lunedì 30 giugno 2014

M5s Dialogante. Legge elettorale, Di Maio chiede nuovo incontro a Renzi: ‘Vediamoci. Siamo pronti’.


Legge elettorale, Di Maio chiede nuovo incontro a Renzi: ‘Vediamoci. Siamo pronti’Il vicepresidente della Camera, a quasi una settimana dal primo colloquio, propone un nuovo appuntamento con il Partito democratico. Il presidente del Consiglio il 25 giugno scorso aveva chiesto la disponibilità ai 5 stelle su cinque punti dal ballottaggio alla governabilità fino alla collaborazione sulle riforme costituzionali. Intanto la commissione del Senato ha cominciato l'analisi degli emendamenti.
 
“Vediamoci giovedì”. Poco meno di una settimana dal primo incontro, il Movimento 5 stelle chiede un nuovo appuntamento al presidente del Consiglio. Prima il vicepresidente della Camera su Twitter Luigi Di Maio e poi lo stesso Beppe Grillo che dal suo canale ufficiale rilancia il messaggio: “Renzi non c’è tempo da perdere e tanto da fare. Noi siamo pronti. Incontriamoci giovedì per la legge elettorale”. Era il 25 giugno e i 5 stelle si sedevano al tavolo con Matteo Renzi per parlare di legge elettorale: nell’incontro in streaming il premier aveva risposto chiedendo la disponibilità a parlare su 5 punti. Il colloquio si era chiuso così, con la promessa di una seconda manche e l’interesse ad aprire il dibattito su ballottaggio, preferenze e governabilità.
Per il governo comincia quella che dovrebbe essere la settimana decisiva per la riforma del Senato, con il voto degli emendamenti in Commissione affari costituzionali che inizia già oggi. Il Partito democratico mette alla prova il patto del Nazareno, ovvero l’accordo con Silvio Berlusconi, tra dissidenti e polemiche interne e soprattutto cercando di gestire la nuova e inaspettata apertura del Movimento 5 stelle.

Italia/Ue: la fuffa e l’immaginazione.

Né una vittoria, né una sconfitta. Solo fuffa. Eppure, le conclusioni del Vertice europeo del 26 e 27  giugno sono subito diventate, alla vigilia della presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue, terreno di scontro tra il governo, che le presenta come un successo che apre margini di flessibilità all’Italia, e l’opposizione, che le legge come una disfatta che condanna l’Italia, di qui a pochi mesi, a un’ulteriore ennesima manovra.

di Giornalista, ex direttore Ansa

In realtà, il Vertice europeo è stata la solita manfrina del tutti insieme al minimo comune denominatore, mascherando le differenze dietro la genericità delle formule. Senza volere dimenticare il balletto delle bozze, con l’arretramento – ed è solo un esempio – tra “il pieno uso” ed “il buon uso” dei margini di flessibilità previsti da Trattati e impegni esistenti.
Leggetevi, anzi leggiamoci, il comunicato ufficiale del Vertice sull’ “agenda strategica dell’Unione in una fase di cambiamento”: “Il Consiglio europeo ha concordato cinque priorità a lungo termine che guideranno il lavoro dell’Ue nei prossimi cinque anni: economie più forti e più posti di lavoro; società capaci di consentire ai cittadini di realizzarsi e di proteggerli; un futuro sicuro per l’energia e per il clima; un’area affidabile di libertà fondamentali; un’azione congiunta efficace nel Mondo”.
Ora, quale sarebbe il governo o l’Istituzione che non sottoscrive obiettivi del genere? E in che modo averli accettati e condivisi può costituire una vittoria o una sconfitta?

Corruzione, non è il male peggiore.

La corruzione non è il danno maggiore. Il punto non è che si sono rubati perfino posate e mutande.

Che con i miliardi finiti nelle loro tasche potremmo sanare il debito pubblico con le imprese e risolvere la vergogna esodati. No, il punto è un altro: come ci hanno governato questi figuri che amministravano centinaia di miliardi e intanto compravano il vino per brindare con i nostri soldi?
Il punto soprattutto è: come speriamo di uscirne se a proporsi per il cambiamento sono figure che hanno governato gomito a gomito con assessori arrestati e decine di consiglieri indagati?
Pensiamo alla Liguria che si è scoperta – ma bisognava essere ciechi per non accorgersene prima – malata, con la giunta regionale di centrosinistra che ha visto due ex assessori ai domiciliari, con l’Idv e l’Udc azzerrati dagli scandali, con mezzo consiglio regionale indagato per i rimborsi. Con il centrodestra che si genufletteva a Claudio Scajola (oggi ai domiciliari) mentre i suoi familiari occupavano ovunque poltrone. Intanto i passati vertici della banca Carige – dove sedevano uomini di destra, sinistra e Curia – sono in galera. E ora che succede? Il candidato alle primarie del centrosinistra è Raffaella Paita, politica dalla culla, che nella Giunta travolta dagli scandali era assessore di primo piano. La stessa Paita, fedelissima di Claudio Burlando (padre del disastro politico degli ultimi decenni), che alla sua Leopolda era sostenuta dalla vecchia classe dirigente locale, da funzionari regionali e architetti targati Pd che hanno firmato la cementificazione della Liguria, magari realizzata da costruttori oggi latitanti. Dal renziano Oscar Farinetti che riempie di pubblicità di Eataly gli organi di informazione che sulla politica dovrebbero sorvegliare.

La legge dei padroni. In Egitto processo a el Massry, la rivoluzionaria operaia.


L’attivista socialista Mahiennur el Masry resta in carcere per aver violato la legge anti-proteste. Mentre i figli di Mubarak, prosciolti, saranno presto liberi su cauzione.

il manifesto Giuseppe Acconcia
«Rove­sce­remo que­sto regime creato sulla legge anti-proteste», ha detto al mani­fe­sto dalle sbarre della gab­bia per i dete­nuti della Corte di Ales­san­dria, Mahien­nur el Mas­sry. L’attivista comu­ni­sta è stata con­dan­nata a due anni di reclu­sione per aver preso parte e orga­niz­zato un assem­bra­mento ad Ales­san­dria d’Egitto per ricor­dare uno dei sim­boli delle rivolte del 2011, Kha­led Said, ucciso dalla poli­zia nel 2010.
«Nella mia cella ci sono decine di figli di con­ta­dini», ha con­ti­nuato l’avvocato, da 40 giorni in pri­gione, avvolta nel velo bianco dei dete­nuti. I ven­ti­la­tori del tri­bu­nale sono stati spenti all’improvviso, nono­stante il caldo tor­rido, come per invi­tare le cen­ti­naia di per­sone, accorse per vedere Mahie, ad uscire dall’aula. Lo sguardo di ghiac­cio del giu­dice She­rif Hafez, noto per la mano dura con­tro i dete­nuti poli­tici, ha gelato il pubblico.
Sve­ni­menti e risse hanno accom­pa­gnato la deci­sione della Corte di tenere Mahie in pri­gione almeno fino al pros­simo 20 luglio. «Dal decimo giorno di Rama­dan, potrete visi­tarmi ogni set­ti­mana», sus­sur­rava tra le sbarre Mahie alla madre e alle sorelle, Mirial e Mahie­sun. Gli avvo­cati, il comu­ni­sta Kha­led Ali e il socia­li­sta rivo­lu­zio­na­rio Hetam Moham­me­din, nelle loro arrin­ghe difen­sive, hanno dura­mente cri­ti­cato la legge anti-proteste e l’arresto immo­ti­vato di Mahie, che, secondo la difesa, par­te­ci­pava ad un assem­bra­mento spon­ta­neo. All’annuncio del rin­vio Mahie ha urlato, seguita a ruota dalle grida di decine di atti­vi­sti: «Con­te­stare è nostro diritto, rifiu­tiamo la legge anti-proteste. La rivo­lu­zione in tutte le strade».

