martedì 31 luglio 2012

Bce, la fabbrica del debito che sta rovinando l’Europa

di Magdi Cristiano Allam
Se tutti i giorni i Merkel, Monti, Barroso, Draghi scendono in campo per rassicurarci che “l’euro è irreversibile” (non un Grillo qualsiasi che dopo aver lungamente sbraitato contro la moneta unica ora si professa sincero europeista), vuol dire che stiamo assistendo a un rito scaramantico per allungare il più possibile la vita del moribondo. Tutti gli indicatori dell’economia reale attestano in modo inequivocabile che giorno dopo giorno siamo prossimi al funerale. Dell’euro? Dei padroni dell’euro? No, il nostro funerale! La recessione sempre più profonda, l’indebitamento pubblico che cresce, il Pil che si riduce, la produzione, le esportazioni e i consumi in calo, le tasse più alte al mondo e nella storia, le imprese strangolate che chiudono, i disoccupati e i poveri che aumentano, i giovani senza prospettive, i figli che non si fanno più, la democrazia svuotata di contenuti, i partiti e il parlamento che si sono auto-commissariati svendendo l’Italia alla triplice dittatura finanziaria, relativista e mediatica, gli italiani sempre più ingannati, traditi, rassegnati, frustrati, disorientati.

Europa e informazione - Quello che politici e giornalisti non dicono

di Ida Magli tratto da ItalianiLiberi associazione - 9 Maggio 2004

In base a diverse lettere che giungono alla nostra redazione, ci rendiamo conto dell’assoluta mancanza di informazione riguardo all’unione europea cui sono stati tenuti gli Italiani in tutti questi anni. Si è trattato e si tratta di un silenzio traditore, voluto, programmato dai governanti fin dall’inizio allo scopo di non far capire ai popoli la meta finale del progetto: l’abolizione dei singoli Stati e l’abolizione delle differenze - di lingua, di cultura, di storia, di personalità - fra i cittadini di un unico Impero: l’Unione Europea, appunto.
Si è cominciato con la moneta per due motivi principali: l’affermazione del potere di economisti e banchieri alla guida dell’Impero e al tempo stesso nascondere, sotto la propaganda di un più redditizio mercato, la strategia della perdita della sovranità e dell’indipendenza dei singoli Stati.
Per ingannare i cittadini sono stati inventati nomi falsi per le istituzioni dell’Impero. E’ stato chiamato “Parlamento” l’unico organismo cui i sudditi partecipano con le elezioni, ma è ovvio che non è un Parlamento in quanto esercita soltanto funzioni consultive e non possiede potere legislativo. Si tratta dunque di una istituzione deliberatamente volta a truffare i popoli ingannandoli anche attraverso la finta democrazia delle elezioni.

Euro: ci hanno sempre truffato


Finalmente arriva la risposta all’interrogazione presentata dall’Europarlamentare Marco Scurria sulla natura giuridica dell’euro, e finalmente arriva la conferma: ci stanno truffando. Ci hanno sempre truffati. Ma andiamo per ordine.

Marco Scurria aveva chiesto chiarimenti sulla risposta data dalla commissione europea alla prima interrogazione sulla proprietà giuridica dell’euro presentata dall’On. Mario Borghezio, nella quale si affermava che nella fase dell’emissione le banconote appartengono all’Eurosistema, mentre nella fase della circolazione appartengono al titolare del conto sulle quali vengono addebitate. Attenzione perché le parole negli atti ufficiali e nel linguaggio tecno-eurocratico vanno soppesate per bene. Quindi il commissario Olli Rehn rispondeva a Borghezio che la proprietà delle banconote cartacee (dove troviamo ben impressa in ogni lingua dell’Unione la sigla della Banca Centrale Europea) è dell’Eurosistema.

Ma cos’è quest’Eurosistema?

Dieci miti sul capitalismo



Il capitalismo nella sua versione neoliberale ha sfiancato se stesso. Gli squali della finanza non vogliono perdere i loro profitti, e spostano il peso principale del debito sui pensionati e sui poveri. Un fantasma della “Primavera Europea” sta tormentando il Vecchio Mondo e gli oppositori del capitalismo spiegano alla gente come le loro vite siano state distrutte. Questo è l’argomento dell’articolo di un economista portoghese, Guilherme Alves Coelho.Esiste una nota espressione, cioè che ogni nazione ha il governo che si merita. Questo non è del tutto vero. Le persone possono essere ingannate da una propaganda aggressiva che influenza attraverso schemi, e sono dunque facilmente manipolate. Menzogne e manipolazioni sono l’arma contemporanea della distruzione di massa e dell’oppressione delle persone. Sono efficaci quanto i tradizionali mezzi di guerra. In molti casi si integrano a vicenda. Entrambi i metodi vengono utilizzati per ottenere la vittoria alle elezioni e distruggere i paesi ribelli.
Ci sono molte modalità per manovrare l’opinione pubblica, nella quale l’ideologia del capitalismo è stata fondata e mitizzata. È una combinazione di false verità che sono state ripetute milioni di volte, nel corso delle generazioni, e quindi diventate indiscutibili per molti. Sono state programmate per rappresentare il capitalismo come credibile e per mobilitare il sostegno e la fiducia delle masse. Questi miti sono distribuiti e promossi mediante strumenti multimediali, istituzioni educative, tradizioni familiari, appartenenze a credi religiosi, ecc. Ecco di seguito i più comuni di questi miti. 
Mito 1. Con il capitalismo, chiunque lavori duramente può diventare ricco

Come siamo guariti dal diabete / VIDEO COMPLETO: Crudo & Semplice

Secondo l’Associazione Americana per il Diabete (A.D.A.): «Il diabete è una malattia cronico degenerativa incurabile».
Una definizione che non lascia alcun spazio a eventuali dubbi.
D’altronde è cosa risaputa da qualsiasi medico al mondo, che il diabete ufficialmente non si può curare, una volta che si è manifestato, si può conviverne più o meno bene, ma si è schiavi e dipendenti dai farmaci per l’intera vita. Ma è proprio così?
Questo il tema del congresso che ha visto la partecipazione di circa 500 persone, organizzato dalle associazioni culturali «Il Soffio del risveglio» e «Qui e Ora», tenutosi a fine marzo all’Auditorium Vivaldi a San Giuseppe di Cassola (VI).

