sabato 28 novembre 2015

Cannabis, Luigi Manconi: "Quella illegale ancora più pericolosa di 10 anni fa".

L'erba che si spaccia in Italia è molto più pesante rispetto a 10-15 anni fa. "Ma la causa di questa trasformazione sta nel regime di illegalità, che rende impossibile i controlli", spiega il senatore Pd Luigi Manconi. Che ha promosso un ddl all'esame della Camera.

Cannabis, Luigi Manconi: Quella illegale ancora più pericolosa di 10 anni faL'Espresso di Susanna Turco
 
"Insomma: aveva ragione Giovanardi”. A tre quarti del nostro colloquio il senatore Pd Luigi Manconi se ne esce così, per provocazione, con un paradosso destabilizzante. Non è l’unico del resto. Accostarsi al tema della legalizzazione della cannabis, battaglia che il senatore del Pd conduce insieme con il sottosegretario di Scelta Civica Benedetto Della Vedova - e che ha prodotto un ddl firmato da 220 deputati, approdato ora all’esame delle commissioni Giustizia e Affari sociali alla Camera - produce anzitutto proprio questo: una serie di informazioni destabilizzanti, tendenza uovo di Colombo.


Come, per fare qualche esempio, apprendere che legalizzare cannabis e derivati, in una regione come la Sardegna, frutterebbe 200 milioni di euro l’anno, mentre in tutta Italia gli introiti potrebbero essere 7 miliardi (fonte lavoce.info); che la Direzione nazionale antimafia - ricorda la radicale Rita Bernardini - nella sua relazione annuale ha scritto di non essere in grado di contrastare il fenomeno dello spaccio diffuso, prospettando al legislatore l’opportunità di ragionare sulla depenalizzazione-legalizzazione, che almeno sgraverebbe i tribunali; che mentre in Italia ci si può considerare fortunati se si vende illegalmente erba senza pesticidi o ammoniaca, a Denver, Colorado, dopo la cannabis a uso terapeutico stanno provando a introdurre la cannabis a uso cosiddetto “ricreativo”, naturalmente tassandola più che la prima (con effetti lapalissiani in termini di cassa).

Ma partiamo da Giovanardi. In cosa avevano ragione, uno dei massimi sostenitori del proibizionismo sulle droghe leggere? “Dicevano: non è vero che la marijuana e gli altri derivati della cannabis sono innocui e inoffensivi. Quelle droghe sono cambiate in questi anni, sono diventate micidiali”, ricorda Manconi. Il che appunto è vero, almeno in parte.

Lo dicono, da ultimo, risultati di una indagine condotta dal mensile Il Test, appena resi pubblici. I giornalisti Tiziana Barillà e Riccardo Quintili hanno fatto analizzare dal dottor Oscar Ghizzoni, consulente del Csf, sei campioni di “dieci euro d’erba” acquistati in varie città d’Italia (due a Roma, Perugia, Torino, Monza, Milano): hanno trovato una mariijuana uniformemente dopata, che ha poco a che vedere con la cannabis che circolava 10 o 15 anni fa.

Quasi un’erba Ogm, comunque frutto di una selezione genetica intensa, con percentuali della molecola Thc (la principale sostanza psicotropa) molto più alte che in passato, e al contrario presenza scarsa o nulla di componenti naturali come i cannabidioli, responsabili degli effetti terapeutici riconosciuti alla cannabis. Al microscopio, spiega Ghizzoni, “era un po’ come osservare i muscoli di un culturista che ha assunto notevoli quantità di aminoacidi e si è sottoposto a un allenamento intenso. Le foglie avevano un aspetto ‘pompato’, erano quasi fosforescenti, molto grasse, quasi finte”.

Complessivamente una droga standardizzata, un po’ come avviene per le uova di produzione industriale, e comunque meno “leggera” che in passato. Il che appunto dà ragione a Giovanardi: “Ma solo in apparenza: in realtà il suo è un luogo comune da rovesciare, un trucco”, interviene a questo punto Manconi.

Perché?
“Nel ragionamento proibizionista, come quello di Giovanardi, mancava l’elemento essenziale, che proprio il lavoro fatto dai giornalisti del Test smaschera. Cioè: se oggi la cannabis è cambiata, quale è la causa? La causa di queste trasformazioni è esattamente il regime di illegalità in cui questi anni ha vissuto quella sostanza. La cannabis diventa tanto più pericolosa quanto più è illegale”.

