giovedì 25 febbraio 2016

Denis Verdini ce l'ha fatta: entra nella maggioranza del governo Renzi: "Votiamo sì alle unioni civili e ci siamo".

DENIS VERDINIUfficialmente non si può ancora dire, perché Verdini ha dato ordine di aspettare il testo del maxiemendamento e perché prima c'era da votare no al milleproroghe. Prima del voto sulle unioni civili ci sarà una nuova riunione. Ma, al netto della ritualità, la decisione è stata presa e "discussa" all'interno del gruppo Ala, a prescindere da ciò che sarà scritto nel maxiemendamento del governo, il vero tormentone di giornata attorno a cui ruota l'attività - frenetica - di mezzo governo: "Mi raccomando - ha scandito Verdini rivolgendosi al loquace Vincenzo D'Anna - non esagerare con interviste e dichiarazioni trionfali".

Una ragionamento che dice tutto sull'importanza del momento. Perché la pattuglia degli ex berlusconiani, cosentiniani e cuffariani guidata da Verdini più volte ha "soccorso" il governo, ma non ha mai votato la fiducia. L'atto più politico fu il voto contrario alla mozione di sfiducia alla Boschi, sulle banche. Giuseppe Ruvolo, senatore di Agrigento, ai tempi d'oro era un grande difensore di Totò Cuffaro, che più volte si scagliò contro l'accusa di favoreggiamento: "Ha visto? - dice - Votiamo la fiducia come Ala. Stiamo facendo una battaglia per il bene comune, per il bene del paese. Mica per le poltrone, anche perché le poltrone ce l'ha tutte Alfano. Visto quanti posti si è preso? Chissà, magari arriveranno".
Aleggia, attorno all'operazione di Verdini, un certo malcontento di alcuni dei suoi, poco avvezzi a sentirsi saziati senza posti e incarichi. In particolare i siciliani e una parte dei campani. Tanto che, sussurrano fonti informate, l'intervista rilasciata da Cosentino a Fabrizio D'Esposito sul Fatto, attraverso Vincenzo D'Anna che è andato a trovarlo in carcere, è stata interpretata come un messaggio di Nick o' Merikano a Denis, anzi un duplice messaggio. Il primo, riguarda la ragione dell'ingresso in maggioranza: "Verdini sostiene Renzi perché Berlusconi non lo salva più". Il riferimento è ai guai giudiziari dell'ex plenipotenziario di B.: il rinvio a giudizio per “concorso in corruzione” per aver partecipato ad appalti e commesse pubbliche, come la realizzazione della Scuola Marescialli dei carabinieri di Firenze; quello sulla P3, assieme all’ex sottosegretario - appunto - Nicola Cosentino su cui vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata a episodi di corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito. L'ultimo, il più temuto, è il rinvio a giudizio per bancarotta sulla vicenda del credito fiorentino. Il secondo messaggio di Cosentino sul partito della Nazione: "Il futuro è Renzi, non Berlusconi". Significa che per costruirlo non bastano le parole. E i campani sono agitati perché finora non hanno incassato nulla: "De Luca - dice uno di loro - ha vinto grazie a D'Anna e ai voti di Cosentino e ora non ci fa toccare palla. Verdini si sistema gli affari suoi ma pure gli altri devono avere qualcosa".
La tesi più accreditata, dentro Ala, o almeno l'ultima promessa di Verdini ai suoi è che la distribuzione delle poltrone, con l'ingresso al governo, ci sarà dopo il referendum. Per altri invece a quel punto Renzi punterà sul voto anticipato. Chissà. Per ora c'è l'ingresso in maggioranza su un tema nobile come le unioni civili. E prima che arrivi in Senato la legge sul conflitto di interessi che a Verdini sta molto a cuore.
In piedi, vicino a una finestra, Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, ha appena finito una telefonata. Si ferma. Fa una pausa, da politico vecchio stampo: "Il punto è semplice. Con un colpo solo si è prodotto un doppio cambiamento. È mutata la natura del Pd, dove sono prevalse l'anima e l'identità cattolica e moderata. Ed è cambiata la maggioranza di governo. O no? È evidente che se uno vota la fiducia, si chiami Verdini o si chiami pinco pallo, è entrato in maggioranza". È evidente, ma in pochi lo dicono. I celebri penultimatum della minoranza del Pd raggiungono su Verdini punte epiche. Federico Fornaro e Gotor ragionano in un angolo: "Vediamo prima di parlare i numeri del voto. Se i verdiniani sono aggiuntivi o determinanti". Più duro, Gotor: "Ci siamo consegnati mani a piedi a Ncd e Verdini. Del resto dal suo punto di vista è un'occasione imperdibile: piatto ricco mi ci ficco". Sussurri, dolori e travagli. Ma la battaglia non è all'ordine del giorno della minoranza dem. Nessuna richiesta di discutere in direzione il cambio di maggioranza. Nessun attacco a Renzi. Nessuna battaglia condotta fino in fondo: "Il loro schema - sussurra un renziano di rango - è di criticare un po', ma non rompere perché pensano di ottenere una quota di collegi proporzionale a quello che prendono al congresso. Non hanno capito che sono morti, anche se non lo sanno. Di quelli al Senato non ne rientra nessuno al prossimo giro".

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