A breve LibreOffice sarà web based

cogito ergo bum

mauriziosemplice.com

PETIZIONE POPOLARE


«DIMEZZAMENTO DEI PARLAMENTARI, TAGLIO STIPENDI PARLAMENTARI E DI TUTTI I BENEFICI E PRIVILEGI.»
http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2011N16643
PER FAVORE SE SIETE D'ACCORDO ANDATE SUL SITO SOPRA INDICATO, FIRMATE E DIFFONDETE!!!


Aiuto, ora rubano col tuo nome

L'ultima tendenza dei pirati digitali è scoprire tutto di una persona (spesso sui social netowrk) e poi usare la sua identità per tentare truffe e furti on line. Non è simpatico, ma ci si può difendere.

di Alessandro Longo
Una 27enne di Nardò, in provincia di Lecce, qualche giorno fa ha scoperto di aver truffato tante persone senza saperlo. Un suo profilo su Internet le contattava per proporre siti dove comprare prodotti a prezzi scontatissimi, che però poi non venivano mai spediti. Anche la ragazza era una vittima: l'ultima, di un reato sempre più frequente e remunerativo. Il furto delle identità digitali. L'autore era riuscito a rubare i dati ad altre 37 persone da Nord a Sud.

«Le truffe basate sul furto dell'identità digitale sono un fenomeno sottostimato nel nostro Paese», dice Ombretta Comi, marketing manager dell'azienda di sicurezza McAfee, secondo cui sono otto milioni gli italiani che rischiano questo tipo di furto. Così passano sottotraccia notizie come quella di pochi giorni fa: a luglio un gruppo di pirati ha rubato le password di 453 mila account e-mail di vario tipo (Yahoo!, Gmail, Hotmail, tra gli altri) e di diverse parti del mondo. Significa che i pirati possono entrare nelle caselle mail, analizzarle con software automatici per rastrellare dati personali (indirizzi, codici). La notizia fa il paio con un'altra: a giugno Linkedin (il famoso social network business) ha subito il furto di 6,5 milioni di password.

Altan

Sai cosa c'è nel tuo gelato?

Grassi vegetali. Additivi per colorare e insaporire. Latte o frutta inesistenti. Così si perde il gusto della delizia dell'estate. Ecco le regole per non rischiare.

l'espresso di Agnese Codignola

Avrebbe potuto rimanere in paese e godersi i frutti dei sacrifici di suo padre, che quando lui aveva 11 anni aveva comprato quella gelateria; e nella stagione estiva rendeva bene. Ma Celle Ligure non bastava a Roberto Lobrano. Non aveva un'idea precisa sul suo futuro, ma sapeva che non sarebbe rimasto tutta la vita ad aspettare i turisti. E così a 18 anni ha messo la spatola in valigia ed è andato a studiare, lingue e poi marketing, e a vedere il mondo del gelato con un'altra prospettiva. Prima di tutte quella di inventarsi un nuovo modo di fare il mestiere del padre.

Da lì a ritrovarsi immerso a tempo pieno tra i profumi, gli aromi e le ricette segrete del gelato artigianale italiano il passo è stato breve, ma già segnato dall'innovazione. Oltre al negozio, Lobrano ha aperto un blog nel quale ragiona di gelato a tutto campo. Perché di una cosa è convinto: fare i gelati è - o dovrebbe essere - una continua ricerca. Ad esempio di nuovi gusti e assortimenti, di studiare scientificamente le caratteristiche chimico-fisiche degli ingredienti, di perfezionare le formulazioni. Tutto ciò lo ha portato molto presto a diventare un docente di corsi di gelateria richiesto in tutto il mondo e uno dei fiori all'occhiello della Carpigiani Gelato University di Bologna, la scuola dove ogni anno decine di migliaia di studenti di diversi paesi vanno a imparare i segreti del mestiere.

