domenica 24 gennaio 2016

Pd, i movimenti contestano davanti all'assemblea dei presidenti di municipio. Fassina alla fine non interviene

 controlacrisi fabio sebastiani

All'assemblea dei presidenti di una quindicina di Municipi romani, pomposamente titolata "Per Roma", alla fine Stefano Fassina non ha parlato. Da una parte il caos delle primarie nel Pd, tra possibili ritiri e conferme, dall'altro lo scontro aperto con Sel, fatto sta che "il libertador" ha valutato che forse non era il caso di impiantare una interlocuzione con questi pezzi del Pd in "libera uscita". Ma ad essere cavillosi nel cahier de doleance non va sottaciuta (lo hanno già fatto i mass media) la contestazione dei movimenti, a partire da quello della casa, proprio davanti al teatro Brancaccio.


Una contestazione che ha ricordato a "quelli dentro" che non ci si può separare così facilmente dal proprio passato, soprattutto quando è così recente e pieno di contraddizioni. Dentro, a dire la verità, è stato solo grazie a un paio di interventi, come quello del giovane occupante del cinema America e del lavoratore-sindacalista de call center Alma Viva, che si è accennato ai problemi reali. Ma certo che l'assemblea mancava di quello che si dice "il mordente". Insomma, tanti interventi di realtà sociali, Caritas, Acli, Cesve, e imprenditoriali, a cui evidentemente era stato fatto assoluto divieto di indicare i responsabili del disastro Roma. In sala, va detto, c'era Orfini. E i presidenti dei vari Municipi, erano fin troppo presi nel loro ruolo istituzionale. La notizia che le primarie sarebbero toccate anche a loro ha consigliato una maggiore prudenza.
Semmai ce ne fosse stato bisogno, l'assemblea ha ricordato che Renzi ha fatto tabula rasa di uomini e di idee. Mafia Capitale ha introdotto una "norma" che senza un rinnovamento reale e profondo sarà difficile da estirpare. Nei vari interventi è venuto fuori che il nemico principale da battere è "la burocrazia". Un po' poco per chi intende imprimere una svolta politica che parta dal presupposto di ricucire le troppe disparità sociali. Tra gli altri, sul palco sono saliti imprenditori con una voglia matta di Jobs act e giovani rampanti con grandi spot a favore delle olimpiadi. E allora che dire? Forse Fassina ha fatto bene a non intervenire. 

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