Esseri umani. Immigrazione, 30 cadaveri ritrovati in un barcone nel Canale di Sicilia.

I migranti erano probabilmente stipati in una parte angusta dell'imbarcazione e sarebbero morti per asfissia. Sono 1654 le persone soccorse dalla Marina Militare nell'ultimo weekend. Salvini: "Le camicie di Renzi e Alfano sono sporche di sangue".

ImmigrazioneCirca trenta migranti sono morti nel Canale di Sicilia, su un barcone che è stato rintracciato e soccorso dalle navi della Marina Militare. Quando la nave Grecale ha raggiunto la loro imbarcazione, che trasportava 590 migranti, non c’era già più niente da fare. Stipati in una parte angusta del barcone, sarebbero morti per asfissiaLa posizione in cui si trovavano ha impedito l’immediato recupero dei corpi, che saranno trasportati verso il porto di Pozzallo. La nave Grecale della Marina Militare che ha soccorso la scorsa notte il barcone di migranti  ”arriverà in giornata” insieme all’imbarcazione su cui sono stati trasbordati centinaia dei migranti.
Intanto la tragedia ha scatenato le prime reazioni politiche; a intervenire è Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, che in un post su Facebook: “Altri 30 morti su un barcone. Altri 30 morti sulla coscienza di chi difende Mare Lorum. Fermare le partenze, aiutarli a casa loro, subito! Le camicie di Renzi e Alfano sono sporche di sangue. O no?”.

Diritti e democrazia. La Regione Lazio di nuovo alla prova dell'acqua.

La Legge Regionale per la "Tutela, governo e gestione pubblica delle acque" vada avanti verso la sua completa attuazione nel rispetto delle autonomie locali e dei cittadini.

Crap Lazio

La regione Lazio di nuovo alla prova dell'acquaSi è concluso mercoledì a Poggio Mirteto (RI) il primo incontro del tavolo tecnico tra il Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio ed alcuni Sindaci e amministratori locali in rappresentanza del comitato promotore della L.R. 5/2014 per la "Tutela, governo e gestione pubblica delle acque".
L'obiettivo è quello di arrivare a presentare entro l'anno quegli emendamenti migliorativi della legge che, insieme alle leggi e schemi di attuazione della stessa, allo stesso tempo consentiranno di frenare le capziose e inconsistenti impugnative del Governo Renzi ad uno strumento in tema di risorse idriche tanto innovativo quanto rispettoso delle direttive europee, del referendum popolare del 2011 e delle autonomie locali costituzionalmente tutelate.
Sono sempre di più, infatti, gli Enti Locali anche al di fuori dei confini della regione Lazio che vedono con interesse i possibili sviluppi positivi nell'attuazione della legge regionale 5/2014, tanto che anche la Regione Calabria si appresta a discutere una legge che ricalca quella laziale. Lo stesso Ministro Lanzetta, prendendo atto della volontà di cittadini e Comuni di diverse Regioni di andare nella direzione della gestione pubblica del servizio idrico, intende convocare entro luglio un incontro con i Coordinamenti per l'acqua pubblica, proprio per discutere i testi di legge in questione.
Ci auguriamo pertanto che l’obiettivo dell’attuazione della legge venga portato avanti in un percorso di lavoro congiunto tra promotori e Regione (come concordato con lo stesso Assessore regionale Refrigeri) verso una condivisione d'intenti nello spirito della legge e che quindi venga superato e bocciato qualsiasi tentativo di contrasto con la volontà espressa dai cittadini e dagli Enti che ai cittadini sono più prossimi.
Invitiamo tutti gli Amministratori locali a contribuire al tavolo tecnico prendendo contatti con il Coordinamento o con il Comitato promotore della L.R. 5/2014: http://www.acquapubblicalazio.it/contatti/

Le parole e i fatti. Renzi cambia verso all’anatocismo (pratica delle banche, che consiste nel calcolare gli interessi sugli interessi a debito dei clienti).: lo reintroduce.



Era stata una delle battaglie più lunghe e appassionate delle associazioni di consumatori, e in particolare dell’Adusbef, che l’aveva condotta con una perseveranza implacabile. 

repubblica.it

Alla fine, dopo una ventina d’anni di reclami, cause e ricorsi, sembrava che la guerra contro l’anatocismo fosse stata vinta: una sentenza delle sezioni unite della Cassazione e poi addirittura della Corte Costituzionale avrebbero dovuto essere la pietra tombale per questa pratica delle banche, che consiste nel calcolare gli interessi sugli interessi a debito dei clienti. In altre parole, se si chiede un prestito, gli interessi sulla somma ottenuta venivano a loro volta sommati ogni tre mesi per calcolare i nuovi interessi che sarebbero decorsi da quel momento. In questo modo il tasso effettivo (e dunque i soldi da restituire) aumentava in modo esponenziale.
Alla fine i tribunali e la Cassazione (nel 2010) avevano dato ragione ai consumatori, ma l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva inserito nel consueto “decreto milleproroghe” di fine anno una norma che costituiva in pratica una sanatoria per quanto avvenuto fino a quel momento, bloccando i rimborsi richiesti dai clienti. Un nuovo ricorso, questa volta alla Consulta, cancellava anche questa norma con una sentenza del 2012. Al governo non restava che prenderne atto, cosa che fu fatta con la Legge di stabilità dell’anno successivo.
Sembrava dunque che in materia non ci fosse più nulla da dire e che quella lunghissima battaglia fosse stata vinta. Invece no, si ricomincia. Perché l’attuale governo, con un blitz di cui pochi si sono accorti, ha reintrodotto l’anatocismo con un decreto pubblicato il 25 giugno (il n. 91/14). Al danno si aggiunge la beffa, visto che il decreto è stato chiamato “Disposizioni urgenti per il rilancio e lo sviluppo delle imprese”.

Donne italiane. Bianca Guidetti Serra, antagonista vera.

Mettere insieme il piano dei diritti con quello delle  conquiste sociali, e il piano della  democrazie con quello delle minoranze. Val  la pena – per chi la conosce e per chi no – di  indagare  a  ritroso nell’esperienza  quanto mai attuale di Bianca Guidetti Serra, classe 1921, scomparsa nei giorni scorsi. Avvocata, impegnata in politica, infine presidente con Bobbio del Centro Piero Gobetti.

