martedì 31 maggio 2016

Francia. “La modernità è il progresso sociale, non è la ‘loi travail’!”

Vi proponiamo la traduzione di un articolo che tutti i giornali francesi si son rifiutati di pubblicare. L’autore è il compagno Philippe Martinez, segretario generale della CGT, il principale sindacato francese. E’ stato pubblicato giovedì 26 maggio solo sul quotidiano del partito comunista francese L’Humanité.

Gli altri giornali quel giorno non sono usciti in edicola a causa dello sciopero seguito al rifiuto di pubblicare proprio questo articolo. La CGT aveva chiesto a tutta la stampa nazionale di pubblicarlo gratuitamente per spiegare le ragioni di chi da mesi lotta contro il Jobs act di Hollande e Valls. Tutti i giornali hanno rifiutato tranne naturalmente … L’Humanitè. Il sindacato francese ha posto in maniera clamorosa il tema dell’orientamento filo-padronale e neoliberista dell’informazione. (M.A.)
Dopo l’annuncio del progetto della cosiddetta ‘loi travail’, il governo ha rifiutato ogni forma di concertazione con l’insieme delle organizzazioni sindacali e in particolare con la CGT. Una riunione su questioni molto ampie e poi… più niente!
Comunque, la prima versione di questo testo non è stata riportata prima alle organizzazioni sindacali, ma alla stampa.
La CGT denuncia un governo che impone degli arretramenti sociali successivi a causa della legge per le garanzie dell’occupazione o legge Macron.
La CGT denuncia un governo che si radicalizza calpestando dapprima la democrazia sociale, poi la democrazia politica con l’utilizzazione del 49-3 all’Assemblea nazionale.
La CGT denuncia un governo che si radicalizza dal momento che il 74 % dell’opinione pubblica si dice contraria al progetto della legge sul lavoro.
La CGT denuncia un governo che si radicalizza dal momento che un movimento sociale condotto da quattro organizzazioni sindacali di lavoratori e tre organizzazioni giovanili dura da più di due mesi. Senza considerare il fatto che un quinto sindacato di lavoratori contesta numerosi articoli del progetto di legge, di cui l’inversione della gerarchia delle norme.

Diversi ministri, tra i quali il primo ministro, rifiutano il dialogo e il dibattito di fondo e hanno fatto la scelta deliberata dell’invettiva e dell’autoritarismo prendendo di mira il primo sindacato della Francia, la CGT, e aprendo anche la strada al rilancio e agli insulti della destra e dell’estrema destra.
Il presidente della Repubblica, il primo ministro e il ministro dell’economia stanno dando la prova di essere ben impegnati in una lotta, ma una lotta lontana dalle realtà sociali del paese e dalle preoccupazioni dei cittadini, quella della candidatura alle elezioni presidenziali nel 2017.
Se la CGT saluta l’annuncio di misure specifiche per i giovani fatte da Matignon e ottenute grazie alle prime mobilitazioni unitarie, quando il governo fustigava e denigrava la gioventù accusata di non comprendere niente, non può che constatare che queste non hanno niente a che vedere con il progetto della legge del lavoro. La CGT sarà per tanto vigile per assicurarsi della corretta applicazione di queste misure.
Se la CGT saluta i progressi dentro un accordo firmato all’unanimità dai sindacati e dal patronato dei professionisti dello spettacolo sull’indennità di disoccupazione, anche lì ottenuti in seguito alle mobilitazioni, non può che condannare l’opposizione del Medef e il silenzio inquietante del governo.
La CGT denuncia un testo guida al ribasso del «costo» del lavoro che darà meno protezioni ai salariati e diminuirà la remunerazione. Così, bisognerebbe precarizzare e licenziare di più per assumere di più ?
La CGT non può accettare che, con questo testo, ogni datore di lavoro, come vorrà, potrà “fare la sua legge” nell’impresa. Il principio della deroga al diritto collettivo diventerà una regola.
È per queste ragioni che la CGT chiede il ritiro della legge del lavoro e l’apertura di reali negoziazioni per un nuovo codice del lavoro uguale per tutti, basato su:
La creazione di un nuovo statuto del lavoro salariato e della Sicurezza sociale professionale per rispondere alle sfide del mondo del lavoro di oggi e di domani. Cioè dei diritti (lavoro, carriera, riconoscimento delle qualifiche, formazione professionale, protezione sociale…) collegati alla persona, evolutivi e progressivi che impediscano un arretramento e trasferibili e opponibili ai datori di lavoro.
Nello stesso tempo, la CGT rivendica di lavorare meno, lavorare meglio e lavorare tutti al fine di conciliare creazione di lavoro e progresso sociale.
Perché sì, la modernità, è il progresso sociale, è più diritti e più garanzie per l’insieme dei lavoratori e dei cittadini. Non un ritorno al XIX secolo.
È per questa ragione che la CGT chiede il ritiro della ‘loi travail’ e chiede l’apertura di reali negoziati per un nuovo Codice del lavoro uguale per tutti.

*segretario generale della CGT 
traduzione di Laura Nanni
articolo originale: Philippe Martinez: «La modernité, c’est le progrès social, pas la loi travail!»
http://www.humanite.fr/philippe-martinez-la-modernite-cest-le-progres-social-pas-la-loi-travail-608065

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