mercoledì 29 giugno 2016

Ubuntu, dalla 18.10 addio per sempre ai PC a 32 bit?

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Sempre più programmi, primo tra tutti il browser Google Chrome, stanno progressivamente abbandonando il supporto alle architetture a 32 bit sui sistemi Linux-based; sebbene questo discorso abbia senso, visto l’ambito di utilizzo di questa categoria di sistemi operativi c’è sempre un po’ di divergenza tra le opinioni in merito all’allontanamento dal “vecchio”.
ubuntu-logoCanonical, infatti, porta avanti il discorso riguardante lo sviluppo e la creazione di immagini di sistema a 32 bit già da un bel po’, discorso che in vista di Ubuntu 16.10 Yakkety Yak – prevista per il prossimo ottobre – ritorna in auge.
La proposta arriva da Dimitri John Ledkov, sviluppatore di Canonical, che ha recentemente proposto sulla mailing list dedicata un piano per abbandonare progressivamente – e nella maniera più indolore possibile – la creazione delle immagini di sistema a 32 bit, poiché questo processo è costoso in termini di risorse.
Nonostante le nostre build farm siano scalabili, i386 ha bisogno di tutti i pacchetti, dei test sull’autopackaging e della ri-validazione delle immagini ISO all’interno della nostra infrastruttura, oltre che ovviamente di spazio nei mirror e di banda.
Il progetto di Ledkov sarebbe il seguente: a partire da Ubuntu 16.10 Yakkety Yak fino a Ubuntu 17.10, si continuerà ad offrire il porting dei “vecchi” pacchetti i386 per l’esecuzione su architettura a 64 bit, oltre che i kernel e le immagini a 32 bit per l’installer desktop e netbook, e per le immagini cloud; addio, invece, alle ISO a 32 bit per Ubuntu Desktop e Ubuntu Server.
In Ubuntu 18.04, che sarà una LTS, i piani di Ledkov prevedono di abbandonare la creazione in architettura 32 bit anche degli installer desktop/netbook e delle immagini cloud, permettendo ancora l’esecuzione delle applicazioni legacy a 32 bit su sistemi a 64 bit.
L’addio definitivo avverrebbe invece in Ubuntu 18.10, distribuzione in cui Ledkov vorrebbe eliminare anche lo sviluppo delle applicazioni legacy nei repository, rendendole invece eseguibili soltanto sotto forma di snap oppure in container/macchine virtuali.
Un piano che va quasi a pari passo con quello di Debian, che vorrebbe interrompere il supporto alle architetture a 32 bit a partire da Debian 9 “Stretch”.
Il punto chiave è la mancanza del supporto upstream per software e sicurezza dedicato all’architettura i386, oltre che l’hardware che progressivamente diventa introvabile e/o obsoleto.
Aprile 2021 sarebbe infatti, conclude Ledkov, il tramonto dell’architettura i386 per i sistemi operativi.

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