I corni del dilemma



 ilmanifesto Rossana Rossanda
«Purché le due cose - difesa dell'occupazione e difesa dell'ambiente - vengano fatte insieme». Così scrive Alberto Asor Rosa, in occasione del dilemma fra chiudere l'Ilva smettendo di contaminare la zona o lasciarla aperta contaminandola. E ricorda che un dilemma simile si era verificato in val di Chiana, sul riuso di uno stabile dismesso, proposto da un'impresa che si occupava di biomasse e che aveva visto gli ambientalisti chianini disturbati da una invasione di disoccupati che volevano lavoro.
Giusto dunque operare insieme per lavoro e natura. Ma a chi si parla? Mi si permetta di protestare quando ci si rivolge, in ugual modo, alla proprietà e agli operai e ai loro sindacati. È un pezzo che anche questi sono accusati di essere stati "sviluppisti", e quindi avvelenatori del pianeta, anche da parte di noti padri della patria. Come se fossero loro a decidere se aprire o chiudere una fabbrica, e a determinarne le linee e l'organizzazione della produzione, nonché la distribuzione. Ma non sono loro affatto! Non essendo in condizioni di investire, può investire e decidere su che cosa produrre sempre e solo la proprietà del capitale. Agli operai non resta che afferrare un salario, se se ne presenta la possibilità, vendendo la propria forza di lavoro; salario con il quale vivono, non avendo altri redditi, e del quale quindi non possono fare a meno. La fabbrica inquina o, peggio, infetta? Non sono loro né a infettare né a smettere di infettare, non hanno scelta se non combattere, come hanno fatto al Petrolchimico di Marghera.
Ma è difficile chiedere loro di cambiare l'azienda, da cui traggono quel misero salario in cambio di niente. Ed è perfettamente ipocrita chiedere loro di produrre pulito, produrre ecologico. Essi non hanno scelta, e se sono messi davanti a quella di perdere il lavoro o rischiare di avvelenarsi, rischieranno prima di avvelenarsi, salvo battersi poi per rischiare di meno. Non possono fare altrimenti.

Istat, disoccupazione record a giugno: +761mila unità in un anno

L'istituto nazionale di Statistica ha rilevato che 2 milioni e 792mila persone in Italia sono senza lavoro. Un dato allarmante, in rialzo rispetto ai mesi precedenti: l'aumento riguarda sia gli uomini che le donne.

disoccupazione dati ocse

Due milioni e 792mila: è il numero di disoccupati nel nostro Paese a giugno, secondo l’Istat. Un dato allarmante, in rialzo rispetto ai mesi precedenti: l’aumento riguarda sia gli uomini sia le donne, con una crescita su base annua di 761mila unità. Il tasso di disoccupazione, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, si attesta al 10,8%, in rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto a maggio e di 2,7 punti rispetto all’anno precedente. E’ il tasso più alto da gennaio 2004, quando l’istituto nazionale di Statistica ha iniziato a rilevare le serie storiche mensili. Una tendenza che trova riscontro anche a livello europeo:  nell’Eurozona la disoccupazione è rimasta stabile a giugno rispetto al mese di maggio mantenendosi all’11,2%, ma in netta crescita su base annua rispetto al 10% registrato nel giugno 2011. Secondo l’Eurostat si tratta del livello più alto dal 1999, ovvero dalla creazione dell’Eurozona.

lunedì 30 luglio 2012

La storia del lupo e dell'agnello


La storia del lupo e dell'agnello
La Rivoluzione cubana merita gran rispetto. Una decostruzione delle operazioni politiche e mediatiche contro Cuba.
Chi da bambino non ha ascoltato questa favola di Fedro? Ma siccome è brevissima, e molto chiara, specie nella morale finale, la riportiamo qui sotto integralmente:
Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l'agnello beveva a una certa distanza, verso valle. La fame però spinse il lupo ad attaccar briga e allora disse: "Perché osi intorbidarmi l'acqua?"

Dosi: euro folle, Italia e Spagna respingano il maxi-debito


Spread sopra i 500 punti e curva dei tassi d’interesse che ricomincia ad appiattirsi: i rendimenti dei titoli di Stato a breve durata si avvicinano a quelli a scadenza più lunga, sintomo di alta incertezza sulle prospettive del paese anche nel breve termine. Dopo otto mesi di “cura Monti”, 80 miliardi di manovre solo nel 2011, siamo tornati quasi al punto di partenza: i “mercati” dubitano seriamente della tenuta dell’Italia e della sua capacità di ripagare i prestiti. Secondo l’economista Giovanni Dosi, docente della Scuola Superiore universitaria Sant’Anna di Pisa e collaboratore del premio Nobel Joseph Stiglitz alla Columbia University, il problema è proprio la “terapia” del rigore: dire che l’austerity è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per uscire dalla crisi, «a mio parere è assolutamente sbagliato». Come liberarsi dal ricatto del debito? In un solo modo. Italia e Spagna dovrebbero imporsi sulla Germania, “costringendo” la Bce a comportarsi da prestatore di ultima istanza.
Intervistato da Mauro Del Corno per il “Fatto Quotidiano”, il professor Dosi punta il dito contro la struttura e la tenuta dell’unione monetaria europea: Giovanni Dosi«Il sistema sul quale si regge l’euro è delirante», dice l’economista. «C’è una banca centrale legata che è di fatto una “non-banca centrale”, depotenziata fin dalla sua nascita». Bel problema, perché «la Bce dovrebbe invece avere tutti i poteri tipici di una banca centrale, compreso quelli di essere garante di ultima istanza e, se decide di farlo, di comprare debito pubblico». In altre parole, Francoforte dovrebbe poter dire: “Se i titoli di Stato non li vuole nessuno, li compro io”. «Se la Bce avesse gli stessi poteri della Fed statunitense non assisteremmo a tutta questa speculazione». Tutto questo, aggravato dall’atteggiamento ultra-rigido della Germania, che dimostra «una mistura di stupidità e interessi».

La lettura sbagliata della crisi

di Luciano Gallino, da La Repubblica 30-07-2012

Il 20 luglio la Camera ha approvato il “Patto fiscale”, trattato Ue che impone di ridurre il debito pubblico al 60% del Pil in vent’anni. Comporterà per l’Italia una riduzione del debito di una cinquantina di miliardi l’anno, dal 2013 al 2032.
Una cifra mostruosa che lascia aperte due sole possibilità: o il patto non viene rispettato, o condanna il Paese a una generazione di povertà.