Paolo Hutter Giornalista, ambientalista
“Mi attrae e incuriosisce sempre di più invecchiando tutto ciò che non so della natura di cui siamo parte mentre ci affanniamo nel cercare di dare un senso al nostro avventuroso cammino nella storia.  Il mondo va un po’ dove vuole né si lascia pilotare e nel fluire degli eventi ciò che ciascuno di noi può fare è poco più del classico granello di sabbia ma anche un piccolo granello di sabbia unendosi ad altri può creare degli argini a correnti pericolose e può inceppare ingranaggi e meccanismi perversi. Non bisogna arrendersi,  rinunciare al cambiamento per quanto parziale mai definitivo e salvifico”.
“Mi ha sempre interessato l’aula giudiziaria come luogo dei diritti in movimento, del confronto tra le istanze della società e i rapporti codificati di potere, di una dialettica tra le parti che tende a discutere e a ridefinire  i confini di ciò che si intende per giusto o ingiusto della vita sociale.”
“Nel mestiere e nella militanza ho cercato di far valere contro la legge del più forte i diritti dei più deboli. Non mi sono mai sentita antagonista per principio: quando mi sono battuta contro qualcuno era per difendere qualcun altro. Mi è piaciuto il fare e ho fatto quel che ho potuto cercando sempre di essere me stessa. Nel mio operare ho anteposto i fatti concreti ai discorsi,  la moralità delle persone alle idee. Non sono scontenta della mia vita non ho particolari rimpianti o rammarichi. Ne ho raccontato tutto il percorso lungo quasi un secolo tra le tante storie di giustizia ingiustizia che mi hanno coinvolto non solo professionalmente e in cui ho trovato un senso da dare al tempo che mi è toccato in sorte”.
Sono  frasi  tratte dalle ultime pagine della sua autobiografia  ’Bianca la Rossa’. Nella quale ci sono tante cose. Anche sorprendenti come la curiosità umana – tutt’altro che revisionista – che spinse Bianca a esplorare la vicenda delle donne che collaborarono con la Repubblica Sociale.
Bianca è stata una strettissima amica della mia famiglia, per molti anni per me come una zia. Voglio  spingere  me stesso e compagni e amici  a ricordare e far vivere il senso della sua esperienza originale e per molti versi attualissima.
Aggiungo il testo quasi integrale del discorso tenuto dalla sua “co-biografa” Santina Mobiglia alle cerimonia funebre.

Mondo vicino. Libia, uccisa la voce dei diritti delle donne.

Libia, uccisa la voce dei diritti delle donneIn quella terra di nessuno che è da tempo Bengasi (ne avevamo parlato qui la scorsa settimana), mercoledì 25 giugno, il giorno delle elezioni parlamentari, è stata assassinata Salwa Bugaighis: a casa sua, da sconosciuti, crivellata di proiettili alla testa, al petto e allo stomaco.

di potravoce amnesty international

Un’esecuzione feroce. Nella Libia post-Gheddafi, le minacce e le intimidazioni nei confronti delle attiviste per i diritti umani e delle giornaliste da parte di milizie islamiste e altri gruppi armati non sono una novità. Ma mai si era arrivati all’assassinio.
Salwa era una donna coraggiosa. Avvocata, attivista per l’uguaglianza di genere e per i diritti delle donne, era stata tra gli organizzatori delle primissime proteste del febbraio 2011. Voleva diritti, non bombe. Dopo la fine del regime di Gheddafi, aveva sostenuto a gran voce la partecipazione delle donne al dibattito politico sul futuro del paese. Aveva fatto parte del Consiglio nazionale di transizione e, negli ultimi mesi, era entrata nel Comitato preparatorio per il dialogo nazionale.
Nelle ultime settimane, aveva ricevuto molte minacce e inviti a tacere. Pochi giorni fa aveva rilasciato un’intervista a Naaba tv, denunciando i duri combattimenti in corso tra le forze fedeli al generale Khalifa Haftar e i gruppi armati islamisti in una zona della città controllata dalla Brigata Rafallah Sehati, una milizia islamista. Nell’intervista, aveva accusato alcuni gruppi di minacciare le elezioni parlamentari e aveva sottolineato l’importanza della partecipazione popolare al voto, chiedendo che i seggi venissero protetti. Essam al-Ghariani, marito di Salwa e membro del consiglio comunale di Bengasi, è scomparso e si teme sia stato rapito.

Classe Dirigente: eccone un altro. Pierfrancesco Guarguaglini, agli arresti domiciliari l’ex presidente Finmeccanica.

L'accusa nei suoi confronti è di associazione a delinquere e corruzione. L'ipotesi investigativa è che la destinazione finale della raccolta sarebbero stati gli "sponsor politici".

GuarguagliniPierfrancesco Guarguaglini, ex presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, è agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli su presunti fondi neri e tangenti in relazione agli appalti per il Sistri, il sistema di controllo satellitare del trasporto dei rifiuti. La Procura di Napoli ipotizza nei suoi confronti le accuse di associazione per delinquere e corruzione.
L’inchiesta è condotta dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, coordinatore della Dda, e dai pm Catello Maresca, Marco Del Guadio e Maurizio Giordano. L’ipotesi investigativa è che siano stati raccolti fondi dagli ex vertici di Finmeccanica, la cui destinazione finale sarebbero stati “i loro sponsor politici”.

domenica 29 giugno 2014

L'Europa ci chiede tanto, ma non la riforma del Senato.

Il Guerriero torna in Italia dopo una grande tenzone, in cui ha ottenuto molto o poco (si vedrà, e se ne discute molto) ma che è comunque la più grande partita politica in corso, e sapete di cosa si occuperà in Italia per prima cosa? Ebbene sì, della riforma del Senato.


Lucia Annunziata HeadshotUn progetto che, secondo gli spinner di Palazzo Chigi, il Premier vede come la prima di tutte le riforme che ci chiede l'Europa, "la prima dei mille giorni, quella più attesa dal paese, e la più temuta della Casta".
Inizia così una settimana in cui questo legame sarà sottolineato dagli eventi stessi: lunedì il Senato vota sulla riforma di se stesso, e mercoledi il Premier aprirà con un discorso il semestre europeo a guida italiana.
Una perfetta narrativa del nuovo corso. Se non fosse per un dubbio: davvero l'Europa vuole da noi le riforme istituzionali, e lasciamo pur stare il prima di tutto? Davvero i governi fratelli si sentiranno rassicurati, tireranno un sospiro di sollievo dal passaggio della riforma del Senato?
L'Europa in effetti vuole da noi molte cose, tantissimi impegni di gestione economica virtuosa - soprattutto il pareggio di bilancio (inflessibili non a caso nel confermarne la scadenza già per l'anno prossimo) e la riduzione della spesa pubblica. Le riforme di cui si parla nei documenti ufficiali riguardano poi sostanzialmente il mercato del lavoro, la giustizia, la pubblica amministrazione, ai fini di creare, semplifichiamo, condizioni per una gigantesca deregulation - meno rigidità nelle assunzioni e nei licenziamenti, meno regole che rallentano gli investimenti e creano complessità alle gestione delle aziende, e più sicurezza e trasparenza nelle azioni giudiziarie.