Se fosse legalizzata farebbe meno male?
“Se la cannabis fosse legalizzata, tanto per cominciare, potresti sapere che cosa ti fumi: perché non è che una marijuana che contenga il 10 per cento di Thc, invece che il 2 come in passato, diventi una sostanza letale. Solo che - e qui siamo alla banalità - si può star male perché si sono fumati degli spinelli fatti con un’erba di cui erano sconosciute le percentuali di composizione”.

E oggi non si conoscono.
“In Italia siamo in un regime di liberalizzazione illegale, siamo all’esercizio commerciale illegale: c’è un mercato in cui si può comprare qualsiasi sostanza, in qualsiasi piazza d’Italia. Senza controllo su ciò che viene venduto, e con un necessario contatto con circuiti criminali che, magari, si potrebbe evitare”.

Dice Roberto Saviano che legalizzare è un primo passo per sottrarre fonti di guadagno alla criminalità.
“Sì, anche, ma io vado più terra terra. E mi domando: perché un giovane, se vuole acquistare dell’erba - che comunque ha ormai una sua accettabilità sociale e di certo non determina la morte – deve entrare in contatto con dei criminali, che offrono tutto il ventaglio di droghe possibili, e comprare qualcosa su cui non c’è alcun tipo di controllo?

Le rispondo con Giovanardi: perché così lo si dissuade a farlo.
“Ma non è vero, in alcun modo. Il tabacco è legale, e le campagne contro l’abuso, condotte nella legalità, hanno portato a un calo del 40 per cento dei fumatori. Al contrario, per quel che riguarda le droghe, neanche la legge Fini Giovanardi si è rivelata dissuasiva: dopo nove anni di applicazione, eravamo ai primi posti in Europa, tra i Paesi che si fanno di tutto di più. Il meccanismo è repressivo, non disincentivante”.

E questo non un paradosso assurdo?
“No. Un individuo commette un reato perché quella azione è degna per lui di essere compiuta, se il risultato che ottiene è maggiore del rischio che corre. Ma il rischio non è rappresentato dall’entità della pena: se la aumenti, appesantisci il rischio, ma non lo rendi abbastanza efficace da impedire a chi vuole di correrlo. Per esempio, noi valutiamo che i consumatori di cannabis in Italia sono quattro milioni. Ebbene, se fossero mille persone, le probabilità di incorrere in una sanzione sarebbero statisticamente elevate: ma sono quattro milioni, la probabilità non è elevata”.

Dunque, per esempio, se io introduco il carcere a vita per chi butta i mozziconi in terra, non per questo riduco significativamente il numero di persone che lo fanno. Anche perché lo fanno tutti.
“Esattamente. Tanto è vero che, i legislatori più evoluti teorizzano l’inutilità di sanzionare comportamenti diffusi: semmai prima ridurli, e solo dopo sanzionarli. Noi, in Italia, siamo abituati a fare il contrario”.

Adesso il suo ddl è all’esame della Camera: l’hanno firmato 220 senatori, Della Vedova argomenta che in fondo ne mancano solo altri cento per fare la maggioranza. Ma non è un atto di ottimismo pensare che il Parlamento, di questi tempi, possa legalizzare lo spinello?
“No, è ragionevolissimo. Oggi il fattore più importante è che l’opzione proibizionista ha fallito, in tutto il mondo. Riuscire a legalizzare è più possibile che vent’anni fa, quando vorticavano le politiche proibizioniste e usava dire: se legalizziamo, accorreranno tutti in Italia. Dicevano proprio così: accorreranno tutti”.

Sì ma Renzi non pare sensibile a un tema del genere.
“Abbiamo dalla nostra parte Della Vedova, e qualche altro sottosegretario. Ma è innegabile che al livello di governo, si liquidi la faccenda con la motivazione che il tema “non fa parte del programma”. Tuttavia, è anche chiaro che tra l’opinione pubblica e l’attuale classe politica ci sia uno scarto pazzesco, su questo terreno: e noi lavoriamo per ridurlo. E’ fare politica, no?”.

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