Approvando senza un minimo di discussione il testo la maggioranza parlamentare ha però fatto anche di peggio. Ha impresso il sigillo della massima istituzione della democrazia a una interpretazione del tutto errata della crisi iniziata nel 2007. Quella della vulgata che vede le sue cause nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale. In realtà le cause della crisi sono da ricercarsi nel sistema finanziario, cosa di cui nessuno dubitava sino agli inizi del 2010. Da quel momento in poi ha avuto inizio l’operazione che un analista tedesco ha definito il più grande successo di relazioni pubbliche di tutti i tempi: la crisi nata dalle banche è stata mascherata da crisi del debito pubblico.

Fuga di sponsor e ospiti politici. Il Meeting di Cl declina assieme a Formigoni

Gli enti pubblici rimasti a finanziare la manifestazione cattolica sono passati da otto a tre (Lombardia, l'Abruzzo e l'Emilia Romagna) e verranno a mancare oltre un milione e mezzo di euro in cassa. Tra gli invitati che hanno risposto sì non ci sarà la platea sconfinata dell'anno scorso e ci si accontenterà di Monti e Passera.



Comunione tanta, quella che scende è la fatturazione. Il Meeting di Rimini, la grande adunata di Comunione e Liberazione subisce l’effetto della sua tessera principale, quella di Roberto Formigoni, travolto da inchieste giudiziarie, vacanze, yacht e ville smeralde. Il 2011 la raccolta pubblicitaria fu di sette milioni e centomila euro, quest’anno gli sponsor sono scesi di un milione di euro, lontani dal budget preventivo di 8 milioni e 400 mila euro. L’anno scorso, con l’epopea berlusconiana al tramonto e un Formigoni saldo governatore tanto da poter correre per la leadership del Pdl, fu un tripudio di soldi pubblici che dalle Regioni (sette ), Comuni (tre), Province e due ministeri, vennero destinati a Rimini sotto forma di stand pubblicitari.

I comuni fanno cassa con le multe. Raddoppiati obiettivi di gettito 2012

Nelle grandi città e nei piccoli comuni questo è il quadro presentato: da Milano a Piove di Sacco (Pd), le multe si confermano come  la voce di entrata più gettonata per far quadrare i conti. Le aspettative delle amministrazioni crescono: l'obiettivo di gettito per il 2012 è ovunque più alto, in qualche caso raddoppiato rispetto al 2011.
La previsione dell'incasso parte dal dato dell'anno precedente e mira a un incremento percentuale, mai inferiore al 10%. In media è del 20%, ma si registrano vere e proprie acrobazie contabili nei comuni in cui, pur di pianificare il pareggio di bilancio, si arriva a raddoppiare la cifra dell'anno precedente. Emblematici i dati delle grandi città. A Milano è del 12,8% la previsione di aumento delle entrate per le sanzioni emesse dalla Polizia Locale rispetto al 2011, passano da 93 milioni di euro del consuntivo 2011 ai 105 milioni previsti per il 2012. Il comune di Bologna ha invece inaugurato la stagione della 'tolleranza zero' sulle multe non pagate. Non a caso, dopo i cali registrati nei due anni precedenti, nelle previsioni di bilancio del Comune è previsto un deciso aumento del gettito proveniente dalle violazioni al codice della strada: 52,4 mln per il 2012. In linea Firenze, con multe per oltre 51 mln nel bilancio preventivo 2012. 

A chi giova l'emergenza arsenico

Sessanta giorni dopo la decisione della Commissione europea - che ha negato alla regione Lazio la terza deroga per l’arsenico nell’acqua - si è finalmente creata una “unità di crisi” presieduta dall’assessore regionale Marco Mattei. Dobbiamo però constatare come l’unica vera azione a tutela della salute dei cittadini non sia ancora stata presa: ovvero obbligare tutti i gestori (compresi Acea, Acqualatina e Talete) a fornire acqua potabile con un valore di arsenico entro i limiti di legge, pari a 10 microgrammi/litro.

 
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La regione Lazio, attraverso l’assessore Mattei, si limita a passare il cerino al ministero della salute, citando una fantomatica “imminente decisione del Ministero della Salute sul parere espresso dalla Commissione Europea”. Va chiarito - ed è bene che qualcuno lo spieghi al presidente Renata Polverini - che la Commissione europea non ha dato un “parere”, ma ha espresso una decisione, che è immediatamente vincolante per le autorità italiane. Il trattato dell’Unione Europea - facilmente consultabile in rete - su questo punto è categorico: una decisione, una volta notificata, deve essere semplicemente rispettata. E per la regione Lazio la decisione è stata chiara: niente deroga, da oggi in poi si rispetta la legge che vale per tutta l’unione europea.
A questo punto i comitati per l’acqua pubblica chiedono che sia la magistratura - già interessata da diversi esposti - a fare chiarezza, individuando le eventuali responsabilità ed omissioni, poiché non si capisce come sia possibile far passare per emergenza (con la conseguente levitazione dei costi) una situazione che doveva essere già risolta con le deroghe concesse ai gestori fino al dicembre 2009. Gestori che hanno continuato a riscuotere tariffe piene ed oggi pretendono ancora di essere aiutati.
Per quanto riguarda la dichiarazione dello stato di emergenza e la nomina di un commissario siamo ormai al ridicolo. L’emergenza è stata dichiarata da due settimane, ma tanto emergenza non è. Non è ancora noto, infatti, l’elenco dei comuni interessati ed assistiamo ad un penoso rimpallo tra regione Lazio e protezione civile nazionale.
Ci fa, infine, piacere che il presidente Polverini chieda di essere costantemente informata. Se però vorrà avere informazioni corrette eviti di ascoltare i cattivi consiglieri, forse troppo vicini ai gestori privati dell’acqua: ascolti i comitati, che da anni si battono per un’acqua pubblica e di qualità. Ascolti i medici per l’ambiente, che da sempre studiano il problema dell’arsenico, proponendo soluzioni realistiche a tutela della salute della popolazione.

