lunedì 29 febbraio 2016

Roma. La città degli abitanti nasce dal riscatto delle periferie

Roma. La città degli abitanti nasce dal riscatto delle periferie
 contropiano sergio cararo
Sala piena, ventisei interventi, con i lavori iniziati la mattina e terminati alle cinque del pomeriggio.  Il centro sociale Spartaco, attivo nel popolare quartiere del Quadraro, ha ospitato sabato la prima assemblea cittadina della Carovana delle Periferie, esperienza nata a Roma un anno fa dopo i fatti di Corcolle e Tor Sapienza proprio per rimettere il conflitto e la ricomposizione di classe nei quartieri della periferia dell’area metropolitana di Roma.

La Carovana delle Periferia intende costruire “un’organizzazione sociale di massa” è stato sottolineato nell’introduzione ma è scritto anche nero su bianco in un coloratissimo volantone che contiene i “sette punti del programma della Carovana”.  Un programma che punta su: un piano metropolitano per il lavoro, la sottrazione ai privati dei Fondi Europei per una vera Agenda Urbana (che la regione Lazio non ha fatto), un piano metropolitano per le abitazioni, la moratoria della cementificazione, la redistribuzione delle risorse che entrano con il turismo, maggiori poteri decisionali e risorse ai municipi, la costituzione dei Comitati Popolari di Controllo sul territorio. E' una alterità dichiarata non solo agli interessi dei poteri forti (sempre più banche e multinazionali e sempre meno palazzinari) ma anche una chiarificazione sul fatto che la gabbia del Patto di Stabilità e del pareggio di bilancio imposti dall'Unione Europea anche a livello locale, sono una camivia di forza per chiunque si candidi a governare la città. O la si strappa o si soccombe, come dimostra il DUP imposto a Roma dal commissariamento.
Per tutta la giornata si sono alternati gli interventi degli attivisti della Carovana che illustravano i punti del programma di azione e interventi delle varie realtà sociali e sindacali. Nel dibattito della Carovana si sono aggiunti nuovi “carri”, quartieri come Prima Porta, Torrespaccata, Acilia, Monteverde, ognuno con la sua specificità e le sue vertenze ma consapevoli che l’unica strada che può metterle insieme e renderle più forti è una visione complessiva della città, delle sue priorità sociali e del nemico comune da combattere, di fatto è una visione politica nel senso migliore del termine. Una visione politica che non coincide più e non intende coincidere con l’elettoralismo e la miseria della cooptazione degli attivisti dentro i partiti o le liste elettorali, quella sorta di mercato che ha indebolito invece che rafforzare le lotte sociali nel nostro paese.
I punti del programma della Carovana delle Periferie
Nelle conclusioni sono stati dati alcune indicazioni di lavoro e alcuni appuntamenti. I sette punti – da completare anche sulla base delle proposte che si sono aggiunte nell’assemblea – saranno sette o più gruppi di lavoro che elaboreranno materiali, campagne, iniziative sui temi. Si lavorerà a esperienze di consolidamento territoriale quadrante per quadrante. Un primo appuntamento è la manifestazione cittadina del 19 marzo contro il DUP del commissario Tronca e gli sgomberi delle occupazioni abitative e degli spazi sociali. Si sta discutendo di uno sciopero metropolitano  insieme alla Usb dei lavoratori delle municipalizzate a rischio privatizzazione e dei servizi comunali. La Carovana ha sempre dichiarato di avere una visione “dall’alto” dei problemi e delle contraddizioni delle classi popolari, è dunque attenta anche a questioni come la lotta contro la guerra. Il 12 marzo, dentro la giornata nazionale di mobilitazione contro  la nuova aggressione alla Libia, si va definendo una manifestazione proprio sul territorio contro la base militare del Coi (Comando Operativo Interforze) che coordina le operazioni militari ed è collocato tra Cinecittà e Centocelle.  Ma si comincia ancora prima, il 2 marzo davanti a Montecitorio per dire non all’intervento militare in Libia e al coinvolgimento dell’italia in una nuova guerra. Il motivo? Semplice, le guerre le fanno i governi ma le vittime sono sempre i popoli, il nostro e quelli dei paesi aggrediti. Le periferie del mondo è bene che siano alleate, nella guerra esterna e nella guerra interna.

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