Corruzione, fa bene alla crescita?

Le tangenti potrebbero favorire la crescita, magari consentendo tempi più rapidi per l’avvio di una attività? I dati mostrano che è vero il contrario: procedure burocratiche eccessivamente lunghe sono associate ad alti livelli di corruzione. Mentre dove il Pil è più alto, la corruzione è bassa.

di Leonardo Borlini (lavoce.info)
La corruzione fa bene alla crescita?
Il tema della corruzione è tornato a occupare prepotentemente le prime pagine dei quotidiani nazionali. (1) È, allora, utile riassumere ed esaminare la tesi secondo cui essa possa promuovere maggiore efficienza e, addirittura, crescita del Pil.
Una ragione spesso richiamata fa capo agli studi di Nathaniel Leff e Samuel Huntington: la corruzione può aumentare l’efficienza, permettendo di eludere regole rigide (incapaci, pertanto, di adattarsi a realtà dinamiche) che ostacolano investimenti e altre politiche favorevoli alla crescita. (2) È una linea di ragionamento più volte percorsa per spiegare (e giustificare) gli elevati livelli di corruzione presenti nei paesi del Sud-Est asiatico.
Modelli teorici più raffinati, come quelli di Paul Beck e Michael Maher o Da-Hsiang Lien mostrerebbero che i soggetti più efficienti nelle gare per l’assegnazione di appalti pubblici coincidono con quelli che hanno la disponibilità di pagare tangenti d’importo maggiore: mazzette e prebende illecite agirebbero, pertanto, da filtro, selezionando gli attori più capaci. (3)
Altra posizione, invero piuttosto curiosa, è quella che dipinge la corruzione come un collante che permette all’establishment politico di accumulare fondi ingenti da usare per tenere unito il corpo sociale, necessaria precondizione per qualunque politica di sviluppo. (4)
Francis Lui sostiene invece che la corruzione consente di risparmiare tempo a coloro per i quali questo bene possiede maggiore utilità. (5)
Un più articolato percorso argomentativo è proposto da Ana Eiras, nel commentare una ricerca promossa da Heritage Foundation/Wall Street Journal sulla relazione tra corruzione, libertà economica e crescita. (6) Argomentando dalle note tesi di Hernando De Soto, Eiras traccia un nesso causale un po’ semplicistico tra dimensione del settore pubblico, numero delle leggi e rilevanza dell’economia informale: corruzione, elusione delle regole e attività economiche illecite sarebbero semplicemente il sintomo principale di un disagio più grave, un fenomeno di miope e invasiva over-regulation. (7)
Molti studiosi si sono adoperati per contrastare le raffigurazioni del fenomeno corruttivo come stimolo all’efficienza e, mediatamente, alla crescita economica. (8)Vediamo come ognuno degli argomenti sopra riportati sia agevolmente confutabile.

Europa, piccoli uomini contro il resto del mondo.

Allora è Jean Claude Juncker il nuovo presidente della Commissione europea. Gira e rigira, pensa e ripensa, si trova un personaggio di poco sopra il niente di Barroso, niente visione, niente leadership, vuoto dove dovrebbero esserci due idee fondamentali: chi siamo noi, l’Europa.

Europa, piccoli uomini contro il resto del mondoE che rapporto c’è con il resto del mondo, il mondo che si frantuma, si uccide, si aggredisce, con i suoi popoli in fuga. Juncker non ha altro da aggiungere a ciò che Barroso non ha detto e non ha neppure pensato in tutti questi anni: come mai l’Europa? Da dove viene l’Europa? Dove va l’Europa? Con chi e perché?
Ricordo spesso, in queste pagine, che solo i Radicali di Pannella, qualunque strada abbiano scelto in qualunque altra cosa, non si sono stancati mai di sventolare il Manifesto di Ventotene, quel documento italiano che ha fatto nascere frontiere aperte invece di trincee, quel sogno di unire risorse e popoli che appare più grande nella ricorrenza del massacro detto “Grande Guerra”. Li abbiamo visti tutti insieme i leader di questa Europa, riuniti intorno alla piccola aiuola che ricorda la carneficina spaventosa nella piccola città belga di Ypres. Ma neppure quella ricorrenza ha prodotto il miracolo di fare cambiare discorso.

Società partecipate, Corte dei conti: “Mondo oscuro, costano 26 miliardi”.

Nella relazione del procuratore generale Nottola la denuncia sulle aziende controllate da governo ed enti locali. Sono circa 7.500 - ma il numero è "variabile" - e hanno "forte impatto sui conti pubblici". O direttamente sulle tasche dei cittadini attraverso le tariffe. "Manca la trasparenza".

Società partecipate, Corte dei conti: “Mondo oscuro, costano 26 miliardi”Una miriade di società che sono costate lo scorso anno solo alle casse dello Stato 26 miliardi. Sono le 7.500 partecipate pubbliche. Un terzo di queste, sottolinea il procuratore generale presso la Corte, Salvatore Nottola (nella foto), nel suo giudizio sul rendiconto generale dello Stato per il 2013, è in perdita. Si tratta di un mondo ancora poco conosciuto e poco trasparente e che necessita al più presto di “un disegno di ristrutturazione organico e complessivo”, esorta la Nottola.
Secondo l’ultima rilevazione della Corte, le partecipate sono in tutto circa 7.500: 50 dallo Stato e 5.258 dagli enti locali, cui si sommano altri 2.214 organismi di varia natura (consorzi, fondazioni ecc…). Il numero è però “variabile, in quanto le società sono soggette a frequenti modifiche dell’assetto”.
Per il loro peso finanziario e per la dimensione economica, gli enti partecipati – sottolinea Salvatore Nottola – “hanno un forte impatto sui conti pubblici, sui quali si ripercuotono i risultati della gestione, quando i costi non gravano sulla collettività, attraverso i meccanismi tariffari“. Il movimento finanziario indotto dalle società partecipate dallo Stato, costituito dai pagamenti a qualsiasi titolo erogati dai Ministeri nei loro confronti ammontava a 30,55 miliardi nel 2011, 26,11 miliardi nel 2012 e 25,93 nel 2013; il “peso” delle società strumentali sul bilancio dei Ministeri è stato di 785,9 milioni nel 2011, 844,61 milioni nel 2012 e 574,91 milioni nel 2013.

Eric Clapton performs "Crossroads" Live!

ZZ Top Live at Crossroads Eric Clapton Guitar Festival 2010

Lettera aperta al Presidente del Consiglio

Roma, 26 giugno 2014
Il CNCA, Antigone, Forum Droghe e La società della ragione hanno inviato una lettera aperta al presidente del Consiglio per sottoporgli i nodi da affrontare urgentemente sulle droghe.
Il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), insieme a Antigone, Forum Droghe e La Società della ragione, ha inviato oggi una lettera aperta al presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione della Giornata mondiale sulle droghe.
Nella lettera vengono poste al governo alcune questioni rilevanti e urgenti:

Disoccupazione, il dramma degli over 50 "Alla nostra età nessuno ci vuole".