Spending review: le novità dal riordino delle Province all'aumento della retta universitaria per i fuoricorso

La commissione Bilancio del Senato ha approvato il decreto sulla spending review al termine di una maratona notturna che si è conclusa alle 3,30 di questa notte.

ilsole24ore.com 28/07/12
Nella notte c'era stata una pausa di oltre due ore ai lavori, per l'impasse sugli emendamenti riguardanti la sanità e la spesa farmaceutica. Tanto che in commissione è arrivato anche il ministro Renato Balduzzi. Poi è stato trovato un punto di mediazione su spesa farmaceutica e sanità privata. Al provvedimento, che da lunedì passerà all'esame dell'Aula, la commissione ha apportato numerose modifiche rispetto al testo originario del provvedimento varato dal governo. Ecco le ultime novità del testo su cui il Governo lunedì in aula al Senato porrà la fiducia. Poi il provvedimento dovrà tornare alla Camera per il via libera definitivo.
Passa il riordino delle province dopo un lungo braccio di ferro
Dalla soppressione si è passati al riordino: ha avuto il via libera, dopo un lunghissimo bracio di ferro fra governo e senatori, il riordino delle province. Entro dicembre si arriverà a un dimezzamento di questi Enti, dopo una consultazione delle Regioni e degli amministratori locali ai quali il ministro Filippo Patroni Griffi ha chiesto di «guardare avanti». A scomparire saranno le realtà con meno di 350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di estensione: 50 nelle Regioni a statuto ordinario, 14 in quelle speciali. La riorganizzazione dovrà avvenire entro 60 giorni dalla data di convesrione del decreto. Si allungano i tempi intermedi: per le proposte di riordino 70 giorni ai Consigli delle autonomie locali. nei 20 giorni successivi la parola spetterà alle Regioni. Le Province continueranno ad occuparsi di edilizia scolastica.

Immigrati, uscita la sanatoria Ecco come potremo regolarizzarli



E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che consentirà di mettere in regola i lavoratori occupati irregolarmente: costerà 1.000 euro più contributi e tasse.

unità.it
ventimiglia immigrazioneVia libera all'emersione dei lavoratori irregolari, che secondo le stime sono mezzo milione: è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo che introduce pene più severe per chi assume immigrati irregolari e permessi di soggiorno temporanei per i lavoratori che denunciano i loro sfruttatori. Si potranno inoltre regolarizzare i lavoratori occupati irregolarmente, facendo domanda dal 15 settembre al 15 ottobre 2012 e pagando mille euro per ogni dipendente più sei mesi di salario, contributi e tasse arretrati.
Il decreto recepisce una direttiva europea del 2009 sulla lotta allo sfruttamento del lavoro nero degli immigrati irregolari, volta a rafforzare la cooperazione tra Stati membri nella lotta contro l'immigrazione illegale, introducendo il divieto per i datori di lavoro di impiegare cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, nonché norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nel confronti dei trasgressori.

Acconto Imu, stangata nelle città Prima casa +54% su media, a Roma +102%

I Caf Cisl hanno analizzato i versamenti effettuati da 1,2 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati. L'acconto medio è di 84 euro, ma nei grandi centri urbani l'importo è stato molto più alto: punta massima nella Capitale, Palermo in controtendenza, sotto la media del 36%. Il ministero dell'Economia conferma: un terzo del gettito dalle città, l'1,2% degli oltre 8mila comuni.

repubblica.it ROMA - Lavoratori e pensionati hanno versato in media per la prima casa un acconto Imu di 84 euro, ma se si considerano le sole città di Milano, Bologna, Genova, Roma, Napoli e Palermo, rispetto a quella media l'importo pagato è stato più alto del 54% (129 euro), con punte del 102% a Roma. Sono i dati ricavati dai Caf Cisl sui versamenti d'acconto di 1,2 mln di dipendenti e pensionati. Per gli immobili diversi dalla prima casa, lavoratori dipendenti e pensionati hanno versato acconti per un importo medio di 161 euro. Inoltre, solo l'1,8% si è avvalso della facoltà di pagare l'Imu in tre rate: a determinare la scelta è stato spesso l'ammontare dell'imposta dovuta, 81 euro da chi ha pagato in due rate, 229 euro da chi ha optato per i tre versamenti.

La stangata nelle città viene avvalorata dal dato diffuso dal ministero dell'Economia e delle Finanze sulla prima rata Imu: un terzo del gettito arriva dall'1,2% dei Comuni, ovviamente i grandi centri urbani, che da soli garantiscono oltre 3,2 miliardi di euro, appunto il 33,8% del totale. Inoltre, dai primi dieci Comuni in classifica arrivano oltre due miliardi di euro, pari a un quinto dell'incasso totale.
Nella lista del ministero, i Comuni che hanno superato i dieci milioni di entrate sono, in tutto, 95, su un totale di 8.095; quelli che vanno oltre i 20 milioni sono 39; solo 20 superano i 30 milioni e 15 arrivano oltre la soglia dei 40 milioni. Oltre i 50 milioni ci sono solo 12 città, quasi tutte capoluogo di regione: medaglia d'oro per Roma, con 776,3 milioni di euro, seconda Milano (409,9 mln), terza Torino (202,7 mln). A seguire Genova (129,1 mln), Napoli (123,2 mln), Bologna (103,5 mln), Firenze (93,5 mln), Bari (65,3 mln). Singolare il caso di Padova, prima città non capoluogo di regione, che incassa 61 mln e si lascia alle spalle Verona (59 mln), Venezia (58,3 mln) e Palermo (54,6 mln).

