sabato 29 marzo 2014

Governo, Giannini a Madia: “Un sistema sano non manda a casa gli anziani”.

Il ministro dell'Istruzione alla collega della Funzione pubblica che aveva parlato di prepensionamenti: "Necessaria un'alternanza costante".

Governo, Giannini a Madia: “Un sistema sano non manda a casa gli anziani”La rottamazione non si fa anche con la pubblica amministrazione, Renzi o non Renzi. Il ministro per la Funzione pubblica Marianna Madia aveva premuto sull’acceleratore, ora la collega dell’Istruzione Stefania Giannini rallenta: “Non amo il collegamento tra chi va a casa e chi entra, un sistema sano non ha bisogno di mandare a casa gli anziani per far entrare i giovani. Per me è necessaria una alternanza costante” spiega la segretaria politica di Scelta Civica (e ex rettore dell’università per stranieri di Perugia). Una risposta a distanza alla Madia, che alcuni giorni fa, a proposito degli 85mila esuberi indicati dal commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli, aveva indicato che “l’idea sono i prepensionamenti, con lo scopo di aiutare l’ingresso dei giovani” e pensa a “una sana mobilità obbligatoria, laddove il rispetto è quello del diritto del lavoratore, laddove non ci siano degli ostacoli burocratici”.

E qualche diversità di vedute emerge anche su un altro concetto espresso dalla Madia nella stessa occasione: non è detto – aveva detto il ministro – che saranno coinvolti i sindacati nelle discussioni sui provvedimenti all’esame di governo e Parlamento. E oggi una risposta indiretta arriva però dalla vicesegretaria del Pd in pectore, Debora Serracchiani. “Credo che sulla concertazione si sia sollevato un dibattito più grande e più acceso di quanto sia effettivamente in gioco – afferma – Il governo è fortemente impegnato a dare una scossa al mercato del lavoro nel senso dell’allargamento dell’offerta, dell’aumento delle concrete opportunità di occupazione. Andiamo decisamente in questa direzione, che è quella chiesta dal Paese, dai giovani e dalle famiglie, e crediamo che l’obiettivo di strappare alla disoccupazione milioni di persone sia lo stesso che perseguono anche le parti sociali”. “Se c’è un’intesa di fondo su questo fine, come interesse fondamentale del Paese allora non ci può essere timore che qualcuno sia tagliato fuori dai processi decisionali, anche perchè non c’è mai stata alcuna chiusura al dialogo. Vero è che la responsabilità delle scelte politiche generali e finali è in capo al governo e al parlamento, che poi ne risponderà ai cittadini. E penso che su ciò – conclude Serracchiani – nessuno possa avere davvero qualcosa da contestare”.
La questione del lavoro (la legge delega arriverà in Parlamento lunedì) poi non agita solo il Pd, ma apre un dibattito nel governo. Il ministro Giannini appare ottimista: “Il precariato è una deformazione patologica del principio di flessibilità, che va restituito alla sua fisiologicità – dice il ministro – Un governo che crede nella flessibilità e non nella sua patologia deve trovare gli strumenti e lo sta facendo”. Sulla questione parla anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi che riprende un po’ il concetto già espresso ieri dal presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Non è il momento degli ultimatum. Il decreto Poletti al massimo può essere migliorato nella direzione che pone. E se un pezzo del Pd pensa pensa di stravolgerlo e di ritornare alla rigidità della legge Fornero, che ha dato solo insuccessi, se lo scorda. Noi non ci stiamo”. Quindi, quella minoranza, “troverà nell’Ncd e anche credo nel presidente Renzi un puntello con cui paragonarsi”. Questo governo, ha aggiunto Lupi, “è nato sulla base degli accordi. Non abbiamo un problema di ricatto. Abbiamo un problema di credibilità. L’accordo sul lavoro e sulla flessibilità in entrata, garantendo anche ammortizzatori sociali, è un accordo che abbiamo fatto e sta alla base della nascita di questo governo”. “Se un pezzo del Pd pensa che questi accordi non debbano essere mantenuti – ha sottolineato Lupi – se ne assume la responsabilità non nei confronti della politica ma nei confronti di centinaia di migliaia di giovani e disoccupati che a furia di discutere non entrano nel mondo del lavoro”.

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