Negli ultimi sei anni gli adulti senza impiego sono più che raddoppiati e hanno raggiunto la quota di 438 mila. Padri e madri, senza sussidi né agevolazioni e con figli a carico. «Ora vacilla il welfare familiare».

L'Espresso di Francesca Sironi
Una foto storica (1978) di un ufficio..."Abbiamo aperto uno sportello d'aiuto a Milano poche settimane fa. Attivo un giorno a settimana. Vi si sono già rivolte 250 persone. Soprattutto uomini. Cinquant'anni. Tutti classe media. Quelli che avevano due macchine in famiglia. E oggi chiedono consiglio su come usare i mezzi pubblici gratis». Armando Rinaldi ha fondato nel 2002 Atdal over40 , un'associazione nata per rappresentare e far conoscere le ragioni di chi viene cacciato dal mondo del lavoro da adulto.

Se il fenomeno è costante (lo stesso Armando è stato costretto alle dimissioni nel 1999 a 51 anni), la crisi economica lo ha ingigantito. In questi giorni il Censis ha pubblicato gli ultimi dati, che fotografano come la disoccupazione sia tutt'altro che un problema giovanile: 438 mila over 50 sono in cerca di lavoro, il 146 per cento in più rispetto al 2008. Solo nel 2013 i "buttati fuori" sono stati 64 mila. Nel Centro Nord del Paese, mostrano i dati dell'Istat, gli adulti senza stipendio sono più degli under 35. E non si tratta solo di licenziamenti. Sempre dal rapporto Censis emergono le nuove frontiere della precarietà adulta, raccontata da "l'Espresso" pochi mesi fa: i cinquantenni a cui è chiesto di lavorare part-time anziché a tempo pieno sono aumentati del 46,5 per cento in sei anni.

Libro. La Rete è libera e democratica”. FALSO!. Internet, l’illusione della libertà

Un nuovo pamphlet del collettivo di hacker libertari Ippolita smonta due luoghi comuni sulla Rete: che sia uno strumento intrinsecamente democratico. E che disporre di più informazione significhi automaticamente essere più liberi.





micromega di Carlo Formenti
Già autori di feroci quanto argomentate requisitorie contro i “signori del Web” (memorabili le dissacrazioni di Google e Facebook), nonché di puntuali ridimensionamenti di altri miti cari al “Popolo della Rete” (vedi la disincantata analisi dei limiti dell’ideologia dell’open e del free) i ragazzi e le ragazze del collettivo Ippolita (una comunità di hacker libertari) tornano a colpire con un nuovo pamphlet (“La Rete è libera e democratica”. FALSO!) appena uscito per i tipi di Laterza (nella collana Idòla).
In questo caso, tuttavia, il bersaglio non è solo un’applicazione, come un motore di ricerca o un social network, né una comunità di prosumer, come gli sviluppatori di software open source, bensì la Rete in quanto tale che, come ricordano opportunamente gli autori, non si riduce al Web o ad altre piattaforme informatiche, ma è fatta dell’insieme di tecnologie “hard” (computer, cavi, satelliti, router, ecc.), “soft” (protocolli, programmi, codici, ecc.) e “bio” (programmatori, utenti, imprese, ecc.) che convergono in quell’immane e supercomplesso ambiente di relazioni umane e macchiniche che è Internet.

All’Europa serve un New Deal.

Austerity. Se avesse un po’ di coraggio, il governo italiano dovrebbe rilanciare un’idea che circola da tempo: un grande piano per investimenti infrastrutturali.



di Luciano Gallino, da il Manifesto

A marzo 2014 i disoc­cu­pati erano 25,7 milioni nella Ue a 28, e poco meno di 19 milioni nell’eurozona (stime Euro­stat). Rispetto a un anno prima si regi­strava una lieve dimi­nu­zione, dal 12% al all’11,8 nell’eurozona, e dal 10,9 al 10,5 nella Ue a 28. A ini­zio 2008, i disoc­cu­pati Ue erano sotto il 7%, circa 10 milioni in meno. Ele­va­tis­simi i tassi attuali di disoc­cu­pa­zione degli under 25, anche in paesi che si riten­gono poco col­piti dalla crisi: 23,4 in Fran­cia, 23,5 in Sve­zia, 20,5 in Fin­lan­dia, con una media che sfiora il 24% nell’eurozona, pari a 3,5 milioni di gio­vani. Per non par­lare del 42,7 dell’Italia o del 53,9 della Spagna.
A sei anni dall’inizio della crisi, che cosa fanno le isti­tu­zioni Ue per com­bat­tere la disoc­cu­pa­zione? Da anni la Com­mis­sione Euro­pea discute di una «Stra­te­gia euro­pea per l’occupazione», nel qua­dro di un’altra che si chiama «Europa 2020: una stra­te­gia per la cre­scita». Di que­ste gene­ri­che stra­te­gie in tema di occu­pa­zione non si è visto quasi nulla. Ma ad aprile 2012 la Ce ha lan­ciato un «Pac­chetto per l’occupazione» più det­ta­gliato. Con­sta di una serie di docu­menti che gli stati mem­bri dovreb­bero fare pro­pri al fine di soste­nere la crea­zione di posti di lavoro, rilan­ciare la dina­mica dei mer­cati del lavoro, raf­for­zare il coor­di­na­mento tra gli stati mem­bri in tema di poli­ti­che dell’occupazione. Le ricette sono le solite che arri­vano da Bru­xel­les: dimi­nuire le tasse sul lavoro; ridurre la seg­men­ta­zione del mer­cato del lavoro tra chi ha un’occupazione pre­ca­ria e chi ha un’occupazione più sta­bile; svi­lup­pare le poli­ti­che attive del lavoro; rimuo­vere gli osta­coli legali e pra­tici al libero movi­mento dei lavo­ra­tori, oltre che – nien­te­meno – inco­rag­giare la domanda di lavoro.

Estate: Italia meta più costosa del Mediterraneo.

Traffico senza problemi nell'ultimo weekend di giugno.

Spiaggia (foto: ANSA )Estate 'salata' in Italia: trascorrere le vacanze nel Belpaese è infatti più caro, con la spesa per hotel e ristoranti che risulta superiore del 10% rispetto alla media europea. L'Italia si classifica dunque come la meta più costosa del Mediterraneo. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Eurostat del 2013 che evidenziano come, superato lo spread finanziario, a frenare gli incassi turistici sul territorio nazionale sia il sovrapprezzo che i vacanzieri devono pagare.
I costi per alloggi e cibo, afferma Coldiretti, sono ''nettamente superiori rispetto alle mete concorrenti del Mediterraneo''. La destinazione più conveniente per hotel e ristoranti è infatti, precisa l'associazione, il Montenegro dove si paga il 37% in meno rispetto alla media comunitaria, seguito dalla Croazia con il 26% in meno, dal Portogallo dove il risparmio è del 23% e dalla Turchia dove il conto è inferiore del 22% rispetto alla media Ue. Il confronto, prosegue Coldiretti, ''è pesante anche con Paesi tradizionalmente rivali dell'Italia come la Grecia, dove l'esborso per ristorazione e alloggio è inferiore del 12%, e la Spagna che costa il 9% in meno della media''.