Ilva, l’ematologa: “I miei 400 pazienti per un lavoro rischiano la vita”

La dottoressa Barbara Amurri lavora all'ospedale Moscati di Taranto e racconta perché lavorare in questa città è la sua missione: "Qui muoiono come mosche e vedono morire i loro figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni o alla Cementir anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare al futuro"

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Se li ricorda uno ad uno i suoi 400 pazienti ammalati di linfoma. Le storie, i nomi, la loro indole. Perfino il carattere. Per lei non sono mai un numero. Anche perché nella città più inquinata d’Italia, fino a poco tempo fa non c’era un registro tumori. “Una vergogna”, è l’unica parola dura che usa Barbara Amurri, 56 anni, gli ultimi dieci trascorsi tra le mura del reparto di Ematologia dell’Ospedale Moscati di Taranto, che ha fondato nel 1993 insieme all’allora primario Patrizio Mazza, ora consigliere regionale dell’Idv. Quando torna a casa, nel quartiere San Vito, quartiere della marina, e il vento gira, “è come respirare direttamente con la canna del gas in bocca”. Come si può vivere lì? L’accento marchigiano cede alla cadenza dolce delle vocali aperte del tarantino solo quando pronuncia la parola “casa”. E si capisce che Taranto è la sua “missione”, come quelle che ogni estate porta avanti in Sudamerica. Perché non va via? Sorride. “É la mia vita. La mia battaglia culturale, la mia trincea, la mia responsabilità, che mi porto dietro 24 ore su 24. Non voglio tirarmi indietro. Qui muoiono come mosche e vedono morire i loro figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni o alla Cementir anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare al futuro. Si vive cercando di allontanare il problema, poi domani il problema torna, ma l’importante è re-spingerlo adesso”.

domenica 29 luglio 2012

Dissidenten

Continua a crescere l’isola dei rifiuti Allarme nell’Oceano Pacifico


Secondo alcuni studiosi, Il Pacific Trash Vortex ha raggiunto una dimensione doppia a quella degli Stati Uniti. E' la discarica più grande del pianeta e si è formata principalmente a causa dei sacchetti di plastica usa e getta.

Cresce costantemente il Pacific Trash Vortex, l’accumulo di rifiuti di plastica che galleggiano nell’Oceano Pacifico. Con decine di milioni di tonnellate di detriti che fluttuano tra le coste giapponesi e quelle statunitensi, si tratta di fatto della più grande discarica del pianeta. Secondo scienziati ed oceanografi, fra cui Marcus Eriksen, direttore di ricerca presso l’Algalita Marine Research Foundation, la sua estensione ha ormai raggiunto “livelli allarmanti”: forse “il doppio di quella degli Stati Uniti”. Ma come può essere così vasta? Raggiunto telefonicamente dailfattoquotidiano.it, il dottor Eriksen ha spiegato che il Trash Vortex “non forma un’isola o un’accumulazione densa di frammenti. La densità è simile a quella di un cucchiaio di confetti di plastica sparsi su un campo di calcio”. Fra i rimedi consigliati dagli esperti, spicca la necessità di abbandonare globalmente i sacchetti di plastica usa e getta. Una scelta già fatta dall’Italia, che adesso tutta l’Europa vuole imitare.

Perotti: cambiamo vita, tanto ormai il capitalismo è morto


Spread alle stelle, borse che crollano. Cosa succede? «Sta crollando questo capitalismo basato integralmente sullafinanza e non sull’industria, sull’artigianato, sulla manifattura, sui fondamentali». Simone Perotti, ex manager convertitosi in skipper e scrittore di successo – dopo il besteller “Adesso basta” l’ultimo lavoro, “Scollochiamoci”, scritto per “Chiarelettere” , Paolo Ermani – non ha più dubbi: dopo due secoli e mezzo il nostro capitalismo «sta arrivando alla sua ultima fermata», ormai «i nodi vengono al pettine e non si può che assistere all’agonia di un mostro impazzito che è sfuggito al controllo del suo creatore». Un mostro o, a scelta, un grande malato: che «nessuno dei grandi medici accorsi al suo capezzale riesce a curare». Quella a cui stiamo assistendo è un’agonia: non ne siamo responsabili, se non in minima parte, e non possiamo farci nulla. A meno di non adottare l’unica arma di autodisfesa a nostra disposizione: cambiare vita, e subito.
Secondo Perotti, intervistato dal blog “Cado in piedi”, si tratta di trovare il modo di mettersi al riparo dalla crisi, per quanto possibile, evitando di Simone Perottiscivolare nel baratro cieco della recessione terminale che minaccia l’Europa, l’Occidente e tutto il pianeta, sotto la scure delle inutili e crudeli politiche di “rigore” inventate dagli stessi dominus dellafinanza mondiale, i principali “architetti” di una crisi che, attraverso la speculazione, garantisce immense fortune a pochissimi, a spese di tutti gli altri. La soluzione? «Vivere in maniera più sobria, vivere di poco, disertare la Borsa e qualunque investimento finanziario». Inutile aspettarsi miracoli dal fantasma della politica: si può agire in proprio, tutti insieme. Per esempio, con investimenti quotidiani e mirati: «Meglio utilizzare il proprio denaro (poco o tanto che sia) per fare cose che abbiano un senso chiaro, magari autoproducendo una parte del nostro cibo, forse creando valore per la produzione di energia che ci serve realmente e concretamente per scaldarci». Tradotto: «Pensiamo a installare un pannello solare, invece di comprare le azioni di chi li produce».

