostri mobili e i nostri oggetti, le nostre foto e i cimeli della memoria (che nella postmodernità sta sostituendo la storia); a casa siamo capaci di muoverci al buio. La casa è la certezza, perché (lo aveva intuito Foucault) la modernità è una fabbrica di ordine e sicurezza.


Ebbene con l’avvento della postmodernità e il liquefarsi della società, questa fabbrica è crollata (come stanno chiudendo le fabbriche vere). Il turista baumaniano l’abbiamo visto in questi giorni di vacanza: andava in barca per divertirsi, attraversava le frontiere senza difficoltà. Nello stesso momento i vagabondi affondavano nelle barche e venivano vessati alle frontiere.E cosa succede al turista quando per via di un terremoto crolla la sua casa? Scopre, e con lui tutti noi, stupiti per il fatto che la modernità non sia in grado di impedire gli eventi sismici, di essere simile al vagabondo. Il terremoto ci mette davanti a quel disagio della modernità che Freud chiamava “Unheimlich”, il perturbante, in tedesco, poi la parola allude a un “fuori casa”. Ci turba vedere la facilità con cui da borghesi con i nostri vizi e tic possiamo trasformarci in meri e indifesi corpi in balia degli eventi. Scopriamo quanto la fine dell’avvenire, ci restituisce al potere della natura. Come i migranti e i terremotati.

Nessun commento:

Posta un commento