Unione Europea: Cameron, Junker e il futuro dell’Europa.

Secondo la stampa britannica, in quest’inizio d’estate stranamente caldo in Gran Bretagna, dilaga l’euroscetticismo.

Ue: Cameron, Junker e il futuro dell’EuropaL’ennesima conferma arriva dall’umiliante sconfitta di Cameron, primo ministro britannico, che nonostante gli sforzi diplomatici non è riuscito ad impedire la nomina dell’ex primo ministro del Lussemburgo, Jean-Claude Junker, a presidente della Commissione europea, la carica europea più importante. Il presidente della Commissione è infatti il capo dell’organo esecutivo dell’Ue, colui che assegna i portafogli ai commissari designati dai vari governi nazionali. Allo stesso tempo, la Commissione legifera e vigila sull’applicazione della normativa comunitaria da parte dei Paesi membri e quindi de facto agisce quale “guardiano dei Trattati”.
Siamo ad un bivio importante, affermano in molti nel paese dove è nato l’euroscetticismo, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea l’opposizione da parte di uno dei big, delle nazioni più importanti, e cioè la Francia, la Germania ed il Regno Unito, non ha prodotto una soluzione di compromesso, ma è stata semplicemente ignorata.
Per gli inglesi l’insuccesso di Cameron è il segno inconfondibile che l’Unione ha ormai un’anima sua, indipendente da Londra, Parigi o Berlino, e che il processo d’integrazione ha subito un’accelerazione in grado di scavalcare anche la lettera dei trattati. E’ questa infatti la prima volta che il candidato per la posizione più importante all’interno dell’Ue viene scelto dal gruppo di maggioranza del parlamento europeo, quello di centrodestra, dal quale, ironicamente, Cameron ha preso le distanze fino ad abbandonarlo. In precedenza erano stati i capi di Stato dei paesi membri ad eleggere il presidente della Commissione ed il Parlamento si limitava a ratificarne la nomina.

Classe Dirigente: buona notizia. Scandalo Mose, gup respinge patteggiamento per ex sindaco Orsoni.

Scandalo Mose, gup respinge patteggiamento per ex sindaco OrsoniIl primo cittadino di Venezia finito ai domiciliari per finanziamento illecito aveva patteggiato con la procura quattro mesi di reclusione e 15 mila euro di multa. Ma secondo il giudice "la pena è incongrua rispetto alla gravità dei fatti". Pm: "Sarebbe stata preferibile una pena certa oggi, piuttosto che rischiare la prescrizione".

Respinta dal gup la richiesta di patteggiamento avanzata dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni coinvolto nello scandalo Mose. Il primo cittadino, che poi si è dimesso, aveva concordato con la procura quattro mesi di reclusione e 15 mila euro di multa, ma secondo il giudice per l’udienza preliminare, Massimo Vicinanza“la pena è incongrua rispetto alla gravità dei fatti”. Ed ha tenuto conto “dell’atteggiamento processuale dell’indagato e del venir meno della carica che egli ricopriva quando è stata adottata la misura cautelare”, non può non essere notato “che le condotte da lui tenute sono molto gravi”.
Durante l’udienza preliminare Orsoni non era presente in aula, ha appreso della decisione del gup dal proprio legale di fiducia Daniele Grasso. “Non so ora da dove si parte” ha detto l’avvocato all’uscita dal tribunale. “Prenderemo le decisioni da assumere assieme al mio assistito – ha aggiunto -, non è questo il momento per parlare del futuro. Ci sono comunque le condizioni per affrontare un processo; il patteggiamento ormai non esiste più”.

Renzi e Berlusconi, doppio peso all’italiana.

Perché a Matteo Renzi viene perdonato tutto ciò che non è stato perdonato a Silvio Berlusconi?

Renzi e Berlusconi, doppio peso all’italianaBreve promemoria. Nel famigerato ventennio, più volte gli scherani del sultano di Arcore provarono a liberarsi delle intercettazioni telefoniche e ambientali comprovanti i loro traffici. Con la scusa della privacy da difendere, minacciarono la chiusura dei giornali che avessero pubblicato quei verbali e altri sfracelli. Si coniò giustamente il termine “bavaglio”, si organizzarono piazze ricolme di sdegno e gli strilli fecero tremare le vetrate del Quirinale e di Palazzo Chigi. Non se ne parlò più.
L’altroieri, dagli uffici del ministro Orlando è stata fatta filtrare una riforma della giustizia riguardante anche la (non) pubblicazione delle intercettazioni per vedere l’effetto che faceva. L’obiettivo è il medesimo perseguito dal crudele Caimano: evitare che finiscano sui giornali conversazioni sconvenienti per i potenti. Ma quella che un tempo sembrava una macelleria messicana oggi è una elegante sala da tè dove giornalisti ed esperti trattano il non più bavaglio con grazia e soavità come piluccassero pasticcini. E che dire della soppressione del Senato elettivo che il premier di Rignano sull’Arno ha proposto, ponendo i parlamentari della Repubblica davanti alla cortese alternativa: o la votate o ve ne andate a casa? Per aver vagheggiato qualcosa di simile, il presidente-padrone fu paragonato a Mussolini, mentre al vincitore della Ruota della fortuna ’94 basta enunciare la supercazzola del bicameralismo perfetto e tutto tace (tranne i soliti rompiscatole).
La spiegazione più banale del doppiopesismo all’italiana è che Renzi non è Berlusconi, non ha i suoi trascorsi, appare meno pericoloso e non si tinge i capelli. Senza contare che quello stesso Pd che ieri tuonava dall’opposizione contro la democrazia messa in pericolo dalla destra oggi concorda le riforme con gli ex nemici in una confusione di ruoli dove non ci sono più buoni e cattivi, ma solo una grande marmellata dolciastra. O forse, l’immunità di Renzi nasce dallo spirito del tempo di un Paese talmente stanco e sfibrato dalle nefandezze subìte e così imbrogliato e rassegnato, che preferisce lasciar perdere, e il naufragar gli è dolce in questo mare.
il Fatto Quotidiano, 28 Giugno 2014

sabato 28 giugno 2014

Protoje - Who Knows ft. Chronixx

pulizia del piazzale di via nervi a Poggio dell'Ellera:aspetta e spera...-

Gli amici del profilo "Prima  Uscita Poggio dell' Ellera" hanno richiesto piu' volte su FB la pulizia del piazzale di via Nervi
L' Assessore Comunale Giuseppe Maga si era impegnato personalmente a farla pulire ma non c'era riuscito gia' nel recente passato
i cartelli affissi lasciavano prevedere la pulizia dell'area per il 26 giugno ma, come possiamo vedere dalle foto, non e' avvenuta...
PERCHE'....
alcuni interrogativi: 
perche' e' cosi' difficile effettuare la pulizia di un area? 

perche' il Sindaco non ha risposto alla  formale richiesta di pulizia e recupero delle aree di proprieta' comunale site a  via s francesco d' assisi promossa dalla nostra associazione?

perche' non si programma un intervento complessivo per la localita' che vive una situazione di abbandono, come evidenziato nell'ultimo numero del periodico "NERO su BIANCO?'.

gli amministratori di campagnano intendono partecipare a un dibattito sulla localita' che come associazione Campagnano Rap ci impegnano ad organizzare per il 25/26 luglio?


