lunedì 25 luglio 2016

Un’altra estate di proibizionismo: cannabis, il difficile iter della legge.

Per la prima volta in Aula si discute per togliere il divieto di detenzione per le droghe leggere e di autorizzare la coltivazione per uso personale. La Camera va per ora verso il rinvio che non verrà dunque messa nel cassetto. Ma come sempre al Senato la vicenda si farà più complicata.

Un’altra estate di proibizionismo: cannabis, il difficile iter della leggeL'Espresso di Luca Sappino
 
Il ministro per gli affari regionali Enrico Costa è contento. «Non ci sono i numeri per approvare la legge sulla legalizzazione della cannabis», dice l’avvocato piemontese, alfaniano, secondo cui «tutto ciò che divide la maggioranza» andrebbe anzi eliminato dall’orizzonte del governo. La Camera dei deputati, in realtà, va per ora verso il rinvio della legge sulla legalizzazione che non verrà dunque messa nel cassetto, come vorrebbe Costa, perché di iniziativa parlamentare, e che per la prima volta, comunque, è arrivata all'importante traguardo della discussione dell’aula. Ci si rivede a settembre, però, con almeno un’altra estate di proibizionismo davanti. I numeri alla Camera, tornati dal mare, potrebbero poi persino esserci - con i voti della sinistra e dei 5 stelle e di singoli deputati del centrodestra - per un primo importantissimo sì. Ma che questa sia effettivamente la legislatura giusta, in effetti, è un dubbio più che legittimo: al Senato la vicenda si farà infatti ancora più complicata, come sempre.


Sulla legge pesa il veto dei centristi che hanno già dovuto incassare il colpo le unioni civili (con il ministro della giustizia Orlando che, nel giorno in cui si celebra la prima unione omosessuale, rilancia sulle adozioni) e che sono quindi schierati con decisione per il no. In commissione e poi in aula hanno sommerso la legge di emendamenti e articoli aggiuntivi. Nel nome della famiglia, come dice ancora Costa che segnala «altre priorità da affrontare» tra cui «la flessione della natalità» e «la riduzione del tasso di fecondità» - come se il parlamento non potesse legiferare su più temi contemporaneamente - e sostenendo esplicitamente la linea proibizionista. È nota la posizione del ministro della salute Beatrice Lorenzin che ha messo in un unico calderone alcol droga e giochi. «Diciamo no a tutte le dipendenze», dice il ministro.

La legge, che è sostenuta da un intergruppo trasversale formato da 221 deputati e 73 senatori, avrà quindi vita difficile. Eppure è un testo frutto un’ampia discussione, di tre mesi di dibattito che ha cercato la sintesi tra i vari disegni di legge presentati in questa legislatura, come quello dei dem Gozi e Scalfarotto, quello a prima firma Luigi Manconi, quello di Giuseppe Civati o di Sinistra Italiana.

Ma anche quello del verdiniano Barani, il senatore diventato celebre per il gestaccio alla grillina Lezzi, e di Enrico Buemi. Tutti per la legalizzazione. Il testo proposto al Parlamento (e mandato direttamente in aula dopo l’ostruzionismo in commissione giustizia - dove tornerà per l'estate) prevede la possibilità di coltivare cannabis per uso personale e ricreativo: cinque piante femmine annaffiate a casa o nei cannabis social club, associazioni formate da massimo cinquanta consumatori, tutti maggiorenni e - per i vertici sociali - senza condanne definitive, per reati come l’associazione di tipo mafioso o il commercio e il traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Se la legge dovesse farcela, a casa si potrebbero tenere fino a quindici grammi di cannabis, e fuori, a passeggio, cinque. Rimarrebbero vietati la vendita e il piccolo spaccio, ma non la cessione gratuita tra privati, sempre per la «modica quantità» - cioè per una quantità contenuta nei limiti previsti per l’uso personale. La vendita legale, invece, potrebbe avvenire nei negozi autorizzati dal monopolio: sarebbe infatti l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ad autorizzare la produzione, la lavorazione e la vendita di prodotti derivati dalla cannabis. Sempre che il parlamento trovi i numeri. «Ma la strada è tracciata» dice Daniele Farina, deputato di sinistra italiana e relatore del testo alla Camera: «se non è questa legislatura, come noi speriamo, sarà la prossima. È così. Quello della legalizzazione espansiva è un processo ineluttabile, anche perché - ma non solo - è l’unico modo per contrastare la criminalità organizzata».

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