sabato 28 luglio 2012

Olimpiadi di Londra 2012: vince chi rimane sveglio


Ieri sera, infervorato dalla fiamma olimpica e con gli occhi ancora luccicanti per la meravigliosa cerimonia d'apertura di Pechino, ho pensato di dare un'occhiata a cosa combinavano in quel di Londra. L'inaugurazione delle Olimpiadi 2012 si è aperta con una leziosa scena bucolica: colline verdi, nuvolette di ovatta, bimbi che giocano, leggiadre fanciulle che danzano intorno al maypole, pecore belanti e tutte le bestie di zio Tobia. Insomma, ci mancavano solo gli Hobbit.
Di carnevalate come queste non ne vedevo da tempo.

Bologna. Referendum contro le scuole private: il centro-sinistra si sfracella


Bologna. Referendum contro le scuole private: il centro-sinistra si sfracella
Grane per il PD bolognese, prima la profonda spaccatura provocata da SEL che si astiene sul  finanziamento alle scuole paritarie (che a Bologna sono della curia) poi l'asso di briscola che incarta la situazione.


Il Comitato dei Garanti approva il Quesito per il referendum consultivo proposta dal Comitato Articolo 33 contrario al provvedimento che PD, PDL e Lega avevano appena votato.
Prendono la palla al balzo SEL e M5S che si dichiarano disponibili all'immediata raccolta firme per il referendum che, se raccolte 9000 firme, vedrà i cittadini bolognesi scegliere dove mettere il milione di euro che la giunta voleva trasferire dalle casse comunali alla chiesa cattolica, se verso le paritarie o verso la scuola pubblica che versa in condizioni sempre più penose.
Il Movimento in difesa della Scuola pubblica vanta a Bologna una tradizione di tutto rispetto e, sopratutto, di grande forza trascinatrice, quindi non appare una bestemmia, poter affermare che ci sono speranze di vittoria.

Londra 2012, l’altra Olimpiade tra costi esorbitanti e sponsor impresentabili


Londra 2012, l’altra Olimpiade tra costi esorbitanti e sponsor impresentabili
Sono stati presentati come i Giochi più costosi e più ecocompatibili della storia, ma in realtà nascondono enormi contraddizioni: città militarizzata per la sicurezza, proteste ambientaliste per la scelta dei finanziatori e speculazione edilizia.

Il Fatto Quotidiano 25 luglio 2012

London calling. Londra chiama e il mondo risponde. Un milione e mezzo di turisti sono attesi nelle prossime due settimane nella capitale britannica per assistere ai Giochi della XXX Olimpiade. E’ la terza volta che Londra ospita i giochi. Dopo il 1908 e il 1948, venerdì 27 luglio partirà ufficialmenteLondon 2012, l’edizione più costosa della storia delle Olimpiadi. Ufficialmente un toccasana per l’economia nazionale – da mesi di nuovo in recessione – come annunciato settimana scorsa dal premier Cameron. Pubblicamente le Olimpiadi più ecologiche di sempre, uno slogan ripetuto come un mantra perché nel McDonald all’interno del Parco Olimpico (il più grande del mondo) ci saranno piatti e posate riciclate. Solennemente le più sicure, dopo l’aumento a dismisura delle spese per la militarizzazione della città e per la sicurezza, appaltata per lo più a compagnie private.

Rivela omicidi mirati a Gaza: Israele lo processa


Rivela omicidi mirati a Gaza: Israele lo processa
Quattro mesi di lavori socialmente utili a Uri Blau, giornalista di Haaretz accusato di possedere migliaia di documenti segreti. E' stato condannato a quattro mesi di servizi sociali Uri Blau, il reporter del quotidiano Haaretz che nel 2008 rivelò in un'inchiesta dell'ordine dato alle truppe dell'Idf di effettuare omicidi mirati contro militanti palestinesi nella striscia di Gaza, in barba a una sentenza della Corte Suprema che aveva dichiarato questa pratica "un crimine di guerra".

"E' una sentenza - ha dichiarato qualche ora fa Jack Hen, uno dei legali di Blau e del quotidiano Haaretz - che fissa un precedente nella persecuzione dei giornalisti che fanno solo il proprio lavoro, grazie al quale il diritto del pubblico di conoscere la verità e la libertà di stampa sono stati seriamente danneggiati". Il reporter, che ha chiesto di parlare in aula, ha affermato che è un suo dovere informare il pubblico. "Questo è il significato della libertà di stampa in un paese democratico, è così vedo il mio ruolo di giornalista".