Restiamo in attesa....
redazione diffusa Campagnano Rap 

MATTEO PUCCIARELLI – Lettera finalmente verosimile di addio a Sel

Care compagne e cari compagni (sempre partire con le compagne, che fa molto sinistra attenta ai particolari, poi della sostanza chi se ne frega), è con immensa e dolorosa sofferenza che comunico l’addio alla nostra comunità.

mpucciarelli2A cui sono e resterò molto affezionato: se sono in parlamento infatti è grazie alla vostra generosità. Vi siete recati al seggio delle primarie per i parlamentari di Sel, e avete fatto un voto inconsapevolmente doppio, dovreste ritenervi fortunati: eleggere in Sel un futuro parlamentare del Pd. Volete mettere l’emozione che porta con sé il cambiamento delle carte in tavola?
Insomma, cara comunità, abbandono il partito ma non lo scranno parlamentare. Avete votato A per ritrovarvi B, ma in fondo B era già così simile ad A, dovreste capirmi. Quindi no, non me la sento di non svolgere più il mio ruolo di onorevole. Lavoro impegnativo quello dello spingi-bottoni in aula, che anch’esso comporta innumerevoli sofferenze a me e alla mia famiglia. Sapeste le riunioni che devo sorbirmi, innumerevoli riunioni per capire dove batte il sole oggi, dove batterà domani, quale strapuntino assicurarsi, quale cordata acchiappare al volo: non è una vita facile, la mia. Una vita precaria, a tempo determinato. Vi assicuro: è ‘na giungla riga’.

venerdì 27 giugno 2014

Aborto, niente obiezione nei consultori. La rivoluzione della Regione Lazio

http://temi.repubblica.it
Un decreto dell'ente guidato da Nicola Zingaretti segna un passo importante a tutela della legge 194. Il ginecologo obiettore non potrà più sottrarsi al dovere di garantire a chi ne ha bisogno tutti i certificati necessari per abortire. E dovrà prescrivere i farmaci per la contraccezione, inclusa la pillola dei cinque giorni dopo.

di Francesca Sironi, da L'Espresso 
Il medico ha il dovere di informare. Di garantire alla paziente che richiede un aborto tutti i certificati necessari, di dare i consigli adeguati. Non solo: è tenuto alla prescrizione dei contraccettivi, pure "post-coitali". Insomma: se per legge può rifiutarsi secondo coscienza di operare un'interruzione volontaria di gravidanza, non può sottrarsi al suo compito di cura all'interno dei consultori familiari. 

Lo ha messo nero su bianco, per la prima volta, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, in un decreto da lui firmato sulla riorganizzazione dei servizi medici per la salute della donna. Sembra una banalità, ma non lo è affatto per una regione come il Lazio dove gli obiettori di coscienza sono il 90 per cento dei medici

Cari amici di Sel, a forza di giravolte si rischia la labirintite

http://www.ilfattoquotidiano.it
di 

Cari compagni di Sinistra Ecologia e Libertà, anzi no, “chiamarsi compagni è una stronzata, meglio amici”, come disse il vostro leader Nichi Vendola. Anzi no, perché gli amici con la A maiuscola sono quelli della De Filippi, frequentati dal “berluschino” Renzi, e pure Vendo-la e Sel non stanno così bene, dopo l’uscita del capogruppo Migliore, di Fava e di altri dal partito (pure il tesoriere se n’è andato, speriamo non con i soldi). Diciamo che l’unica cosa certa è “Cari”, qualunque cosa voi siate adesso.
Provo a riepilogare. Eravate alleati del Pd di Bersani, ma dopo le elezioni siete andati all’opposizione del governo Letta. Poi arriva Renzi – quello che, per il Vendola antirenziano (uno dei suoi più riusciti travestimenti insieme al Vendola renziano), “non profuma di sinistra” – e prende il 40,8% alle Europee, e voi che fate? Alla faccia dell’opposizione, v’inebriate del “profumo di potere” e gli votate gli 80 euro, che prima del voto erano “una buona notizia, ma non basta”. I vostri elettori pensano: ci sarà una parte del partito a favore e una contro. Invece no, vi scindete tra chi sostiene gli 80 euro ma non il governo e chi entrambi, tra semi-renziani e renziani tout court. Sui social sempre Vendola perora la prima opzione con una narrazione degna del Teatro dell’Assurdo, dando il colpo di grazia ai sellini agonizzanti: “La sinistra può essere forza di governo anche quando frequenta la trincea dell’opposizione”, “Non saremo uno scorpione sulle spalle del Pd e neppure un grillo parlante o un camaleonte. Semmai un’anguilla che sguscia nelle mani di Renzi (…). Dialogo e sfida, ma in completa autonomia di giudizio”. Cioè? Uno vi vota e poi non sa dove sguscerete? 

La lunga corsa dell´ex tupamaro. Un libro su Pepe Mujica

www.controlacrisi.org

VIVE IN UNA CASA di campagna, con una cagnetta zoppa e un maggiolino azzurro. E con la compagna di tutta una vita, durante la quale ha cercato d’incidere sulla realtà del paese. Con tutti i mezzi, politici e militari. Parliamo di José Mujica, detto «Pepe», attuale presidente dell’Uruguay. Un ex dirigente del movimento guerrigliero Tupamaros che, come la moglie Lucia Topolansky, ha trascorso una parte della sua esistenza in carcere. Il presidente impossibile, lo definisce il libro di Nadia Angelucci e Gianni Tarquini, in questi giorni in libreria per Nova Delphi con una prefazione di Erri De Luca. Una biografia veloce e precisa che spazia fra aneddoti, attualità e storia. L’intervista a Lucia Topolansky, attuale presidente del parlamento, dà il tocco finale a un libro che stimola un arco di temi ben oltre il contesto e i personaggi. «Pepe Mujica, da guerrigliero a capo di stato», recita il sottotitolo del volume. Com’è potuto accadere, in quale mutamento di scenario, con quali costi e ricavi? Qual è il discorso di Mujica oggi, a chi si rivolge davvero? Le sue parole, pronunciate a braccio al G20 del 2012 in Brasile hanno infiammato la rete e i movimenti: «La grande crisi non è ecologica, ma politica – ha detto ai capi di stato – L’uomo non governa oggi le forze che ha scatenato, sono le forze che ha scatenato a governare l’uomo». Una radicalità molto lontana, però, dalla realtà politica dell’Uruguay. A chi fa gioco, in fondo, il «presidente più povero», che affascina stuoli di giornalisti ed è persino in odore di Nobel? Con rispetto, ma senza omissioni, i due autori scavano nella storia recente dell’Uruguay e in quella dei Tupamaros, inquadrandone nascita, sviluppo e parabola nello scenario internazionale.

