sabato 25 agosto 2012

Legge elettorale, l'accordo esiste ma il voto a novembre resta difficile

L'Udc Buttiglione conferma il raggiungimento di un'intesa per cambiare il Porcellum: "Ma nessuno vuole assumersi la responsabilità davanti all'opinione pubblica". Chiti (Pd): "C'è ancora il rischio di marcia indietro del Pdl".

ROMA - Resta avvolta nell'incertezza la possibilità che il Parlamento approvi in tempi stretti la riforma della legge elettorale aprendo la strada ad elezioni anticipate a novembre, sei mesi prima della scadenza naturale. Nei giorni scorsi il vicesegretario del Pd Enrico Letta aveva dato per raggiunta l'intesa 1 tra le forze che sostengono il governo Monti, ma l'annuncio sembra essere caduto nel vuoto. "L'accordo sulla legge elettorale è stato raggiunto sostanzialmente, ma nessuno vuole assumersi la responsabilità davanti all'opinione pubblica. Perché fa fatica a passare l'idea che c'è un clima di concordia, abituati alla guerra dell'uno contro l'altro", spiega oggi il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione a Tgcom24. "Solo uniti possiamo farcela - prosegue l'esponente centrista - dobbiamo fare una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere e che, eventualmente, costringa anche i partiti a una grande coalizione".

Il democratico Vannino Chiti "conferma" che un accordo sulla legge elettorale esiste, ma avverte che andrà in porto solo "a condizione che non si ripeta quanto già avvenuto al Senato quando il Pdl cambiò idea all'ultimo e, grazie a un patto con la Lega, fece franare tutto". "Quella volta - ricorda Chiti al 'sussidiario.net' - andò in fumo la riduzione del 20% del numero dei parlamentari, la differenziazione dei compiti tra le due camere e il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio. Se il Pdl non farà altri giochetti la nuova legge potrà essere approvata al Senato e alla Camera tra settembre e ottobre". Secondo Chiti "innanzitutto è stato fatto un passo in avanti rispetto al Porcellum, di cui verranno risolti i difetti. I più insopportabili consistevano infatti nelle liste bloccate e nelle soglie di sbarramento differenziate a seconda del fatto se un partito fosse interno o esterno a una coalizione". La soluzione? "Piccoli collegi per restituire la libertà di scelta ai cittadini e uno sbarramento unico del 5%. Resta da definire l'attribuzione del premio di governabilità: se dare cioè un 10% al primo partito, come vorrebbe il Pdl, o un 15% alla coalizione che vince le elezioni, come preferirebbe il Pd. Uno scoglio che comunque potrà essere superato in poco tempo".
Un'eventuale successo di questo percorso non significa però automaticamente il ricorso al voto anticipato. Di questo almeno si dice convinto il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, del Pdl. "La volontà di cambiare questa legge elettorale è forte e vogliamo dare un segnale forte - afferma - La legge vecchia non può più rimanere ma i cittadini devono poter scegliere i loro rappresentanti. Facciamo un gravissimo errore a legare la questione della legge elettorale alla fine anticipata della legislatura, questo è il miglior modo per non fare la legge elettorale. Quindi bisogna ragionare solo su questo. In questi sei mesi dobbiamo fare molte cose". Lupi resta comunque ottimista sulla chiusura dell'accordo. "Si troverà la settimana prossima - pronostica - quando si ritroverà il Senato. Noi fortemente vogliamo andare ad approvare una legge elettorale, perché sarebbe da irresponsabili non farla e non farla anche il più rapidamente possibile, soprattutto nei confronti dei cittadini che continuano ad allontanarsi dalla politica perchè non vogliono più un Parlamento di nominati".

Anche perché, avverte il costituzionalista di area Pd Augusto Barbera in un'intervista al giornale QN, per andare ad elezioni a novembre "bisognerebbe anticipare a settembre l'approvazione della legge di stabilità, e per farlo occorrerebbe una sintonia tra le forze politiche che francamente non vedo, c'è il problema dei collegi elettorali. La nuova legge presupporrebbe nuovi collegi, e disegnarli porta via molto tempo".

Grande coalizione, Pdl diviso. Che si voti a novembre o nel prossimo anno, il problema degli schieramenti tiene comunque banco nel dibattito politico sin da ora. A fronteggiarsi, con schieramenti trasversali ai partiti, sono i favorevoli e i contrari a un'ipotesi di grande coalizione. Un possibile scenario che sta creando fratture soprattutto nel Pdl. Per un Gasparri che boccia con forza questa soluzione, c'è infatti in Frattini che invece la sostiene con forza. "L'intervista di Bersani, se mai ce ne fosse stato bisogno, chiarisce che non c'è spazio per grandi coalizioni. Si va verso una campagna elettorale nella quale si dovranno confrontare proposte diverse su istituzioni, valori, famiglia, impresa, fisco e lavoro. A quanti nel centrodestra inseguono chimere e idee sbagliate consiglio di rimboccarsi le maniche per affrontare una impegnativa stagione di presenza tra i cittadini. Chi non ci crede o si è già arreso lasci il campo e non intralci".

Una posizione, quella del capogruppo al Senato, condivsa da Lupi ("non immagino Pdl, Pd e Udc che si presentano insieme per farsi giudicare, siamo diversi e saranno i cittadini a scegliere chi vincerà"), ma che Frattini definisce "sciagurata". "E' giusto presentarci alle elezioni, quando saranno, con un nostro profilo alternativo - dice l'ex ministro degli Esteri - ma è altrettanto giusto essere realisti e dire che oggi sarebbe da sciagurati dire che, comunque andrà, la grande coalizione è un'ipotesi da escludere: vorrebbe dire davvero mettersi fuori dal progetto e dalla natura del Pdl".

Tra i sostenitori di una riedizione dell'attuale maggioranza anche Buttiglione. "La nostra linea - afferma - è quella della Grande coalizione con un governo presieduto da Monti".

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