Barnard: se Draghi salva l’euro, firma la nostra condanna


Colpo di scena: la Bce potrebbe improvvisamente finanziare il Mes, il dispositivo salva-Stati creato a Bruxelles, per sostenere all’infinito i debiti sovrani ed evitare il collasso dell’euro, cioè la gallina delle uova d’oro per la grandefinanza tedesca e francese. La notizia ha cominciato a circolare dal 26 luglio: a Londra, Mario Draghi ha annunciato che la banca centrale europea aprirà i rubinetti. E il governatore della banca centrale austriaca, Ewald Nowotny, già da giorni aveva dichiarato che si sta discutendo se dare una vera e propria licenza bancaria al Mes, il Fondo salva-Stati destinato a vincolare per sempre la finanza pubblica dell’Eurozona al regime non-democratico instaurato dall’oligarchia tecnocratica di Bruxelles, padrona assoluta dell’economia europea che agonizza in piena crisi, mentre volano i profitti stellari della maxi-speculazione delle banche d’affari.
«Urlai che Mario Draghi era un golpista perché aveva omesso scientemente di usare i poteri della Bce di calmare la speculazione contro titoli di Stato Paolo Barnard italiani, comprandoli in massa», ricorda Paolo Barnard, evocando la sua celebre apparizione del 15 novembre 2011 al programma “Matrix”, su Canale 5. «Era la speculazione che pochi giorni prima aveva rovesciato il governo e instaurato la dittatura finanziaria della Troika e di Monti: se si comprano grandi quantità di titoli i tassi crollano, l’Italia non sarebbe arrivata sull’orlo del default in quei giorni, e Monti non sarebbe neppure stato citato». Nell’info-talk televisivo, a Barnard fu risposto con sufficienza che Draghi non avrebbe potuto, che la Bce non può mai comprare titoli di Stato per aiutare i governi. «Risposi che era una menzogna – osserva Barnard nel suo blog – e citai il programma Smp Bonds Purchases della Bce che dà ad essa potere di acquistare titoli». Draghi però non lo fece, e così «condannò l’Italia a cadere nelle mani del criminale Monti».

Loretta Napoleoni: l’euro crollerà entro la fine dell’anno


Molto probabilmente entro la fine dell’anno vedremo un’implosione dell’euro, o almeno di alcune parti dell’euro. Sicuramente accadrà in Grecia, specie se il Fmi farà quello che è stato detto. Anche perché i greci, non avendo possibilità di stampare moneta, se gli vengono negati gli aiuti economici o dal Fmi o dalla Bce, dovranno necessariamente trovare un mezzo per scambiare i prodotti e quindi dovranno stampare una loro moneta e chiaramente stamperanno la Dracma perché l’euro non lo possono stampare. Certo, si può cambiare, si può fare un euro a due velocità, si possono fare tante cose, però così come è concepita l’idea che in Spagna, in Grecia, Italia, Germania, Finlandia ci sia la stessa moneta non è possibile perché le economie sono diverse.
Non c’è un’integrazione fiscale tra questi paesi. Qui non ci troviamo negli Stati Uniti, ma ci troviamo all’interno dell’Europa unita dove una grossa Loretta Napoleoniparte della sovranità nazionale dei vari paesi (quella fiscale per esempio) è stata mantenuta e non è stata fusa com’è il caso per esempio degli Stati Uniti o anche dell’Australia. Il motivo per il quale lo spread (la differenza tra il Bund tedesco, quindi le obbligazioni tedesche e le obbligazioni italiane) è salito oltre i 500 punti base è perché non esiste una domanda sufficientemente forte per i nostri prodotti, cioè per le obbligazioni italiane. Chi le compra domanda un interesse sempre maggiore per poterle comprare. Il concetto di base è questo: nei paesi in cui c’è poca fiducia, per esempio la Spagna e il Portogallo ma anche l’Italia adesso, gli investitori domandano interessi sempre più alti per il rischio di acquistare i prodotti di questi paesi.

Salvare l’Europa? Gli Usa: basta tagli, serve più debito


Timothy Geithner, ministro del Tesoro di ObamaIndovinate chi ha detto questa frase: «L’economia americana stenta a crescere perché la spesa a deficit del governo sta calando significativamente». Esatto, la spesa a deficit: quella dello Stato a favore dei cittadini, a cui l’Europa ha dichiarato guerra. E chi si mette, ora, a difendere il debito pubblico come sacrosanto diritto e motore fondamentale per il salvataggio dell’economia? Magari il fantasma di John Maynard Keynes, il grande economista inglese nemico delle élite, il genio che sognava un’economia pubblica democratica? Sbagliato, dice Paolo Barnard, l’inventore di questo strano indovinello pubblicato sul suo sito il 24 luglio: quella frase “impossibile”, che a Bruxelles e Francoforte varrebbe la fucilazione, l’ha pronunciata nientemeno che Timothy Geithner, il ministro del Tesoro statunitense, nell’annuale conferenza “Delivering Alpha” all’inizio di luglio.
Paolo BarnardL’economia va male perché lo Stato non si indebita? Eresia assoluta, in tempi di spending review, rigore assoluto e riforme strutturali. Tutto il contrario di quello che predicano Monti e la Fornero, in ossequio alla Merkel, con risultati sotto gli occhi di tutti: panico e angoscia, precarizzazione definitiva della vita, nuova povertà e interi paesi sull’orlo della disperazione, di fronte alla prospettiva di “sacrifici” perfettamente inutili, micidiali nel provocare una macelleria sociale che, di questo passo, farà retrocedere di cent’anni il livello medio di benessere inEuropa, una volta estinte per decreto – con trattati-capestro come il Fiscal Compact – tutte le garanzie e le tutele sociali su cui si sono basati decenni di sicurezza, fiducia e progresso. E attenzione: «Al contrario di quella dell’Eurozona, la crisi americana è determinata da fattori che il governo potrebbe totalmente controllare». E come: risparmiando? No, al contrario: «Spendendo di più». A parlare non è un teorico della Modern Money Theory, ma sempre lui, il ministro del Tesoro di Obama.