Più orario, meno cattedre, più privati. La scuola di Renzi

http://contropiano.org
Più orario, meno cattedre, più privati. La scuola di RenziLa “legge di stabilità” è un pozzo di san Patrizio entro cui si possono trovare cose immonde di ogni genere. Questa, che riguarda l'istruzione in Italia, è però una delle peggiori.
Il governo ha infatti inserito – guardandosi bene dal renderlo noto - due misure: la riduzione a quattro anni delle scuole superiori e l’orario a 24 ore, anche se su base volontaria.
Il combinato disposto delle due cose prevede dunque una riduzione secca dell'”offerta formativa” pubblica, con la riduzione di un anno e la prevedibile minore intensità dell'impegno da parte di insegnanti costretti a un aumento di orario del 30%. Non può infatti essere mai dimenticato che l'”orario a 18 ore” riguarda soltanto il tempo di “lezione frontale”, mentre preparazione delle lezioni, correzione compiti, collegi, scrutini, ricevimento genitori, accompagnamento degli alunni in visite e gite, ecc, sono da conteggiare a parte (e risultano persino difficili da computare in modo credibile). Il tutto senza contare neanche il tempo necessario all'aggiornamento, che pure – per dei docenti – dovrebbe restare una necessità vitale.

“…ma il mio computer… è proprio da cambiare?!?!”

Al via l'Hackmeeting italiano

http://www.zeusnews.it

hackit0x11 manifestoApre i battenti oggi la diciassettesima edizione dell'Hackmeeting, l'ormai storico«incontro annuale delle controculture digitali italiane», come si autodefinisce.
Il luogo prescelto per quest'anno èXM24, spazio pubblico autogestito in quel di Bologna.
Come al solito, il programma prevede «tre giorni di seminari, giochi, feste, dibattiti, scambi di idee e apprendimento collettivo, per analizzare assieme le tecnologie che utilizziamo quotidianamente, come cambiano e che stravolgimenti inducono sulle nostre vite reali e virtuali, quale ruolo possiamo rivestire nell'indirizzare questo cambiamento per liberarlo dal controllo di chi vuole monopolizzarne lo sviluppo, sgretolando i tessuti sociali e relegandoci in spazi virtuali sempre più stretti». Il programma completo dell'evento, dove«non ci sono organizzatori e fruitori, ma solo partecipanti», è disponibile sul sito insieme a tutte le informazioni necessarie per arrivare e partecipare.

Acqua all'arsenico, l'Ue verso la procedura d'infrazione.

I Radicali Roma presentano un'esposto all'Unione Europea in merito alla presenza di arsenico nelle acque in molte zone del Lazio.

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Acqua all'arsenico.
Un tema caldissimo, nonostante sia costantemente tenuto sotto silenzio, per molti abitanti della Regione Lazio, alcuni dei quali si sono ritrovati diversi mesi fa con la potabilità revocata persino nelle abitazioni private, dopo che per anni si è innalzato il livello di arsenico previsto a norma di legge.
Un problema che, tra promesse della giunta regionale precedente e di quella attuale, tra le continue proroghe al rientro nella legalità per i comuni fuorilegge, le accuse reciproche tra istituzioni e le recenti decisioni del sindaco di Roma Marino, che ha revocato la potabilità per le acque dagli acquedotti ARSIAL (provenienti dal viterbese).
Persino l'OMS ha dichiarato il rischio per la salute pubblica ma nonostante questo l’ultima deroga, per alcuni comuni, è scaduta il 31/12/2012 e prevedeva un valore massimo di Arsenico pari a 20 µg/l.

Legge elettorale: Renzi, Di Maio e il cerino.

Alcuni commenti a caldo dopo l’incontro tra Pd e M5S sulla legge elettorale:


1. Renzi non doveva essere presente, ma le sirene dello streaming senza il pari leader Grillo sono state irresistibili. A conferma che l’uomo è furbo, capace mediaticamente, ma anche un po’ scorretto. Convinto di conquistare la scena si è però trovato sulla strada due ostacoli imprevisti: Di Maio e Toninelli, entrambi molto bravi nel merito e dialetticamente.
2. E’ stato un dialogo civile, interessante, senza esclusione di colpi e con tempi televisivi praticamente perfetti da parte di tutti gli interlocutori. Da ospiti tv esperti si sono presi/tolti/scambiati/conquistati spazi di parola con grande rispetto, fluidità e senza bisogno di un moderatore. La prova dell’inutilità – ormai – dei conduttori dei talk politici?
3. Nel merito, Renzi ha cercato ostinatamente di lanciare la palla nel campo avversario, elencando i meriti (demeriti?) dell’Italicum e chiedendo ai Cinque stelle se ci stavano o no. Ottima strategia, che l’ha portato però addirittura a rinnegare se stesso e il suo governo, quando ha detto che la loro legge elettorale vuole dire “no a inciuci e larghe intese”. Il suo governo è esattamente questo: il frutto di un inciucio e di larghe intese mai scelte dagli elettori. In parte, per la verità, l’ha ammesso, ma come fa a obiettare ai 5S che è meglio scegliere le alleanze prima delle elezioni, davanti ai cittadini, se poi tanto non vengono rispettate, come ha fatto il Pd?
4. Se – ripeto – la strategia di Renzi di lasciare il cerino in mano ai grillini è stata giusta, e alla fine il premier ha ottenuto di elencare online i punti dell’Italicum su cui vorrebbe risposte da loro, altrettanto dovrebbe fare il M5S. La partita di poker della politica (che già evocai in occasione della proposta di dialogo dei 5S) mica è finita, anzi prosegue. E Grillo non può permettersi di dire “No, lascio”, ridando fiato ai suoi tanti detrattori e alla cantilena “dice sempre No”. Perché l’eventuale ‘no’ non lo fanno dire a Renzi? Perché alle sue proposte non rispondono online con le loro proposte, sul loro Democratellum, chiedendo: ci stai o no? Tre elementi per tutti: il Pd (ovvero Renzi) è favorevole o contrario alle preferenze? E’ favorevole o contrario a liste pulite, con bocciatura dei candidati impresentabili? E’ favorevole o contrario a un ballottaggio tra i due partiti – e non le coalizioni – che hanno preso il maggior numero di voti, per garantire la governabilità? Sono queste le tre questioni cruciali su cui si fonda l’asse Pd-Fi e che Berlusconi non potrebbe mai accettare. Ma Renzi – che ha sempre ripetuto che le preferenze le voleva ma gliel’ha tolte Berlusconi, e così le liste pulite e il resto – dice no o si? Ovvero ci fa capire, finalmente e definitivamente: #staconBerlusconi o #staconGrillo? Purtroppo siamo ancora lì…