lunedì 24 giugno 2013

Processo Ruby. Berlusconi condannato a sette anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici


Processo Ruby. Berlusconi condannato a sette anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici
In diretta mondovisione, in pratica. La condanna era attesa persino dall'imputato, ma ora che c'è diventa un fatto politico di prima grandezza in un cortile politico che non deve più decidere autonomamente nulla.

Dei due reati contestatigli dal Tribunale di Milano, uno ha attirato fina dal primo momento le telecamere e la curiosità popolare: quello di "sfruttamento della prostituzione minorile", visto che all'epoca dei fatti Ruby (al secolo Karima el Mahroug)era minorenne. Il contorno scollacciato a suon di bunga bunga e olgettine ha fatto la fortuna dei media per un paio di anni, roba da creare una tossicodipendenza da cui sarà difficile riprendersi.
Quello più grave, sul piapono istituzionale, è però quello di concussione, ossia l'aver esercitato pressione sui funzionari della questura di Milano affinché lasciassero andare Ruby "affidandola" a Nicole Minetti (all'epoca consigliere regionale...) anziché farla portare in una comunità di recupero per minorenni. E' il reato che si trascina dietro la condanna all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. E diventa ancora più esplosivo nel giorno in cui tutto il governo, ossia anche il Pdl di Berlusconi, invita Josefa Idem - ministro delle pari opportunità ed ex campionessa di canoa - alle dimissioni per non aver pagato l'Ici sulla sua casa palestra.
Come si fa a giustificare che chi non paga l'Ici (ora Imu) si deve dimettere mentre chi, fra l'altro, ha piegato il funzionamento di organi dello Stato - come la Questura - ai propri interessi personali più inconfessabili?


Da sottolineare come la condanna sia anche più alta (sette anni) rispetto alle richieste dell'accusa (è stata infatti riconosciuta anche una "concussione per costrizione", che è penalmente più rilevante rispetto alla concussione semplice). Decisiva, sul piano dello sviluppo giudiziario futuro (questo è solo il primo grado) anche il sequestro dei beni "regalati" da Berlusconi alla giovane ragazza, e che chiaramente non potevano risultare frutto del suo lavoro ma solo come "compenso" da parte dell'"utilizzatore finale" affinché desse una falsa testimonianza.

Anche se siamo solo in primo grado e ora si va all'appello, è chiaro che per Berlusconi i margini di sopravvivenza politica si fanno molto stretti. Il processo Mediaset, ormai arrivato alla Cassazione, prevede già una condanna all'interdizione dai pubblici uffici, anche se soltanto per cinque anni. La somma dei due processi, però, unitamente all'ormai prossima discussione in Parlamento sulla sua "ineleggibilità". segna un passaggio di fare per tutta la "sfera politica" italiana. Il peso della pressione internazionale, dunque, si sta traducendo in una specie di "pulizie di primavera" per allontanare dalle poltrone che contano quanti risultino "incompatibili" con una gestione del paese improntata al "rigore".
Quando si spreme un popolo come stanno facendo da alcuni anni, e come continueranno a fare per molti altri, non è "bene" che al potere ci sia gente impresentabile sotto ogni profilo. Anche il boia, insomma, deve avere un profilo "perbene". Berlusconi e compagnia di giro (dalle Santanché ai Brunetta, dai Cicchitto ai Cosentino, ecc) devono sparire dalla scena. Ma non secondo le nostre ragioni.
In altre parole: possiamo godere come ricci per questa condanna, ma non ci sembra ci sia nulla da festeggiare. Quando si viene massacrati nele condizioni di vita, non conta poi molto se il boia sia un serioso scassapalle o un jokerman da strapazzo.

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