domenica 27 settembre 2015

Pietro Ingrao, morto a Roma storico dirigente Pci: padre della Repubblica aveva 100 anni

Era nato a Lenola, in provincia di Latina, il 30 marzo del 1915. Ex direttore dell'Unità, in Parlamento dal 1950, è stato il primo presidente della Camera eletto dai comunisti.
Se ne va uno degli storici dirigenti del Partito Comunista italiano e padri della Repubblica Italiana. È morto a Roma Pietro Ingrao, il primo presidente della Camera eletto dal Pci: aveva compiuto 100 anni il 30 marzo del 2015.  Era nato a Lenola,  in provincia di Latina, nel 1915 in una famiglia dell’agiata borghesia locale con tradizioni liberali: è nipote di Francesco Ingrao, un mazziniano, poi garibaldino, in fuga dalla Sicilia.  “Ingrao è comunista eretico senza scisma”, è invece la definizione tracciata di Fausto Bertinotti.

“Con Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana”, ha commentato il premier Matteo Renzi. “A tutti noi – continua – mancherà la sua passione, la sua sobrietà, il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese”.
“Per la sinistra italiana ha rappresentato un punto di riferimento costante ed uno stimolo a concentrare gli sforzi verso i più deboli e la parte meno tutelata della società: rivolgo ai suoi familiari le mie condoglianze e quelle della Regione Lazio”, ha detto invece il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Per Ingrao, proveniente da una famiglia di proprietari terrieri, l’adesione alla causa comunista non è affatto scontata. L’avvicinamento all’antifascismo arriva però dopo un passato liceale durante il quale partecipa persino ai Littoriali, le manifestazioni sportive e culturali riservate agli universitari fascisti. Poi Ingrao si trasferisce a Roma per laurearsi in Giurisprudenza e Lettere, iscrivendosi anche al centro sperimentale di cinematografia, che abbandonerà l’anno dopo . Nel 1936, subito dopo l’esplosione della guerra civile spagnola, inizia ad intensificare i rapporti con gli antifascisti: poi nel 1942 si dà alla clandestinità.
Caduto il regime fascista, viene eletto in Parlamento ed entra nella segreteria del Pci: dal 1947 al 1957 dirige l’Unità. Poi nel 1968 è il presidente del gruppo del Pci alla Camera dei Deputati, quindi nel 1976 è il primo presidente di Montecitorio eletto dai comunisti. In questa veste vive i giorni del sequestro di Aldo Moro e poi nel 1979 chiede di lasciare l’incarico di presidente della Camera.
Il suo rapporto con il partito s’incrina pesantemente nel 1989, quando si oppone alla linea di Achille Occhetto e alla svolta della Bolognina, quando il Pci diventa Pds. Aderisce comunque alla Quercia nel 1991, abbandonando i Ds nel 1993, quando inizia a sostenere Rifondazione Comunista . Poi alle elezioni regionali in Lazio del 2010 e alle politiche del 2013 dichiara di avere votato per Sinistra ecologia e Libertà di Nichi Vendola. Nel marzo scorso aveva toccato il traguardo dei cento anni.

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