giovedì 26 settembre 2013

Roma. Bilancio Comune, interviene il governo ipotesi fondi da Cassa depositi e prestiti.

ECONOMIA / IL BUCO DA COPRIRE NELLE CASSE DEL CAMPIDOGLIO

Vertice Marino-Fassina con l'assessore Morgante. Per evitare il fallimento servono 860 milioni; impegno di Palazzo Chigi e il Campidoglio taglia le auto blu


ROMA - Alla giunta comunale, spiccano due assenze: il sindaco Ignazio Marino e l'assessore al Bilancio Daniela Morgante. Assenti giustificati perché impegnati, uno al telefono, l'altra dal «vivo», in un super-vertice col viceministro dell'Economia Stefano Fassina. Oggetto, naturalmente, il Bilancio del Comune di Roma. Perché, come dice un esponente della maggioranza, «a forza di dire che le cose si risolvono, non si risolve un bel niente». Per coprire i conti, e schivare il fallimento, servono 860 milioni ma al Campidoglio - dopo che la giunta Alemanno ha già impegnato soldi che, di fatto, non aveva - sono con le spalle al muro. Servono soluzioni, e in fretta.
Stefano Fassina con il sindaco Marino (Omniroma)
Di sicuro, occorre un intervento governativo, pur nei problemi di tenuta dei conti denunciati dal ministro Fabrizio Saccomanni. Roma, però, non può fallire: ne va di tutta l'Italia. E, allora, fanno trapelare da palazzo Chigi «i lavori sono in corso: il governo darà una mano a Roma, non solo perché è la Capitale ma anche perché il ruolo delle grandi città nel futuro sarà determinante». Ma, aggiungono dall'esecutivo, «a Roma va dato un aiuto strutturale, non una tantum».
Daniela Morgante, assessore al Bilancio (Jpeg)
Daniela Morgante, assessore al Bilancio
Marino e la Morgante sono usciti dalla riunione con una bozza di lavoro, che presenteranno venerdì prima alla giunta, poi alla maggioranza. La situazione, come ha confermato il vicesindaco Luigi Nieri «è complicata», ma sul campo ci sono diverse idee. Alcune elaborate da Roma Capitale: dall'aumento della tassa di soggiorno a quello «fittizio» dell'Imu al 6 per mille per incassare 140 milioni di euro in più di rimborso governativo. Soluzione «politicamente» complicata: il centrosinistra passerebbe per la coalizione che ha alzato l'Imu, il Pdl per il partito che ha premuto di più per toglierla. Le strade di palazzo Chigi, invece, vertono su un possibile intervento della Cassa depositi e prestiti, ma anche sui soldi (circa 1,5 miliardi) che il Comune deve avere dalla gestione commissariale istituita per il debito pre-2008: la somma che serve a «salvare» le casse del Campidoglio potrebbe essere scontata da lì.
La giunta di Marino è divisa in due. Da una parte c'è la «linea Improta», dettata dal responsabile della Mobilità: usare le leve che si possono adoperare, ricorrere agli anticipi di cassa, chiedere all'Acea una tranche del futuro dividendo (su 170 milioni previsti, circa 85 sono del Comune), usare anche i 400 milioni in arrivo dalla Regione per il trasporto pubblico. Somma che, in teoria, dovrebbe coprire l'anticipo già versato dal Campidoglio all'Atac ma che adesso potrebbero finire altrove.
Quella di Improta è una visione «politica» del Bilancio, che si scontra con la rigidità della Morgante che, da magistrato della Corte dei Conti, vuole avere tutte le coperture necessarie, senza correre rischi. Marino ha chiesto uno sforzo maggiore anche al ragioniere generale Maurizio Salvi. Fu lui, del resto, ad «avallare» l'operazione fatta da Alemanno, di approvare il Bilancio solo a novembre 2012 per «far finta» che i 500 milioni di tagli operati dal governo Monti non esistessero. E sta a Salvi, adesso, tirare fuori il Campidoglio dal pantano. Altrimenti, questo potrebbe essere l'ultimo Bilancio che il ragioniere firma.

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