mercoledì 25 novembre 2015

ROMA TPL: TERZO GIORNO DI PROTESTA. 90 LINEE FERME MANDANO IN TILT LA CAPITALE.

I lavoratori di Roma Tpl bloccano i depositi. Tronca assicura lo sblocco dei fondi. E intanto la Regione pensa di privatizzare la Roma Lido.
 
osservatorelaziale.it di Chiara Rai

immagineRoma - Trasporti della periferia romana ancora in ginocchio. Sono circa 90 le linee di autobus ferme a Roma da questa mattina a causa del terzo giorno di sciopero degli autisti della Roma Tpl che si occupa delle linee periferiche della città. Il blocco riguarda il servizio per il quadrante nord Ovest della città dove circolano all'incirca solo 11 collegamenti su 103.  Insomma le periferie romane sono letteralmente in ginocchio. Lo sciopero, che ieri non è stato annunciato, prosegue dunque con pesantissimi  disagi per il trasporto pubblico e i passeggeri si sono ritrovati ancora una volta in balia di enormi disservizi, soprattutto a Roma nord dove diversi depositi sono bloccati dai manifestanti. Non è chiaro quando verrà interrotta la protesta e quando riprenderà la normale circolazione degli autobus.


 Nel frattempo nella serata di ieri il Campidoglio, guidato dal commissario Francesco Paolo Tronca, ha annunciato fondi per sbloccare la situazione, la giornata è iniziata con decine di cancellazioni e riduzioni di corse. Come nei giorni scorsi, migliaia di cittadini sono stati letteralmente lasciati in strada. Studenti non riescono ad andare a scuola, anziani sono bloccati sotto casa, le persone arrivano sul posto di lavoro solo con grande difficoltà

 Lo sciopero è iniziato lunedì 23 novembre al deposito di Maglianella dove è stato impedito agli autobus non solo di fare rifornimento ma anche di circolare. La Roma Tpl è la seconda azienda di trasporto pubblico di Roma dopo l’Atac. I lavoratori stanno protestando perché da circa due mesi sono senza stipendio e da diversi mesi sono in mobilitazione. I problemi economici della società dipendono da una serie di determine di pagamento rimaste in sospeso presso il dipartimento Mobilità. Non ultima la liquidazione dell'acconto del mese di ottobre e l'impegno di spesa per l'anno 2015 dei corrispettivi relativi al contratto di servizio. Insomma sono circa 180 i milioni di euro che la società deve incassare dal Comune di Roma.

Ieri il garante per gli scioperi ha scritto al prefetto Tronca, “in considerazione dei gravi disagi all'utenza”, comunicando che sta valutando eventuali sanzioni per i dipendenti che hanno aderito alla protesta. “L'amministrazione capitolina, entro il 30 novembre, liquiderà l'importo di 12 milioni relativi al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro della società Roma Tpl per l'annualità 2015 - è l'annuncio arrivato da Palazzo Senatorio - Terminate le procedure necessarie alla redazione della delibera di riconoscimento del debito fuori bilancio, saranno erogati anche i 32 milioni relativi agli oneri aggiuntivi connessi al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro relativi agli esercizi pregressi. È stato, inoltre, già autorizzato lo sblocco della cessione del credito della società Roma Tpl, per un importo pari a circa 5,5 milioni”.
E mentre si protesta la Regione Lazio pensa a privatizzare per fare cassa e soprattutto per cercare di mettere un freno ai disservizi che ormai sono all’ordine del giorno. Infatti sarebbe iniziata la caccia, da parte dell’Ente, di un partner per la gestione della Roma Lido o addirittura di possibili acquirenti che riescano a togliere le caldarroste alla Regione e al silente assessore alla Mobilità Civita.
Interviene sulla questione dei lavoratori senza stipendio anche Michele Baldi, capogruppo della lista civica Nicola Zingaretti al Consiglio regionale del Lazio: “Piange il cuore – ha detto Baldi - a vedere le condizioni in cui sono costretti autisti e lavoratori della Roma TPL Scarl. Capisco quindi le loro ragioni che peraltro ho sempre sostenuto. Perché su questa vicenda c’è un peccato originale su cui troppi hanno sempre chiuso gli occhi”. Baldi ritiene di essere stato il solo a denunciare “l’appaltone del TPL da 800 milioni”, il più grande bando europeo che vide un solo partecipante. “E a pagare sono stati sempre gli autisti – prosegue il consigliere - alcuni addirittura licenziati per aver protestato. Mi sono sempre battuto finchè ho potuto, per cercare di fare chiarezza su tutta questa vicenda dando dignità ai lavoratori spesso non rappresentati adeguatamente da realtà sindacali non particolarmente incisive. E certamente tutta questa situazione non la possono pagare le migliaia di cittadini che si sono ritrovati in mezzo alla strada”.


Secondo la Filt Cgil di Roma e Lazio la soluzione per il trasporto pubblico regionale, martoriato, secondo il sindacato, da "sprechi derivanti da sovrapposizioni, doppioni e conflitti di competenza, da duplicazione di poltrone e cda" consiste nella creazione di un'azienda unica regionale a intero capitale pubblico, che si faccia carico di tutto il trasporto del Lazio, su ferro e su gomma, e che sia in grado di arrivare al 2019, anno di scadenza del contratto di servizio, in condizioni di efficienza e solidità. Nel frattempo continuano a tuonare i sindacati: “Permane purtroppo l’incertezza degli asset delle aziende del Tpl di Roma e del Lazio – dicono Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti di Roma e del Lazio - e la latitanza delle istituzioni, malgrado una richiesta di convocazione inviata da più di venti giorni”.

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