martedì 25 marzo 2014

Guinea, epidemia di Ebola: 59 morti.

corriere.it Fa paura l’epidemia di virus Ebola che si sta diffondendo da febbraio nell’Africa subsahariana: la febbre emorragica ha ucciso 59 persone in una zona isolata nel sud della Guinea. Potrebbe essere stata colpita anche la Liberia, con undici casi sospetti e cinque decessi sulle cui cause si sta indagando (quattro donne e un bambino), dopo che alcuni malati avevano attraversato il confine della Guinea in cerca di cure. L’Ebola è una delle malattie più temute del continente, con una potenza letale che va dal 50 al 90% degli infettati. I casi confermati finora arrivano tutti dai distretti del sud-est della Guinea Conakry, vicini alla frontiera con la Liberia e la Sierra leone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato che il bilancio dei morti è 59 (su un totale di 86 casi), tutti in Guinea Conakry. È invece stato smentito un caso sospetto in Canada, a Saskatoon, dove un uomo, che era appena tornato da un viaggio di lavoro in Liberia, è stato ricoverato in isolamento con i sintomi di una febbre emorragica virale.
Terrore in Africa
La malattia si trasmette attraverso il contatto diretto con il sangue o le secrezioni di una persona malata, oppure con oggetti contaminati da queste secrezioni. Il virus Ebola causa febbre alta, diarrea, vomito, forte spossatezza e violente emorragie, anche interne: non esistono vaccini né cure. In Africa c’è molta paura di una possibile estensione dell’epidemia. Le autorità sanitarie della Costa D’Avorio hanno lanciato l’allarme sui «rischi reali di diffusione». «Siamo preoccupati. La malattia può propagarsi facilmente. Gli animali, che veicolano il virus, non conoscono frontiere», ha detto Simplice Dagnan, direttore generale dell’Istituto nazionale di igiene pubblica della Costa d’Avorio.
I controlli ai posti di frontiera terrestri e negli aeroporti sono stati aumentati. Tra le 59 vittime ci sono stati anche tre bambini. «In Guinea, Paese con una debole infrastruttura medica, un’epidemia come questa può essere devastante» ha dichiarato il rappresentante Unicef, Mohamed Ag Ayoya. In collaborazione con il Ministero della Salute della Guinea, l’Unicef ha inviato cinque tonnellate di medicinali, dispositivi medici e attrezzature di emergenza: guanti, teloni, stuoie di plastica, e soluzioni per la reidratazione per via endovenosa e orale, per proteggere il personale medico e curare le persone malate. Nel Paese sono in corso anche altre tre epidemie: colera, morbillo e meningite. Medici senza frontiere ha inviato medici, infermieri, igienisti ed esperti di logistica per rafforzare l’equipe già presente.
Nessun allarme in Europa
Per il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, l’epidemia non rappresenta un allarme per l’Europa. «Le epidemie da virus Ebola sono periodiche in Africa, soprattutto nei Paesi dell’Africa equatoriale. Questo però - spiega l’esperto - non è un elemento di preoccupazione per l’Europa perché, almeno finora, le epidemia sono state sempre contenute e circoscritte in loco, dove invece gli interventi andrebbero potenziati dato l’alto tasso di mortalità legato a questo virus». Il virus Ebola, rileva Rezza, «si trasmette attraverso i pipistrelli e piccoli animali della foresta, che possono infettare le scimmie e quindi l’uomo. Dunque i focolai umani si espandono per contatto diretto con un animale o una persona infetta e la fase di incubazione è molto breve». Per questo, aggiunge, «è difficile che l’infezione possa essere esportata». Finora, infatti, «pochissimi sono stati i casi importati in Europa in animali infetti, e comunque sono stati tutti contenuti, e nessun caso umano si è mai verificato in Italia». Ebola è tuttavia tra i virus più temibili e ne esistono numerosi ceppi. Comparso con i primi focolai nel 1976 in Sudan e nell’allora Zaire (prende il suo nome da un fiume nel nord dell’ex Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo, dove fu isolato per la prima volta), ha mostrato da subito la sua potenza letale tanto che è uno dei più temuti virus sul fronte del bioterrorismo.

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